Non ci sono solo il caso Ilva e le difficoltà a tenere il gruppo in Parlamento ad agitare il capo politico 5 stelle Luigi Di Maio. Tra i dossier sul tavolo che il leader deve risolvere al più presto, c’è anche quello delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria. Subito dopo la sconfitta in Umbria, proprio il ministro degli Esteri ha visto i rappresentanti locali: insieme hanno deciso di non replicare l’alleanza con il Pd, ma di presentarsi in entrambe le Regioni. Una scelta contestata, almeno in Emilia, da uno dei referenti storici del Movimento sul territorio: Max Bugani. Il capo staff di Virginia Raggi, ancora consigliere comunale a Bologna e membro dell’associazione Rousseau, da giorni chiede che il M5s rinunci a correre per la Regione: “Sono stati fatti tanti errori, si sono perse tante persone. Un ciclo si è chiuso”, ha detto ieri sera intervistato da Piazza Pulita su La7. E seppur convinto che per il Movimento “non è il momento di sparire”, ha aggiunto: “Alle Regionali? Per me è meglio non presentarsi, è un fatto di serietà. Delle volte ricominciare da zero è un ottimo segnale, nella vita come nella politica”. Proprio l’aver evocato la parola “serietà” ha scatenato le proteste di attivisti e portavoce in Regione. Dagli storici esponenti emiliani (ora nello staff in Parlamento) come Nik il Nero e Matteo Incerti, ai consiglieri e portavoce locali. In sostegno degli attivisti è arrivato anche l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli: “Siccome noi siamo il M5s, a me pare tanto che non candidarsi sia l’esatto opposto di quel ‘non mollare mai’ che da sempre ci ispira”.

I portavoce e gli attivisti in Emilia protestano. Nik il Nero: “Serietà vuol dire rispettare il lavoro sul territorio”
A fare molto rumore è stata la presa di posizione di Nik il Nero (noto pseudonimo di Nicola Virzì), da sempre molto vicino a Bugani. “Ieri sera”, ha scritto sulla sua pagina Facebook, “ho visto (me lo hanno girato) un servizio di Piazza Pulita dove qualcuno sostiene che in Emilia Romagna il Movimento 5 stelle non dovrebbe presentarsi alle prossime elezioni regionali per una ‘questione di serietà’. Serietà??? Serietà è rispettare il lavoro svolto in questi anni dai nostri consiglieri regionali, serietà è rispettare gli attivisti e tutti quegli elettori che credono nel Movimento. Eliminare il simbolo dalla scheda elettorale alle prossime elezioni elimina il diritto di scegliere, mi toglie la possibilità di votare nella mia regione per il mio Movimento… questo non lo accetto!!!”. Le parole dello storico attivista bolognese, da due legislature nello staff M5s del Senato, sono state accolte dal sostegno di altri esponenti storici sul territorio come l’ex consigliere comunale Matteo Olivieri e pure dalla parlamentare Manuela Corda. Ad appoggiare la posizione di Nik il Nero anche Matteo Incerti, uno dei fondatori del Movimento e dal 2013 nello staff comunicazione M5s in Parlamento: “Condivido. Prima di tutto il rispetto per tutti gli attivisti, gli elettori ed il lavoro serio svolto dai nostri quattro ottimi consiglieri regionali in questi anni”. Proprio Nik il Nero nei giorni scorsi, senza attaccare direttamente Bugani o chi spinge per la rinuncia alla corsa elettorale, aveva scritto sempre su Facebook: “Chi ha paura di affrontare le battaglie non vincerà mai la guerra”.

