Sono stato a Parigi per l’ultimo dell’anno, ci sono andato in macchina perché ho paura di precipitare dalle nuvole, mentre non ho paura di fare un frontale con un camion; più una hostess sorride e più mi mette angoscia, no, l’aereo non fa per me: mi fa soffrire di claustrofobia in mezzo all’azzurro, e detesto questo paradosso.

Io e Ethel abbiamo scelto di stare tre giorni in un grazioso appartamento in rue Marcadet, zona Montmartre, a due passi dalla basilica del Sacro Cuore. Stare in un appartamento ti concede l’illusione di vivere a Parigi, di farne parte, mentre un albergo non può che farti sentire un turista. A me il turista ha sempre fatto orrore, consideravo il turismo una vera e propria malattia dello spirito: questa capacità di trasformare tutto in una cartolina, anche il mistero della scoperta. Non è più così, mi sono ricreduto radicalmente, ora venero il turista e soprattutto: il turista massificato.

Volete sapere una cosa? Ho preso la ruota panoramica ai giardini delle Tuileries, ed è stato meraviglioso oscillare al tramonto con Parigi ai nostri piedi, in compagnia di una coppia del Costa Rica che continuava a farsi selfie con la tour Eiffel sullo sfondo.

Come ho potuto essere così snob per tutto questo tempo? I turisti hanno ragione! Ci sarà un motivo per cui tutti fanno le stesse cose, no? Al museo d’Orsay mi sono fatto strada sgomitando per sostare davanti alla notte stellata di Vincent van Gogh, ho eroicamente resistito per qualche minuto, l’ho visto in apnea, e ne è valsa la pena, cristo! Il mirabile ritratto al dottor Gachet è stato quasi ignorato dal turista massificato, Gachet è famoso, ma non famoso tanto quanto la notte stellata! Quello che conta è “la famosità”. Avrebbero chiesto un autografo al quadro, se avessero potuto! Mi hanno commosso, la stupidità mi commuove sempre.

Questa volta anche io ho ignorato Gachet, il mio quadro preferito in assoluto, ho sempre avuto un debole per Gachet, non so perché, sarà quello sguardo così triste e così buono, sarà il sondare le lontananze che si celano nella posa del volto che si appoggia su una mano, Gachet è sempre stato un mistero per me, ma a questo giro al museo d’Orsay sono andato alla ricerca solo dei quadri
super famosi, ignorando i semplicemente famosi! Mi sono immerso nella vertigine piatta del turismo massificato, del mordi e fuggi, del non saziarmi di nulla: un selfie e un capolavoro, un capolavoro e un selfie. C’è nulla di più deliziosamente idiota?

All’uscita dal museo una cinese mi ha offerto oscenamente un giro in risciò, l’ho guardata, poi ho guardato Ethel, e mi sono detto: che risciò sia! Ethel all’inizio era perplessa ma poi si è sciolta e ci siamo divertiti, siamo arrivati alla tour Eiffel, con il vento che ci sferzava il volto e i sorrisi, tenendoci per mano, mentre la cinese pedalava e pedalava: 20 euro a cranio, e che me ne frega! Non sono certo a Parigi per risparmiare.

Meraviglia delle meraviglie: la tour Eiffel avvolta dalla nebbia, con la cima cancellata ma paradossalmente prolungata all’infinito, una torre Eiffel senza fine, e pensare che avrebbero dovuta toglierla dopo qualche anno! Maupassant la odiava talmente tanto che ci andava a pranzo ogni settimana: la torre era l’unico luogo di Parigi nel quale la torre stessa non si vedeva!

Devo confessarlo: ho quasi comprato una riproduzione della torre in miniatura, tutta illuminata, il turista massificato mi diceva “comprala!”, ma una flebile vocina di rifiuto, una timida ribellione, le ultime vestigia del mio antico e odioso snobismo mi hanno impedito di portarmi a casa questo prezioso ricordo.

Non cedere allo spirito del turismo di massa è da intellettuali di terza categoria: il mordi e fuggi, la superficialità, la leggerezza, i selfie mi hanno fatto riscoprire Parigi! A causa dello sciopero dei mezzi il 31 siamo tornati in rue Mercadet a piedi, è stato sfiancante, ci siamo gettati sul letto tramortiti, in programma c’era di stappare una bottiglia di champagne alla basilica del Sacro Cuore, in mezzo ai nostri fratelli turisti massificati, ma niente, le forze sono venute meno, abbiamo dormito senza sentire nemmeno un botto, ci siamo risvegliati il giorno dopo, in un nuovo anno, con ruote panoramiche, notti stellate e risciò nel cuore, a Parigi, la città più turistica del mondo.

E la Gioconda? Beh, la Gioconda ce l’ho attaccata sul frigorifero, non è necessario andare al Louvre.

Articolo Precedente

“Dopo l’incidente ho scoperto l’handbike e sono rinato. Ora sogno la Nazionale e le Olimpiadi”

next
Articolo Successivo

Giovanni Paolo II vent’anni fa apriva il Grande Giubileo con parole profetiche (ma ancora inascoltate)

next