Le partecipazioni, inchiostro nero su carta diplomatica bianca, arrivarono a più di mille persone sparse per tutto il mondo. Le piccole Dalma e Giannina annunciavano che mamma e papà si sarebbero sposati martedì 7 novembre 1989 a Buenos Aires. Diego Maradona e Claudia Villafane erano fidanzati già da tanti anni, fu un matrimonio in pieno stile maradoniano. Se invece di farsi la guerra tramite i rispettivi avvocati, fossero ancora insieme, Diego e Claudia tra poco festeggerebbero le nozze di perla. Da allora sono passati trent’anni. La domenica precedente al matrimonio il Napoli sconfisse il Lecce 3-2, Maradona stette in campo 90 minuti senza segnare. Poche ore dopo c’era il volo in partenza da Roma (arrivava da Zurigo) per portare gli invitati italiani a Buenos Aires. Diego aveva scelto di sposarsi la settimana nella quale era prevista la sosta per le Nazionali. Quel Napoli veniva saccheggiato al momento delle convocazioni, per cui non poterono partecipare all’evento Ferrara, Carnevale, De Napoli, Crippa e Baroni.

Dei suoi compagni di club partirono Careca, Corradini, Renica, Mauro, Zola, i due portieri Giuliano Giuliani e Raffaele Di Fusco e il direttore Moggi. Oltre a loro, i compagni della Seleccion che giocavano in Serie A: Troglio, Dezotti e Caniggia. Sull’aereo si imbarcarono anche il presidente degli avvocati di Napoli Siniscalchi e il dottor Dal Monte. C’era pure il fotografo Gabriele Benini, che aveva fatto dei ritratti di Dalma e Giannina particolarmente apprezzati dal papà. Del mondo della musica erano presenti Franco Califano e Fausto Leali. Tra i giornalisti erano stati invitati Gianni Minà e Marino Bartoletti. In tutto quasi duecento italiani. Il Jumbo fece tappa a Madrid per prelevare Alfredo Di Stefano e Jorge Valdano. Poi un lungo viaggio fino a Buenos Aires, nel quale Diego ebbe tempo di riposarsi, dormendo un po’ sul sedile dell’aereo. Lo aspettavano giorni intensi. Anche per via delle forti polemiche scatenate soprattutto dalla stampa italiana, che mandò a Buenos Aires una quindicina di inviati che raccontarono di come Maradona si fosse ubriacato in volo e di un Caniggia eccitatissimo con la vistosa fidanzata.

“L’aereo ha scaricato a Buenos Aires una banda di scalmanati”, “questo matrimonio è una provocazione verso i poveri d’Argentina” altri commenti duri nei suoi confronti e in quelli degli invitati. Durante il volo c’era aria di festa, Corradini aveva portato con sé una chitarra ed era stato uno dei più attivi. Il Califfo era amico di Diego da quando si erano incontrati in un locale di Napoli durante uno spettacolo del cantante. Di Fausto Leali invece Diego non conosceva inizialmente il volto, ma sapeva a memoria A Chi, famosissima in Argentina per essere stata la sigla di una telenovela. Il suo manager Coppola una volta gli aveva fatto una sorpresa, facendogli trovare nell’appartamento in via Capece il cantante, che gli aveva dedicato Io Amo. Anche con lui il feeling fu immediato. Appena sbarcati a Buenos Aires, il gruppone si diresse immediatamente alla festa di benvenuto al Club Aleman de Equitacion, dove erano pronti 300 chili di asado. Qui Leali con la chitarra prestatagli da Corradini fece un mini concerto acustico, cantando la canzone preferita dallo sposo, A Chi e Angeli Negri. La serata del lunedì proseguì con l’addio al celibato di Diego, una nottata di cui anni dopo si tornerà nuovamente a parlare: Raffaella Del Rosario, la vedova di Giuliani, morto nel 1996 per aver contratto l’Aids, raccontò della notte di follia avuta dal marito proprio in quei giorni a Buenos Aires.

