La minaccia era arrivata giorni fa e ora Donald Trump annuncia ufficialmente che sospenderà i fondi all’Organizzazione mondiale della Sanità, accusandola di aver “portato avanti la disinformazione della Cina riguardo al coronavirus” di aver “sottovalutato la portata dell’epidemia”. La decisione del presidente Usa, avallata dal segretario di Stato, Mike Pompeo, era attesa e la sospensione sarà valida per un periodo tra i 60 ed i 90 giorni ma non è ancora chiaro se gli Stati Uniti se fisseranno condizioni per la ripresa dei versamenti all’organizzazione internazionale concentrata nella lotta alla pandemia. L’Oms esprime “rammarico” per la decisione del presidente degli Stati Uniti, auspicando un ritorno alla normalità perché “il virus sfrutta le divisioni”.

E oggi Associated Press, in una ricostruzione basata su documenti interni e stime di esperti sulla retrospettiva dei dati dell’infezione, mostra che a gennaio, malgrado il 14 una riunione della leadership cinese avesse determinato che probabilmente si stesse profilando un’epidemia, la città di Wuhan tenne banchetti e feste di massa, mentre milioni di cinesi avevano iniziato a viaggiare per il Capodanno lunare. Il presidente Xi Jinping lanciò un avviso pubblico solo sei giorni dopo il vertice, il 20 gennaio. Ma a quel punto, più di 3mila persone erano già state contagiate.

Contro Trump si schierano dall’Unione europea – per voce dell’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell – fino all’Onu, incluso Robert Redfield, il direttore dei Cdc, i centri federali Usa per il controllo e la prevenzione delle malattie, che intervistato dalla Cbs dichiara che l’Organizzazione mondiale per la Sanità “è stata ed è ancora un grande partner per noi. Queste decisioni sono prese ai piani alti in relazione a questioni geopolitiche, ed io devo lasciare queste cose a chi è esperto – ha aggiunto – ma per me, per i Cdc e per il campo della salute pubblica, noi continueremo a lavorare fianco a fianco per fare il nostro meglio per limitare la diffusione della malattia e proteggere gli americani“.

L’inchiesta di Associated Press – Il ritardo, dal 14 al 20 gennaio, non è il primo errore fatto dai funzionari cinesi a ogni livello nella valutazione della pandemia, né il più lungo, considerando quanto fatto dai governi a livello globale, fermi per settimane se non mesi prima di muovere contro il coronavirus. Tuttavia, scrive l’Ap, la lentezza da parte parte del primo Paese colpito è maturata in una fase critica, proprio agli inizi dell’epidemia trasformatasi poi in pandemia. Il tentativo di Pechino di muoversi sul filo del rasoio, tra allerta al pubblico e necessità di evitare il panico, ha portato al contagio ormai di 2 milioni di persone e alla morte di oltre 126mila persone. I sei giorni di ritardo sono comunque maturati dopo che per quasi due settimane il Center for Disease Control cinese non registrò alcun caso dai funzionari locali, secondo un bollettino interno. Tuttavia, dal 5 al 17 gennaio centinaia di persone si recarono in ospedale non solo a Wuhan, ma anche nel resto del Paese. Il 2 gennaio, invece, la tv nazionale riportò la punizione di 8 medici per la diffusione di “pettegolezzi”: erano stati i primi a intuire un collegamento tra la ‘polmonite misteriosa’ e la Sars del 2003. Emblematico il caso di Li Weinliang, medico oftalmologo che il 30 dicembre 2019 aveva lanciato l’allarme in una chat di colleghi laureati nel 2004 all’Università di Wuhan. È stato censurato e minacciato dalla polizia cinese, prima di morire anche lui vittima del coronavirus.

Le reazioni internazionali – All’annuncio del presidente Usa ha fatto subito seguito la replica del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che ha fatto sapere che “non è questo il momento di smettere di sostenere l’Oms, organo assolutamente fondamentale” per lo sforzo globale di combattere il Covid-19. Guterres ha affermato che è possibile che enti diversi leggano i fatti in modo diverso, ma che il momento opportuno per una revisione sarà “una volta che abbiamo finalmente voltato pagina su questa pandemia. Ma ora non è quel momento”, ha aggiunto, sottolineando che non è il momento di ridurre le risorse per le operazioni dell’Oms o di qualsiasi altro gruppo umanitario che sta lavorando per combattere il virus. Sul caso è intervenuto anche l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borrell, secondo cui “non c’è ragione che giustifichi questa mossa, in un momento in cui gli sforzi” dell’organizzazione “sono necessari più di sempre, per contribuire a contenere e mitigare la pandemia da coronavirus. Solo mettendo insieme le forze – ha aggiunto – potremo superare questa crisi, che non conosce frontiere”.