Solo due giorni fa infatti sono partiti sul territorio emiliano i primi tavoli di lavoro in vista delle Regionali 2020 e anche in quell’occasione i vari esponenti locali hanno ribadito di voler presentarsi a tutti i costi. “Dagli attivisti e consiglieri della provincia di Reggio Emilia”, si legge sulla pagina Facebook del M5s locale, “un messaggio forte e chiaro: il Movimento 5 stelle alle prossime Regionali deve correre e correre da solo”. Una linea rilanciata all’unanimità dai portavoce in Regione Andrea Bertani, Silvia Piccini e Giulia Gibertoni. O la consigliera comunale di Bibbiano Natiascia Cerosismo. Le pagine Facebook dei portavoce locali in Emilia Romagna sono piene da giorni di post per lanciare la corsa per le Regionali, nonostante i sondaggi che li danno intorno al 7 per cento. Anche a loro, se Luigi Di Maio deciderà di rinunciare alla corsa, i vertici M5s dovranno dare spiegazioni.

Chi concorda con Bugani è il sindaco di Parma, tra gli storici espulsi dal Movimento, Federico Pizzarotti: “Anche rispetto alla brutta figura che hanno fatto a Imola, non presentare il simbolo M5s alle Regionali potrebbe essere loro scelta migliore”, ha detto all’agenzia Ansa. “In Emilia-Romagna si sta lavorando in termini di coalizione, c’è un tema complesso rispetto proprio alla presenza del M5s. Nessuno ha ancora sciolto le riserve. Però, la coalizione sta già lavorando, noi vogliamo parlare di ecologia, dei valori dei diritti e di sviluppo sostenibile”.

L’intervento di Danilo Toninelli in sostegno degli emiliani: “Vorrebbe dire mollare il campo”. “Errore anteporre la tattica al cuore”
Chi si è esposto sul tema, anche un po’ a sorpresa, è stato l’ex ministro dei Trasporti Danilo Toninelli: “Come sapete”, ha scritto su Facebook, “tra poche settimane si voterà in Emilia e in Calabria. Il risultato di quello che è stato impropriamente definito ‘esperimento Umbria‘ col patto civico, ma che in realtà era un’alleanza col Pd su un nome civico, ha portato alcuni del M5s a ragionare di non candidarsi neppure. Nonostante in quei territori ci siano tante persone per bene che sotto quel sogno chiamato M5s hanno messo impegno e dedizione. Nonostante risultati straordinari già conseguiti: per esempio il salvataggio e il rilancio del porto di Gioia Tauro, vero polmone economico dell’intera Calabria”. Quindi ha descritto quelle che sono secondo lui le ragioni che avrebbero spinto al passo indietro: “Ma quali sarebbero le ragioni di questo ritiro dal campo, senza neppure giocare la partita? Il consenso, appunto, o meglio la sua perdita. L’effimera sensazione di vicinanza a un partito che i cittadini hanno, a volte, dopo il filtro dei media di sistema”. Ma secondo Toninelli è la strategia sbagliata: “Il M5s è un progetto politico fatto di cittadini che hanno deciso di alzare la testa e cambiare le cose in prima persona e attraverso l’intelligenza collettiva”. “Ebbene”, ha continuato, “siccome noi siamo il M5s, a me pare tanto che non candidarsi sia l’esatto opposto di quel ‘non mollare mai’ che da sempre ci ispira. Una scelta che sembra voler servire solo a non incolpare qualcuno in particolare, Luigi in primis, per l’ennesima sconfitta. Ma nessuno si deve sentire l’unico o il principale colpevole. Per il semplice fatto che nel M5s all’io egocentrico si contrappone il noi condiviso. Quindi tutti responsabili, ma mai rinunciatari”. E ancora: “Non candidarsi significherebbe lasciare un vuoto di speranza”. “Di errori ne sono stati fatti tanti, e altri ne faremo ancora, ma ciò che deve essere subito corretto è il peggiore di questi errori, cioè quello di aver anteposto la tattica al cuore. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti”. E ha chiuso: “Avanti a testa alta e con forza, si spera senza altri ‘esperimenti’. Perché il consenso consapevole, che è l’unico che conta, si conquista con i fatti, non con le parole filtrate dal sistema per elevare le falsità a verità assolute”.

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