Il matrimonio si celebrò il martedì. Al pomeriggio quello civile e fuori dal municipio si generò parecchia confusione a causa della gente curiosa accorsa a vedere l’evento. L’Argentina passava uno di quei momenti di crisi economica di cui è costellata la sua storia del Novecento e anche quella di questo secolo. Qualcuno contestò Maradona: “Farai la fine di Monzon”, il pugile argentino che allora si trovava in carcere. Alla sera, ed è una consuetudine in Argentina non un vezzo degli sposini, nella Basilica del Santisimo Sagramento si tenne invece il matrimonio religioso. Breve conferenza stampa all’Hotel Sheraton: “Ho provato la stessa emozione di tre anni fa, quando l’Argentina ha vinto i mondiali”. E alle 23 tutti al Luna Park per il banchetto nuziale. Il Luna Park è il Madison Square Garden d’Argentina, diventato nel 2007 monumento storico nazionale. È un impianto che aveva già ospitato grandissimi incontri di boxe, concerti come quello di Frank Sinatra e la visita di papa Giovanni Paolo II. Un palasport che Miguel Caldentey era riuscito a rendere magico con le sue scenografie. Caldentey era stato fortemente voluto da Maradona e da Coppola in quanto il migliore del settore. Tra i punti fondamentali del contratto stipulato c’era quello di non lasciar trasparire nulla con la stampa.

Quando Maradona prima del matrimonio, sfogliando un numero di Gente, si era accorto che lo scenografo non era stato ai patti stabiliti, gli lasciò finire il lavoro e il giorno del ricevimento gli fece sbarrare la strada d’ingresso. Caldentey, che inizialmente non capiva, fu costretto con le lacrime agli occhi a lasciare il Luna Park. La festa fu lunghissima e Massimo Mauro tra i più scatenati. Qualche anno fa ricordò quelle ore al Corriere dello Sport: “Diego trasformò la festa in quella dei suoi amici: voleva farli felici, metterli a proprio agio. Quando sono arrivato, mi ha aperto la camera d’albergo una ragazza con due occhioni azzurri, capelli biondi, che mi fa: Guarda, io sono a tua disposizione per tre giorni per girare la città, per farti vedere le cose che ti piacciono, Diego mi ha dato ordine di farti felice. E io mi sono detto: Che vuoi di più dalla vita? Ero single, in quel periodo. Scherzo, ma lo racconto per far capire quanto Diego amasse il prossimo”.

Più di mille presenti, Diego e Claudia ricevettero molti regali. Califano consegnò loro un suo disco d’oro, Coppola donò una Mercedes e Bilardo un appartamento a Buenos Aires. Durante la festa Bilardo, che aveva appena ricevuto la notizia del ritorno al calcio di Valdano, continuava ad avere la testa sul pallone. Qualche mese dopo la Seleccion avrebbe tentato il bis al mondiale. Al Luna Park il mister fece ballare la moglie del povero Tata Brown, il libero dell’Argentina scomparso lo scorso agosto, con Careca in modo da prendergli le misure per l’eventuale partita in Italia con il Brasile. Bilardo aveva visto giusto: le due squadre sudamericane si affrontarono agli ottavi (gol di Caniggia, dopo una magia di Maradona). A marcare Careca ci pensò però Oscar Ruggeri, che al matrimonio non c’era perché impegnato con il Real Madrid poche ore dopo. Al giovedì stanchi da questi giorni intensi, gli italiani atterrarono a Roma. Per prima cosa Gianni Minà inviò una lettera a Repubblica.

Ci pensava da giorni, la scrisse direttamente in volo: “L’Argentina non è diventata povera per colpa di Maradona, ma di un’oligarchia finanziaria che un giorno, per salvaguardare i propri interessi, non ha trovato di meglio che consegnare il paese a una feroce e inetta dittatura militare che ha lasciato un paese in ginocchio. Al tempo abbastanza recente di questa dittatura, cronisti di tutto il mondo andarono in Argentina ad esaltare il Mondiale del ’78 e pochi si curarono di sottolineare che cosa di terribile stava accadendo in quel paese e di verificare le condizioni di vita della gente. Adesso, per il matrimonio di Maradona, sono riaffiorate coscienze sopite invece in quei tragici anni. Un impegno oltre tutto assente quando nell’Inghilterra dei minatori alla fame, in sciopero per quasi due anni, si celebravano le nozze sfarzose che fanno sognare i popoli in diretta tv del principe Carlo e di Lady D. Capisco che l’Inghilterra non è l’Argentina anche se l’indigenza di certe classi è uguale nel freddo e nel caldo, ma mi pare grottesco pensare che tocchi a Maradona risolvere i problemi del suo paese incominciando a rinunciare al piacere di un matrimonio sfarzoso, matrimonio che se però si sa leggere fra le righe è stato pagato in minima parte da lui e tanto da accorte operazioni di advertising, merchandising e promozione di ditte che hanno reputato conveniente usare il veicolo Maradona per procurarsi immagine”.

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