Contro la decisione di Trump si è scagliata anche Mosca, che l’ha definita un segno dell’approccio egoistico di Washington nella lotta contro il coronavirus: “Consideriamo molto allarmante la dichiarazione di Washington di ieri sulla sospensione dei finanziamenti all’Oms”, ha detto. “Questo è il segno di un approccio egoista delle autorità statunitensi a ciò che sta accadendo nel mondo nel pieno della pandemia”, ha dichiarato alla Tass il vice ministro degli Esteri russo Serghei Ryabkov. Dalla Cina è arrivato invece un monito “ad adempiere ai doveri” verso l’Organizzazione mondiale della sanità: “Gli Usa mineranno la capacità d’azione dell’Oms e la cooperazione globale nella lotta al Covid-19. Tutti i Paesi, inclusi gli Usa, ne saranno di conseguenza colpiti”, ha detto in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian.

Critiche alla decisione di Trump sono arrivate anche dalla Germania: “Accusarsi reciprocamente non aiuta“, ha scritto il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, su Twitter. “Uno dei migliori investimenti contro la pandemia è rafforzare le Nazioni unite, e in particolare l’Organizzazione mondiale della Sanità, che è sottofinanziata: ad esempio per lo sviluppo e la distribuzione di test e vaccini”, ha spiegato Maas sottolineando che “c’è bisogno di una forte collaborazione internazionale“. E anche Bill Gates ha lanciato l’allarme: “Lo stop dei finanziamenti durante una crisi sanitaria mondiale è pericoloso come sembra. Il loro lavoro sta rallentando la diffusione del Covid-19 e se tale lavoro verrà interrotto nessun’altra organizzazione potrà sostituirli. Il mondo ha bisogno dell’Oms ora più che mai”, ha scritto il fondatore di Microsoft su Twitter.

Le ragioni di Trump –Non siamo stati trattati in modo giusto“, ha detto ancora, nella conferenza stampa alla Casa Bianca la notte scorsa, Trump che addossa all’Oms la responsabilità di aver sottostimato la portata del coronavirus all’inizio inducendo quindi la sua iniziale sottovalutazione del pericolo per gli Stati Uniti che è diventato il Paese con il maggior numero di contagi e vittime. Lo stato più colpito è quello di New York, con 10.834 decessi, secondo quanto ha reso noto ieri il governatore Andrew Cuomo. “Si sarebbe potuta contenere l’epidemia all’origine come molte poche vittime – ha detto ancora il presidente Usa puntando il dito contro l’Oms – questo avrebbe salvato migliaia di vite ed evitato danni economici in tutto il mondo. Il mondo ha scelto di affidarsi all’Oms per informazioni accurate, tempestive ed indipendenti per fare importanti raccomandazioni e prendere decisioni sulla salute pubblica – ha detto ancora il presidente Usa – se non ci possiamo fidare del fatto che questo è quello che otteniamo dall’Oms, il nostra Paese dovrà essere costretto a trovare altri modi di lavorare con le altre nazioni per questi obiettivi”.

I repubblicani al Congresso ora chiederanno all’Oms i documenti delle sue relazioni con Pechino per avviare un’inchiesta. L’obiettivo principale è l’attuale leadership dell’organizzazione internazionale e ieri Trump si è fermato un attimo prima di chiedere le dimissioni del direttore generale, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che sono state chieste da molti esponenti repubblicani suoi alleati. Gli Stati Uniti sono il principale finanziatore dell’organismo dell’Onu che ha sede a Ginevra, sia attraverso i versamenti obbligatori che con più consistenti contribuiti volontari per finanziare progetti specifici o risposte a crisi sanitarie. Dal dipartimento di Stato fanno sapere che gli Usa attualmente sono impegnati a versare 893 milioni di dollari in un periodo di due anni. In realtà, anche prima della polemica per il coronavirus, l’amministrazione Trump aveva in passato tentato di tagliare i fondi all’Oms, ma il Congresso ha sempre ignorato la richiesta mantenendo da anni sui 400 milioni di dollari, o di più, i fondi stanziati per l’organismo sanitario.

La risposta dell’Oms – A rispondere all’annuncio del presidente americano è stato il direttore generale dell’organizzazione, Tedros Adhanom Ghebreyesus, colui che più di tutti all’interno dell’Oms è stato accusato di avere rapporti stretti con Pechino: “L’Oms – ha detto – esprime rammarico per la decisione degli Usa di sospendere i finanziamenti all’Organizzazione”. Ha però mantenuto una posizione di forte apertura nei confronti di Washington, come fatto nei giorni scorsi, ricordando che “gli Usa sono stati a lungo generosi amici dell’Oms e speriamo che continueranno ad esserlo. Questo è il momento per tutti noi di essere uniti nella lotta comune contro una minaccia comune. Quando siamo divisi, il coronavirus sfrutta le crepe tra di noi”.

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