Mi reco dal dottor …, chirurgo plastico conosciuto tra le sciure milanesi, per un’inchiesta giornalistica sul cambio di sesso. Mi parla di coppie alla Almodovar, ha accompagnato lui/lei in Olanda a operarsi, ha fatto da testimone alle nozze, poi mi fa: “E lei? Io cosa? Non si vuole migliorare un po’?”

“Cosa farebbe al mio posto?”: mi pento subito della domanda. Inizia una mitragliata di foto, di profilo, di tre quarti, di quinta, dal basso, dall’alto, mi fa abbassare il collo, sembro un rinoceronte. Scatta e scarica sul computer. Prende un righello e scrive le misure, calcola la distanza tra naso e occhi, tra mento e occhi, tra naso e orecchie. Mi chiede se per hazard ho una mia foto di quando avevo vent’anni. Mi dispiace non giro con l’album di fotografie. Poi mi viene in mente che sul mio profilo Fb qualche compagna di scuola si è divertita a postare foto di come eravamo. Ne recupero una.

Il dottore le mette a confronto. Impietoso. Nulla è come dovrebbe essere: l’occhio va all’ingiù, le pochette sotto l’orbita oculare mi danno l’aria vintage, la bocca è asimmetrica, le tempie svuotate, il naso è sproporzionato, fatto di cartilagini, continua a crescere (oddio, diventerà una proboscide), le parentesi di Venere, quegli odiosi solchi naso/labiali sembrano gli scavi di Pompei. La fronte è grinzosa come uno sharpei. Il collo è tutto un plissé. Il mento scende. Ma non è tutto, per uniformare l’incarnato mi ci vuole una botta di laser.

Sto al gioco, quanto mi costo stirarmi e tirarmi? Due calcoli e mi presenta il foglio con diagnosi anti legge gravità: sono affetta da irreversibile senescenza, quel lento processo involutivo fisiologico che segue l’età matura. Filosofeggia un po’: la senescenza è ritenuta un fenomeno biologico, pressoché universale, obbligatorio, ineluttabile, sostanzialmente simile nelle varie specie dei viventi, animali e piante comprese. Ma esistono organismi viventi (come le spugne, le tartarughe e alcuni pesci straordinariamente longevi) nei quali il fenomeno è tanto lento da apparire trascurabile.

Peccato non essere né una spugna, né una tartaruga. Però gli americani (provo a fare quella che vuole invecchiare con serenità) stanno sviluppando un nuovo concetto di “invecchiamento con successo” (successful aging), da contrapporre all’insorgere di patologie varie, largamente imputabili allo stile di vita, alle avversità ambientali ed esistenziali. Se mangi mali, se vivi in città inquinate, se sei depresso invecchi prima. Aggiungerei: se hai la Ferrari parcheggiata in garage e un toy boy nel letto convivi meglio con le rughe.

Mi giro e mi rigiro il foglio tra le mani: devo contare gli zeri due volte per capire che fanno la bellezza di 32mila euro. Comprensivi però di anestesia locale e di pernottamento alla clinica dove va a farsi operare la Milano bien. Tre ore d’intervento per tornare a casa bendata come una mummia.

Ma la proposta si fa interessante se pago brevi manu (cioè esentasse) e mi accontento dell’intervento ambulatoriale: mi fa lo sconto fino a 16mila. Insomma un affare. Spese di manutenzione straordinaria che mi costano quanto due anni d’affitto. Altro che spesucce di ordinaria manutenzione, un filling, una vitamina… Prendere o lasciare?

Corro ad accendere un cero a San Gennaro. Sono a Napoli e incrocio il mio vicino di casa, Lucio Gagliardi, chirurgo estetico di rinomata fama, ho bisogno di certezze. Dottore, come sto? “Direi bene”. Insisto. Suddai, cosa mi rifarebbe? “Hai mai provato il rinofiller”? Giuro mai sentito. Si riempie la “proboscide” in alcuni punti e l’effetto trompe l’oeil lo fa sembrare più affinato. Sembra una genialata. Ci penserò…

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