Mentre il Nord Italia fa i conti con le severe misure adottate per contenere la diffusione del coronavirus, l’impatto si fa inevitabilmente sentire sui mercati. Mentre Wall Street viaggia in profondo rosso tutta l’Europa chiude in forte ribasso, con Milano maglia nera: Piazza Affari è stata in rosso fin dalla mattina e ha chiuso in calo del 5,43% a 23.427 punti. L’indice Ftse Mib ha raggiunto un ribasso anche del 6% per poi tornare di qualche frazione sotto questa soglia. Sul listino milanese nessun titolo in positivo: era dal 2016 – con il referendum sulla Brexit – che non si vedevano cali così marcati in chiusura per Piazza Affari.. Il tutto mentre lo spread Btp-Bund si è allargato fino a 145 punti base. Ma l’effetto Coronavirus ha colpito tutti i mercati azionari del Vecchio continente: Francoforte ha concluso in calo del 4,01%, Parigi in ribasso del 3,94%, mentre Londra ha perso il 3,34% finale.

A Piazza Affari male il lusso ma anche il risparmio gestito. La peggiore è la Juventus che lascia sul terreno l’11,8% (dopo la semestrale chiusa con una perdita netta di 50 milioni di euro ma anche per via del rischio di partite a porte chiuse), seguita da Ferragamo (-8,9%), Nexi (-8,6%) e Cnh Industrial (-7,6%). Prova a contenere le perdite Telecom Italia che segna una contrazione del 4 per cento. Intanto crolla anche il prezzo del petrolio mentre volano i beni rifugio, a partire dall’oro che è ai massimi da sette anni. E’ troppo presto per stimare l’effetto del virus sull’economia, ma tra gli analisti è unanime l’idea che l’Italia – che ha chiuso il 2019 con il pil in calo – vada verso la recessione. Domenica il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in un’intervista a Bloomberg ha detto che l’effetto potrebbe essere “di oltre lo 0,2%”. La stima di crescita arrivata dalla Commissione europea il 13 febbraio si fermava a +0,3%.

“Il crollo della Borsa di Milano di questa mattina è dovuto principalmente alla paura – argomenta Andrea Carzana, Gestore azionario Europa di Columbia Threadneedle Investments – Fino alla settimana scorsa si pensava che il problema coronavirus fosse limitato principalmente alla Cina, ma che, anche in quella zona, la situazione si stesse normalizzando, tanto che lentamente, alcuni stabilimenti produttivi stavano riaprendo. Ora si sta diffondendo il timore che, anche in Italia, alcune imprese possano chiudere e che vengano limitati gli spostamenti di merci e persone per circoscrivere la diffusione dell’infezione. Questo avrebbe un impatto negativo sull’economia europea, soprattutto in un contesto, come quello attuale, di crescita bassa“.

Le ultime previsioni del governo dell’inverno scorso puntavano a una crescita dello 0,6% per il 2020 ma lo stesso ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, pur continuando a professare ottimismo e respingendo le ipotesi di rischio recessione, ha ammesso che l’esecutivo è pronto a rivedere le stime. Oltre a prepararsi ad adottare interventi per le imprese colpite e dare il via alla cassa integrazione per i lavoratori in quarantena, l’esecutivo secondo il viceministro dell’economia Antonio Misiani valuta l’adozione di “misure più significative, anche attraverso un decreto crescita che potrebbe a questo punto essere adottato a ridosso della presentazione del Def”.

E domenica il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni, in conferenza stampa a Riad al termine della riunione dei ministri finanziari del G20, ha assicurato che il gruppo è “pronto ad agire” se i rischi al ribasso si materializzeranno, promuovendo politiche per la crescita e anche “lavorando il più duramente possibile per risolvere le tensioni commerciali ed evitare altri rischi oltre a quelli derivanti dall’epidemia del nuovo coronavirus”. Al momento, ha sottolineato, i rischi provocati dall’epidemia “sono difficili da quantificare”.

Secondo alcuni analisti, i mercati non hanno finora valutato in modo adeguato l’emergenza coronavirus. Il campanello d’allarme lo suona Goldman Sachs: “I rischi di una correzione sono alti”. Il rischio – spiega la banca – è quello di un eccessivo ottimismo sulla capacità delle imprese di affrontare l’emergenza coronavirus.

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