A undici giorni dal Consiglio europeo che ha visto i leader Ue platealmente divisi sulle risposte all’emergenza coronavirus, martedì si riuniscono i ministri delle Finanze incaricati di mettere a punto nuove proposte per uscire da un’impasse drammatico per l’immagine dell’Unione alle prese con la sua crisi peggiore. Sul tavolo ci saranno comunque alcune proposte strutturate, intorno alle quali i diversi Paesi cercano di raccogliere consenso. Il pacchetto messo a punto da Francia e Germania si basa su tre pilastri: l’utilizzo del fondo Salva Stati Mes alleggerito dalle condizionalità, il meccanismo di prestiti per finanziare ammortizzatori come la cassa integrazione (battezzato Sure) e nuova liquidità alle imprese tramite la Bei.

Ma è ancora scontro sulla strategia di medio-lungo termine e sull’idea di creare una forma di emissioni comuni come eurobond, Coronabond o Recovery bond. La discussione tra i “frugali” e i Paesi che – a partire dall’Italia – chiedono titoli comuni europei “è ancora divisiva, ed è un eufemismo“, ha ammesso lunedì il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni. L’esito più probabile è un ulteriore rinvio al Consiglio – che si riunirebbe a questo punto dopo Pasqua – per l’eventuale via libera politico.

L’ipotesi di prestiti del Mes senza condizionalità ex post – Si lavora a ridurre al minimo le condizioni per l’utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità, l’ex fondo salva-Stati, che ha a disposizione 410 miliardi. Se ne lascerebbe soltanto una: gli aiuti dovranno coprire solo i danni economici legati all’epidemia. La linea di credito sarebbe di 240 miliardi di euro, da cui tutti possono attingere fino al 2% del proprio Pil, quindi nel caso dell’Italia 36 miliardi. Resta però aperta la discussione su chi sorveglierà l’utilizzo che gli Stati ne faranno. Non solo: cosa succederà dopo la fase di emergenza? Il Mes potrà imporre a chi ha avuto prestiti riforme che aumentino la capacità di ripagare i debiti? Questo è l’aspetto cruciale da chiarire.

Il Movimento 5 Stelle resta fermamente contrario all’utilizzo di questo strumento, a prescindere dalle condizioni. Il premier Giuseppe Conte la settimana scorsa aveva aperto al suo utilizzo a patto che venissero completamente cambiate le regole ma poi, davanti alle bozze degli sherpa, ha parlato di “lavori tecnici non all’altezza del compito che la storia ci ha assegnato“.

Jonas Fernandez, eurodeputato del Psoe e portavoce del gruppo S&D in commissione Econ, ha sottolineato dal canto suo che l’eliminazione di qualsiasi condizionalità ex post connessa all’utilizzo delle linee di credito precauzionali è “il minimo” che ci si può attendere dall’Eurogruppo. Non pochi Paesi nordici sono contrari, perché considerano questa richiesta come una conferma del fatto che i Paesi del Sud, Italia in testa, vorrebbero solo accesso ai soldi senza condizioni.

Lo schema di riassicurazione per la disoccupazione – Il meccanismo proposto dalla Commissione Ue per rimpolpare la cassa integrazione dei 27 Paesi si chiama Sure, e muoverà fino a 100 miliardi, partendo da 25 miliardi di euro di garanzie comuni grazie alle quali la Commissione emetterà bond. La proposta dell’esecutivo Ue è che le garanzie vengano messe a disposizione dagli Stati,

Il fondo di garanzia della Bei – I ministri dovranno dare l’ok alla creazione di un fondo di garanzia da 25 miliardi per offrire alle imprese europee liquidità per investimenti fino a 200 miliardi. Il fondo potrebbe essere costituito dai contributi provenienti dagli Stati membri e aperto alla partecipazione di altre istituzioni dell’Ue. Lo stanziamento di fondi attraverso il gruppo Bei consentirebbe a ciascun Stato membro di beneficiare del rating Tripla A della Banca europea.

Eurobond o fondo di solidarietà temporaneo? – Sul tavolo dell’Eurogruppo arriveranno diverse proposte sul tema dell’emissione comune di debito, ma nessuna scende nel dettaglio delle cifre. Il fronte del Nord è contrario a tutte. Quella francese è la più dettagliata e rappresenta una mediazione: un fondo temporaneo (5-10 anni) alimentato da garanzie comuni, gestito dalla Commissione Ue che emetterebbe bond. “Se non passa bloccheremo anche il resto del pacchetto”, ha fatto sapere oggi Parigi. I commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton propongono una cosa simile: un Fondo per la rinascita che abbia una capacità di bilancio propria, che emetta obbligazioni a lungo termine fino a raggiungere i 1.500 miliardi di euro necessari alla ripresa, in pratica anticipando il prossimo bilancio Ue 2021-2027.

Il “piano Marshall” basato sul prossimo bilancio europeo – Sullo sfondo resta poi il piano di ripresa la cui preparazione è stata affidata dal Consiglio europeo alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e al presidente del Consiglio stesso, Charles Michel. La presidente ha ribadito più volte che dal suo punto di vista il modo migliore per attivare gli investimenti massicci di cui ha bisogno l’Europa è ripensando il prossimo bilancio europeo 2021-2027 in chiave di ripresa post crisi, trasformandolo in un “piano Marshall” per l’Europa. Gli Stati membri hanno già fallito una volta, in febbraio, quando non sono riusciti a trovare un accordo. Gli Stati nordici preferiscono anche in questo caso il trasferimento diretto e mirato di risorse dal bilancio Ue ai Paesi, piuttosto che l’emissione congiunta di titoli di debito. Per Gentiloni serve invece “uno strumento di bilancio comune”, che dovrebbe “essere messo in piedi presto”.

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