L’addio di ArcelorMittal agli impianti dell’ex Ilva, che metterebbe a rischio oltre 10mila posti di lavoro, entra prepotentemente nel dibattito politico viste le ragioni esposte dall’acquirente nel comunicare la riconsegna delle chiavi delle acciaierie. Ovvero, la mancanza dello scudo penale e, in secondo luogo, il rischio di spegnimento dell’altoforno 2 e la crisi del mercato dell’acciaio. Da parte della Lega e di Forza Italia arriva la richiesta di chiarimenti in aula da parte del premier Giuseppe Conte, mentre l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che ha seguito tutto l’iter di assegnazione al colosso franco-indiano della siderurgia, se la prende con tutta l’attuale maggioranza, definendola “irresponsabile”. E i sindacati invocano un incontro urgente con il governo vedendo all’orizzonte una “catastrofe industriale” pronta ad esplodere. E anche dentro il governo non mancano le stoccate.

Ad iniziare da quella di Matteo Renzi, nonostante la sua Italia Viva, che ha chiesto al presidente della Camera, Roberto Fico, un’informativa urgente del governo, sia stata tra le forze che ha votato l’emendamento di 17 senatori M5s con il quale è stata abolita la norma che avrebbe reintrodotto immunità penale “a tempo” attraverso il decreto Salva-Imprese. “Il governo deve da subito togliere alla proprietà ogni alibi eliminando gli autogol come quello sulla immunità voluto dal vecchio governo e sul quale avevamo messo in guardia il ministro Patuanelli”, scrive l’ex premier su Facebook. “Per chi in queste ore fa una polemica meschina e mediocre: lo scudo penale è stato cancellato dall’esecutivo Lega-Cinque Stelle. Ma noi vogliamo soluzioni, non capri espiatori”, aggiunge. In realtà lo scudo era sì stato abolito nel decreto Crescita in primavera ma la reintroduzione era stata prevista dallo stesso governo, salvo poi lo stop arrivato con l’emendamento di Barbara Lezzi e altri 16 senatori pentastellati votato in commissione nelle scorse settimane.

Alle richieste di Italia Viva risponde il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, che su Twitter scrive: “Ma prima di chiedere di riferire in aula per scaricare le colpe su Ilva, adesso non sarebbe più utile impegnarsi tutti per impedire che la fabbrica chiuda?”.

“Indipendentemente dagli alibi, Taranto ha bisogno di un futuro e il futuro passa anche dall’acciaio. Ho firmato numerosi decreti per tenere aperta Ilva, mi sono preso di assassino da alcuni ex compagni di partito, ho subito contestazioni pesantissime. Rifarei tutto. Perché oggi il piano di risanamento c’è. E Taranto non può fare a meno dell’Ilva”, ha continuato Renzi. “Quello dell’immunità è un alibi che va tolto dal tavolo subito – ha concluso – Tutti, governo e proprietà, devono mantenere gli impegni. I cittadini di Taranto lo hanno fatto. I lavoratori dell’Ilva lo hanno fatto. Adesso tocca a Governo e Mittal: non si scherza con il lavoro delle persone”.

