Per la prima volta i cinque maggiori rischi globali appartengono alla stessa categoria: quella dell’ambiente. Mentre nel 2015 solo le condizioni meteorologiche estreme occupavano una delle prime posizioni nella classifica, al fianco dei conflitti mondiali, delle migrazioni involontarie, dei cyberattacchi, i furti di dati e identità o gli attentati terroristici, oggi quelle caselle sono occupate da diverse facce dell’emergenza climatica. A metterle in fila è l’ultimo report “Nature Risk Rising” prodotto dal Forum economico mondiale (Fem) di Davos, giunto alla sua 50esima edizione, in collaborazione con Pwc .

Condizioni meteorologiche estreme, fallimento delle azioni per il clima, disastri naturali, perdita di biodiversità e disastri naturali causati dall’uomo: sono questi i cinque principali fattori di rischio globale che minacciano, tra le altre cose, l’economia mondiale. Per questo il cambiamento climatico, insieme ad altri temi ambientali e alla sostenibilità, è il tema al centro della quattro giorni di Davos che ha deciso di dedicargli ben il 18% delle sessioni del Forum, rispetto a circa il 13% del 2010, quando l’uscita dalla crisi finanziaria era ancora la principale preoccupazione della politica e della finanza globale.

Anche il Fem si è allineato, quindi, cercando anche di limitare l’impatto ambientale della conferenza stessa: hanno tentato di scoraggiare l’uso di jet privati da parte dei ricchi partecipanti, mettendo a disposizione sconti sui biglietti dei treni, hanno bandito l’uso di contenitori in plastica monouso, sostituendo anche caviale e foie gras con cibo locale e installando pannelli solari e impianti geotermici.

Il tema della salvaguardia dell’ambiente è finito inevitabilmente al centro dell’attenzione della finanza mondiale che, al fianco del presidente degli Stati uniti, Donald Trump, anche quest’anno ha deciso di ospitare Greta Thunberg, mettendo al fianco degli interessi economici delle imprese l’attenzione alla salvaguardia del clima. Anche perché le due cose sono strettamente collegate: secondo la ricerca, i cambiamenti climatici minacciano le attività economiche per oltre la metà del Pil mondiale: per l’esattezza, secondo il report, 44 miliardi di miliardi dollari, sono “moderatamente o molto esposti ai rischi delle perdite naturali”. In diversi settori: dalle costruzioni all’agricoltura, fino al settore alimentare.

L’agenda del Forum consentirà alla giovane attivista svedese, che già l’anno scorso dagli stessi palchi gridava “la nostra casa è in fiamme” e che è arrivata da Landquart con una “Marcia per la giustizia climatica” organizzata dagli ambientalisti grigionesi, di amplificare ulteriormente il suo messaggio con ben tre interventi ufficiali, oltre ai sit-in e agli interventi esterni.

Anche per Trump si tratta di un ritorno, dopo l’ultima apparizione nel 2018, quando presentò il suo programma America First. A due anni di distanza, il tycoon rivendicherà i successi del suo approccio che a Davos non piace a molti fautori del multilateralismo, dopo aver portato gli Stati Uniti fuori dall’accordo di Parigi sul clima. Questo probabilmente non lo frenerà nelle sue richieste ai Ceo delle aziende globali di “venire in America”, mentre è ancora da vedere se ci sarà un incontro con la giovane attivista svedese, al momento non in programma.

Alla 50esima edizione del Forum di Davos prendono parte oltre 3mila leader, tra cui 53 capi di Stato e di governo, da 117 Paesi del mondo. E a parlare per prima, nel corso dell’inaugurazione, insieme al fondatore Klaus Schwab, è stata la presidentessa della Commissione europea, Ursula von der Leyen, convinta che l’idea europea di economia sociale di mercato e l’approccio che punta “a mettere insieme persone di diverso background” siano la ricetta giusta per risolvere i conflitti e le storture globali. Proprio lei che, nel suo discorso di insediamento a Palazzo Berlaymont, ha sottolineato l’importanza della lotta ai cambiamenti climatici, principale sfida del suo mandato al vertice dell’esecutivo Ue.

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