Senza troppe premesse, vi chiedo: avete mai pensato dove vadano a finire i sex toys una volta gettati nei rifiuti? Anche qui di plastica parliamo; e non solo di quella di cui è costituita l’oggetto del piacere vero e proprio, ma anche di imballaggio. Facciamo dunque un passo alla volta.

La vendita dei vibratori e dei dildo è in continuo aumento, con un incremento di oltre il 200% negli ultimi tre anni. Nel giro di pochissimo tempo eccoci in un mare magnum di oggettini usa e getta a costi accessibili a tutti. Da un lato va benissimo anche perché spesso le coppie – per esempio quelle clandestine – comprano un vibratore piccolo e cheap utilizzabile per quell’ora di brivido, per poi buttarlo o lasciarlo nel motel. Oppure si pensi alle giovani studentesse o disoccupate che vogliono esplorare il proprio corpo ma che non possono permettersi sex toys costosi.

Lo scorso anno anche Milena Gabanelli pose l’attenzione su ciò che la plastica – materiale di cui è fatta una buona parte di oggettistica del piacere – può provocare alle mucose. Oltretutto, alla recente fiera di Hannover, i colossi del settore erano focalizzati su design e orgasmo garantito, ma di aspetto green manco l’aria.

Quindi, in modo ironico ma non troppo, vediamo come si potrebbe risolvere il problema dei rifiuti in questo ambito.

1) Real doll. La bambolona in silicone da 35 kg è difficile da smaltire. Intanto per portarla nel bidone dell’immondizia si deve stare attenti a non incrociare i vicini che potrebbero pensare ad una salma avvolta nel tappeto. Anche farla a pezzi non mi sembra il caso. Forse si potrebbe colorare con un pennarello, fare decori alla Keith Haring e proporla come polena moderna.

2) Vibratori. Se ne trovano ancora molti che vanno a pile, quindi doppio problema. Se si smontano invece quelli a ricarica tramite Usb e che sono collegabili ad app, bisogna telefonare a un ingegnere. Chip, rotelline, micro viti che dovrebbero essere differenziati dal resto.

3) Capsule per onanismo o fleshlight. Solitamente in morbido silicone ed elastomeri. Esternamente in plastica e qui casca l’asino: una volta che l’uomo ha eiaculato verranno buttate nella plastica o nell’organico?

E gli involucri? Oltre alla scatola – di cartone – spesso all’interno il packaging è costituito da plastica e dubito che, in preda alla frenesia dell’apertura della confezione, si stia attenti a dove gettare gli scarti.

All’estero, che io sappia, solo il colosso inglese LoveHoney nel 2009 iniziò a sensibilizzare i propri acquirenti con informazioni utili per il riciclo. Sarebbe bello che succedesse anche in Italia. Altrimenti rischieremo di mangiare una triglia al sapore di butt plug. Non credo sarebbe cosa gradita.

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