“Se il governo tasse, sbarchi e manette farà scappare anche i proprietari di Ilva, mettendo a rischio il lavoro di decine di migliaia di operai e il futuro industriale del Paese, sarà un disastro, e le dimissioni sarebbero l’unica risposta possibile. La Lega chiede che Conte venga urgentemente a riferire in Parlamento”, è il messaggio di Matteo Salvini che poi aggiunge: “L’emendamento soppressivo” dello scudo penale per ArcelorMittal “è a firma M5s, votato da Pd, Italia Viva e Leu. Chi lo ha votato dovrebbe avere il coraggio di andare a Taranto stasera a spiegarlo”. Per la capogruppo di Forza Italia alla Camera, Mariastella Gelmini, che ha ribadito la richiesta di un intervento in Parlamento del premier e di Stefano Patuanelli, il ritiro di ArceloMittal è “il risultato della colpevole incapacità del governo” ed è “un crimine contro il lavoro e contro l’Italia”.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, affida a Twitter il suo attacco nei confronti di Conte e del reddito di cittadinanza: “Il ‘Piano per il Sud’ annunciato da Conte alla presentazione del rapporto Svimez? Ora è chiaro. Far chiudere aziende strategiche come l’ex Ilva di Taranto e tenere disoccupati i disoccupati con il metadone del reddito di cittadinanza. Questo Governo prima va a casa e meglio è”. E contro il Rdc si scaglia anche Salvini che, però, punta il dito contro Beppe Grillo: “Se Grillo veramente pensa che l’Italia debba diventare un grande parco giochi dove si campa col reddito di cittadinanza va ricoverato”, ha dichiarato.

Un affondo pesante verso gli ex colleghi di partito arriva invece da Carlo Calenda. “Vorrei solo dire a chi ha votato contro lo ‘scudo penale’ Ilva – Pd, M5S e Italia Viva– siete degli irresponsabili”, scrive l’ex ministro dello Sviluppo Economico, accusando la maggioranza di aver “distrutto il lavoro di anni e mandato via dal Sud un investitore da 4,2 miliardi, per i vostri giochini politici da quattro soldi”.

Le sue parole scatenano un battibecco social con il capogruppo di Italia Viva al Senato, Davide Faraone, che su Twitter ha scritto: “Non solo #Salvini, anche #Calenda sembra essere colpito da grave amnesia. Ci attacca scordando che insieme abbiamo fatto ben 12 decreti per salvare #Ilva. Con il futuro dei lavoratori non si scherza, servirebbe più serietà da parte di tutti”. Gli risponde l’ex ministro dello Sviluppo Economico: “Tu devi parlare delle cose che conosci. L’immunità è stata ridotta nei termini e nel perimetro dal Conte 1, reinserita dal Conte 1 con un salva intese inefficace per caduta del Governo. Eliminato definitivamente con il vostro voto positivo sull’emendamento Lezzi. Basta balle”.

Anche il dem Pietro Bussolati, membro della segreteria nazionale del Partito Democratico, chiede al premier di intervenire: “Non si perda tempo: il presidente Conte convochi immediatamente ArcelorMittal. Non si scherza con i lavoratori e con l’ambiente: pretendiamo serietà e rispetto”. Mentre il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, che era la vice di Calenda nel periodo dell’accordo con il colosso franco-indiano, chiede all’azienda di “recedere” dai “propositi appena annunciati” e a Conte e Patuanelli di intervenire “per impedire la perdita di circa 20mila posti di lavoro, lo smottamento della filiera italiana dell’acciaio, lo stop al Piano ambientale a Taranto, la compromissione irreversibile di un percorso teso a tutelare salute, lavoro, ambiente”.

Oltre alle segreterie dei sindacati dei metalmeccanici, intervengono anche i segretari generali dei principali sindacati. Di “fatto grave” parla Annamaria Furlan, numero uno della Cisl, per la quale “siamo davanti ad un vero disastro industriale, sociale ed ambientale”. Quindi la richiesta al governo “di intervenire e alla azienda di recedere da questa decisione”, annunciando che nell’incontro tra esecutivo e sindacati sulla Manovra, la Cisl porrà “questo tema al presidente del Consiglio Conte come una priorità assoluta da affrontare per il bene della comunità di Taranto, del Mezzogiorno e del Paese tutto”.

Per Carmelo Barbagallo, segretario della Uil, la decisione di ArcelorMittal “prefigura una catastrofe industriale per il nostro Paese: senza gli stabilimenti coinvolti, il futuro della nostra economia diventa più incerto. Questo disimpegno, le cui origini sono da esaminare a fondo, è inaccettabile, perché è il preludio a un dramma occupazionale, sociale e ambientale che deve assolutamente essere evitato”.

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