Sono stati quasi 800mila, secondo gli organizzatori, i partecipanti alla nuova marcia pro democrazia che si è tenuta domenica a Hong Kong. L’evento è stato il primo del suo genere autorizzato dalla polizia da agosto, nonché i primo dopo la schiacciante vittoria del campo democratico alle elezioni dei consigli distrettuali del mese scorso. Le proteste sono iniziate a giugno contro la legge che avrebbe permesso le estradizioni in Cina, ma sono continuate anche dopo il suo ritiro per chiedere garanzie contro le interferenze di Pechino nell’ex colonia britannica. Per gli organizzatori, il grande corteo è “l’ultima occasione” per la leadership dell’ex colonia britannica e pro-Pechino per porre fine alla crisi politica.

La gente è “arrabbiata, malgrado la vittoria elettorale” del campo pro-democrazia, ha commentato Jimmy Sham, coordinatore del Civil Human Rights Front, sul voto del 24 novembre. “Non credo che le lamentele della gente si siano alleviate. Abbiamo votato e volevamo che la parte pro-establishment perdesse, ma non era tra le nostre richieste”.


Il movimento ha cinque rivendicazioni per la governatrice Carrie Lam: il ritiro della riforma della legge sulle estradizioni in Cina (avvenuto a ottobre), la fine dell’uso del termine “rivoltosi” per definire i partecipanti alle proteste, un’indagine indipendente sugli abusi della polizia, il rilascio degli arrestati e il suffragio universale per la carica di governatore. Il sistema attuale prevede che a sceglierlo sia un comitato di circa 1200 membri delle élite economiche e politiche.

La polizia ha indicato in 183.000 persone il numero dei partecipanti, contro le 800.000 circa degli organizzatori. “E’ un numero molto grande”, ha notato Sham, per il quale la governatrice dovrebbe guardare con attenzione a quanto accaduto. “Ha detto che avrebbe ascoltato con umiltà la gente. Spero che possa avviare immediatamente una commissione” a tale scopo.

In mattinata le forze dell’ordine hanno arrestato 11 persone trovate in possesso di una pistola semiautomatica Glock e 105 proiettili oltre a due giubbotti anti-proiettile, coltelli, spade, manganelli e spray urticanti nell’ambito di un’operazione anticrimine in vista del corteo del pomeriggio. Il sovrintendente per il crimine organizzato e le triadi, Li Kwai-wah, ha riferito che per la prima volta è stata sequestrata un’arma da fuoco nei sei mesi di proteste. L’ipotesi è di un suo uso finalizzato a creare panico durante il corteo, visto che i proiettili erano stati suddivisi in tre locali diversi lungo il percorso della marcia. Alcuni arrestati, secondo i media locali, sono considerati vicini ai “gruppi radicali” che a ottobre lanciarono le molotov contro la stazione di polizia di Mong Kok. Ieri, invece i vigili del fuoco hanno rinvenuto liquido infiammabile in bottiglie di vetro in alcuni locali del centro. Dall’inizio delle proteste pro-democrazia 6mila persone sono state arrestate, mentre centinaia sono rimaste ferite. In una nota diffusa prima della marcia, il governo ha dichiarato di aver “imparato la lezione e ascolterà attentamente e accetterà le critiche”, senza però annunciare alcun provvedimento o concessione.

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