Il senatore del Ugo Grassi annuncia all’Adnkronos la sua volontà di dire addio Movimento 5 stelle: “A questo punto per me abbandonare il Movimento diventa legittima difesa”, ha accusato il parlamentare. Grassi, avvocato e professore ordinario di Diritto civile, ha spiegato che non voterà la prima legge di bilancio del governo giallorosso perché contrario all’istituzione di una Agenzia nazionale per la ricerca, prevista dalla manovra: “Vuol dire assoggettare la ricerca italiana a un controllo politico. Per me è aberrante. È una cosa che io non avrei mai voluto trovare in legge di bilancio, è la negazione di quello che c’eravamo promessi. Allo stato, non voto la manovra”, ha detto all’Adnkronos. “Se passo alla Lega? Non rispondo a questa domanda”, ha tagliato corto il senatore.

L’uscita dal gruppo “potrebbe accadere” molto presto, ha assicurato Grassi, aggiungo che “di fronte a questo voglio vedere chi mi critica“. Sulla possibilità di passare al Carroccio ha spiegato: “Diciamo che poi uno vede che fare“. Il senatore ha spiegato di vedere una “contraddizione tra ciò che mi era stato prospettato, che era oggettivamente il programma M5s, e ciò che sta accadendo”. “Ho accettato la mia candidatura per contrastare lo strapotere dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ndr). Non ci sono riuscito perché il M5S non si è proprio attivato, anzi ha fatto l’opposto. E non contenti, ne creiamo un’altra, che costa 4 milioni di euro… penso a quante borse di studio potremmo erogare con quei soldi”, ha attaccato Grassi.

“L’Agenzia nazionale per la ricerca – ha insistito il senatore – sarà un’altra Anvur, e l’Anvur mi ha rovinato. Non mi si può chiedere di accendere la miccia del candelotto di dinamite collocato sotto la mia casa. Io non ci sto, non lo posso fare”. “È grave che un collega stia facendo una cosa del genere”, ha aggiunto Grassi riferendosi al premier Giuseppe Conte. “Per me – ha concluso – è un tradimento che non accetto. Sono irritato, amareggiato e deluso. Il grande pubblico non si rende conto che laddove muore la ricerca, si spengono i sogni dei giovani. Senza studio saremmo rimasti all’età della pietra”.

Il senatore già il 26 settembre scorso aveva annunciato le sue dimissioni da capogruppo in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama e, pur smentendo l’ipotesi di una fuoriuscita, aveva anche ammesso “le perplessità” e scritto una lettera aperta a Davide Casaleggio per chiedere che si aprisse un dibattito su Rousseau.

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