Di seguito il migliore e il peggior momento musicale della seconda serata di Sanremo 2020.

Il peggior momento: Elettra Lamborghini, che non ha nessun diritto di stare su quel palco. Qui stiamo parlando di musica e in questo scritto ci tengo a isolare i due momenti perfettamente agli antipodi. Il pezzo della Lamborghini è stato confezionato da Michele Canova, con il quale si va sul sicuro. Ma uno zero elevato a potenza dà zero, e difatti la ragazza si distingue solamente per pochi movimenti goffi da odalisca al sesto gin tonic, oltre che per il balletto di natiche, marchio di fabbrica oramai al pari degli sportelli con apertura verso l’alto.

Pare fosse molto emozionata, ed è naturale: anche io lo sarei se dovessi fare un intervento in una conferenza mondiale sulla metempsicosi. Il guaio invece è proprio la mancanza di qualsivoglia tipo di pudore pur non avendo competenza alcuna. Passerà.

Miglior momento: Tosca. Quanta classe Tosca, quanta classe. Una lezione su come si canta una canzone a chi va troppo veloce per capirne la preziosità. Il brano, di Pietro Cantarelli, ha il passo orecchiabile e cadenzato, che d’improvviso s’impenna ed è tutt’altro che scontato armonicamente. Canzone che non cede al forzato ritornello empatico, restando rigorosa e potente nella drammatizzazione.

E poi il portamento delle parole da parte di Tosca: preciso, puntuale, elegante, si fa spazio attorno, si prende il teatro e lo riconsegna a fine esibizione, un secondo dopo l’ultimo sibilo di fiato. Io spero che possa servire per consacrare definitivamente questa artista tra le nostre maggiori interpreti nell’immaginario popolare. Se non vincerà il Premio Mia Martini bisognerà scendere in piazza.

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