Sono sette i minori indagati nel 2019 per diffusione e detenzione di materiale pedopornografico attraverso gli stickers. Si tratta di un fenomeno particolarmente insidioso che ha fatto breccia tra i giovanissimi e che consiste nella condivisione, sulle piattaforme di messaggistica istantanea, di adesivi digitali gratuiti ricavati da fotografie reali. È uno dei dati che emerge dal rapporto della Polizia postale nel 2019 e che fotografa una Rete sempre più insidiosa e piena di pericoli. Dalla pedopornografia ai ricatti, dal terrorismo all’incitamento all’odio, reato quest’ultimo in “costante aumento“. Nell’ambito dei reati contro la persona commessi sul web sono state invece indagate 288 persone: estorsioni a sfondo sessuale, stalking, molestie e minacce sulle reti sociali. Sono in costante aumento le diffamazioni online, soprattutto ai danni di persone che ricoprono incarichi istituzionali o comunque conosciute dal grande pubblico: 2426 i casi trattati e 738 le persone indagate.

Numerosi anche i casi di ricatto online, ben 514. Una particolare rilevanza in questo ambito ha assunto l’attività di contrasto al revenge porn. Si tratta di un fenomeno in continua crescita, per il quale sono 24 le persone indagate nel 2019. Tuttavia, i dati non rispecchiano la gravità e l’estensione del problema, a causa della ritrosia a denunciare di molte persone. Sono in continua crescita anche le truffe online. Nel 2019 sono state ricevute e trattate oltre 196mila segnalazioni che hanno consentito di indagare 3620 persone. In aumento le cosiddette truffe romantiche, che vedono come vittime soprattutto donne tra i 40 e i 60 anni, circuite da uomini conosciuti in rete che fingendo un interesse sentimentale sono in realtà truffatori senza scrupoli.

La Rete continua a presentare molti rischi anche per gli adolescenti. Nel 2019 sono state indagate 650 persone per sfruttamento sessuale dei minori online, mentre altre 180 sono finite sotto inchiesta per adescamento di minori. Ma i ragazzini non sono solo vittime, anzi, spesso si rendono responsabili di attività illecite. Negli ultimi tempi, ad esempio, i cosiddetti stickers stanno ricevendo il consenso degli utenti preadolescenti e adolescenti, i quali spesso ne fanno un uso improprio, diffondendo adesivi a contenuto offensivo, violento, discriminatorio, antisemita o pedopornografico.

Per quanto riguarda il contrasto dei reati d’incitamento all’odio, sono stati oltre 2mila gli spazi virtuali monitorati nel 2019 per condotte discriminatorie di genere, antisemite, xenofobe e di estrema destra. Nell’attività di prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale jihadista e ai fenomeni di radicalizzazione sono stati oltre 32mila e 170 gli spazi web monitorati e centinaia di contenuti sono stati rimossi. In particolare, l’attività compiuta negli ultimi mesi dell’anno ha permesso di riscontrare come l’attuale struttura centrale dell’apparato di propaganda del Daesh sia costituita da vari media center situati nelle province del Califfato che, mentre in passato risultavano dotati di canali di comunicazione propri, oggi si appoggiano ai contenuti generati dai sostenitori per la diffusione del materiale di propaganda. Si tratta, dunque, di una struttura basata su una miriade di account, attivati quotidianamente da singoli cyber mujahid (supporter del Califfato sui media) o in forma automatizzata tramite apposite strutture dipendenti dal Daesh e deputate al mantenimento dell’operatività mediatica, per fare fronte all’azione restrittiva messa in atto dagli amministratori delle piattaforme social.

Infine, è sempre maggiore la minaccia informatica contro le infrastrutture critiche di interesse nazionale, un dato testimoniato da un aumento pari a oltre il 30% delle allerte a loro indirizzate. La Polizia postale nell’anno appena trascorso ha gestito complessivamente 1181 cyber-attacchi significativi. Di questi 243 erano diretti a siti istituzionali e infrastrutture critiche informatizzate di interesse nazionale e 938 verso aziende sensibili e pubbliche amministrazioni locali.

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