È stato la faccia del Movimento degli Ombrelli del 2014 e oggi è ancora una delle figure più carismatiche dei pro-democrazia che stanno sconvolgendo Hong Kong dalla scorsa primavera. Joshua Wong, segretario 23enne del partito Demosistō, è già stato in carcere per il suo attivismo ma non ha mai smesso di combattere per i diritti democratici e per l’indipendenza dell’ex colonia inglese. A Ilfattoquotidiano.it, dopo il successo dei Democratici alle ultime elezioni, parla del suo tour nelle istituzioni europee, annullato perché gli è stato negato il permesso a espatriare, e dei prossimi obiettivi del movimento.

Partiamo dalla fine. Saresti dovuto venire in Italia, nel contesto di un tour europeo. Ma l’Alta Corte di Hong Kong ha stabilito che c’è pericolo di fuga dopo il tuo arresto (e libertà su cauzione) per proteste non autorizzate. Erano queste le tue intenzioni oppure lo scopo di quel tour era diffondere le ragioni degli Hongkongers?

Mai. Hong Kong è la mia casa e non ci rinuncerò mai, nonostante le difficoltà di questa situazione.

Sei venuto in Europa l’estate scorsa e non c’era stato alcun problema. Che cosa è cambiato? Ritieni che il peggioramento della situazione tra studenti e polizia abbia un legame con la negazione del tuo permesso di viaggio?

L’ultima volta, a settembre, il magistrato (lo stesso giudice di oggi) mi ha permesso di viaggiare a Taiwan, in Germania e negli Stati Uniti. Tuttavia, ha rifiutato di concedere il viaggio due mesi dopo, citando le testimonianze e le audizioni in Francia, Bruxelles, Berlino, Londra e Parigi e asserendo che non sono importanti. Penso che il motivo sia da ricercare nel fatto che la Corte è sottoposta a enormi pressioni, perché Pechino è intervenuta duramente sul sistema giudiziario di Hong Kong: una recente sentenza del tribunale sulla costituzionalità della legge d’emergenza non è stata favorevole a Pechino, che ha immediatamente e duramente criticato la corte. Detto questo, comunque non penso che la sentenza che riguarda il mio permesso di espatriare sia correlata alla situazione delle proteste per le strade e piazze di Hong Kong.

Sei stato anche bandito dalla partecipazione alle elezioni politiche avvenute domenica scorsa a Hong Kong. Non è forse la migliore spiegazione del sistema non democratico contro il quale state combattendo?

A seguito di questa decisione del tribunale è naturale che sia stato privato del diritto di candidarmi, della libertà di movimento, della libertà di riunione (non mi è consentito intervenire in eventi organizzati) e quindi, di fatto, della libertà di parola. Le libertà civili garantite dalla Costituzione non mi sono più applicabili. Penso che abbia dimostrato il fallimento del principio “One Country Two Systems” che ha guidato lo sviluppo di Hong Kong degli ultimi 22 anni. È evidente, ormai, che sia stato messo a punto come una bugia.

Non tutti i cittadini di Hong Kong concordano con le proteste e alcuni di loro le combattono fisicamente per strada, indossando camicie bianche per differenziarsi dai manifestanti vestiti di nero. Perché non sono dalla vostra parte? Che cosa hai da dire loro?

Il 21 luglio, la città è rimasta scioccata nell’apprendere che la polizia ha effettivamente collaborato con membri della Triade (mafia cinese, ndr) per aggredire indiscriminatamente i normali cittadini, non solo i manifestanti. Sono loro a mettersi le magliette bianche, più che per distinguersi, per confondere ancora di più la situazione. La reputazione della polizia è stata gravemente offuscata e da allora ha perso completamente la fiducia del popolo. Per la Triade (mi rifiuto di etichettarli con il colore delle loro magliette), la ragione per scontrarsi con il governo, spietato ma incompetente, probabilmente risiede in alcuni interessi politici. In realtà, portano enormi interessi elettorali negli attuali sistemi politici. Le elezioni locali di questa domenica a Hong Kong sono un metodo istituzionale efficace per cambiare il panorama politico e il dominio di questa politica canaglia.

State lottando per il riconoscimento da parte del governo che le vostre proteste non sono “rivolte”, un’indagine indipendente sull’uso della forza da parte della polizia, la liberazione incondizionata di tutti i detenuti durante e dopo le manifestazioni, una riforma che garantisca il suffragio universale per l’elezione dei leader di Hong Kong. Qual è la scala d’importanza di queste richieste?

Le elezioni libere sono al centro delle nostre richieste. L’indagine indipendente sulla brutalità della polizia è una delle richieste più frequentemente reclamate perché le atrocità della polizia sono andate oltre la tolleranza del popolo di Hong Kong. Nessuno tollererebbe lo stupro di gruppo all’interno di una stazione di polizia, nessuno può essere messo a tacere con lo sparo, intenzionale, di proiettili di gomma sul petto.

La protesta ha assunto una connotazione violenta, non solo a causa della polizia: ci sono molte immagini che mostrano comportamenti violenti di studenti e manifestanti in generale (Molotov fatte in casa, lancio di pietre, frecce ecc.). È qualcosa che avrebbe potuto essere evitato o si è reso in qualche modo necessario?

Il contesto che sta alla base dell’insufficienza delle proteste pacifiche può essere ben illustrato dallo slogan letto nel Consiglio Legislativo di Hong Kong il 1° luglio: “Sei tu che mi hai insegnato che le proteste pacifiche sono inutili”. Ho scoperto che lo slogan era un grido disperato di manifestanti perché la loro voce è stata ignorata troppo a lungo. Posso non essere d’accordo con alcuni dei comportamenti dei manifestanti, ma i manifestanti che hanno commesso violenza saranno portati in tribunale. Che dire, piuttosto, della sproporzionata brutalità degli agenti? La polizia che sta commettendo torture e crimini di guerra non sarà ritenuta responsabile per le sue azioni.

È vero che la polizia sta prendendo di mira i giornalisti durante le manifestazioni?

Sì. Numerosi giornalisti (stranieri o locali) sono già stati arrestati. Uno è addirittura perseguito a causa delle sue indagini sui gas lacrimogeni utilizzati dalla polizia.

Hai 23 anni e sei in prima linea da cinque anni. Sei stato nominato uno degli adolescenti più influenti del TIME, Person of the Year nel 2014, uno dei più grandi leader del mondo per Fortune e anche nominato per il Premio Nobel per la pace. Sono tante responsabilità per la tua età, non dev’essere stato semplice per te negli ultimi anni. Ci sono momenti in cui desideri che nulla di tutto ciò non sia mai accaduto?

Il mio impegno internazionale per la causa è negato dal tribunale, ma spero sinceramente che il mondo starebbe con la gente di Hong Kong.

Il 24 novembre si è votato a Hong Kong, l’affluenza è stata molto alta e il fronte pro-democrazia ha stravinto. Cosa significa e cosa ti aspetti da questi risultati?

Questo alto tasso di affluenza da record rappresenta un fervido impulso dei cittadini di Hong Kong a chiedere un cambiamento.

Su Twitter, Wong ha commentato così il risultato del voto: ‘Hanno votato quasi 3 milioni di persone. L’opposizione ha ottenuto 388 seggi contro 59 del governo. In ogni modo la si guardi, è un risultato storico. Mentre la nostra città precipita da un regime di semi-autonomia a uno semi-autoritario, noi reagiamo mostrando ciò che significa Democrazia in azione’.

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