Di difesa, di furbizia, anche un po’ di classe. Quella di Lautaro Martinez, gol decisivo (e un rigore sbagliato, ininfluente). Ma anche di De Vrij e Brozovic, gli assist man che non ti aspetti. E di Sebastiano Esposito, 17 anni compiuti da poco, quasi un predestinato, che non ha ancora mai giocato in Serie A ma è giò capace di cambiare l’inerzia di un match del genere in Europa. Così l’Inter di Antonio Conte batte il Borussia Dortmund 2-0, vince la sua prima partita in Champions League e riapre il girone. I tedeschi, per lunghi tratti superiori ma ingenui nel farsi portare sul terreno più sfavorevole, sono agganciati al secondo posto: servirà comunque fare risultato al ritorno in Germania e poi con Barcellona e Slavia Praga in trasferta, ma adesso nulla è deciso, tutto è possibile.

Era uno spareggio, non una semplice partita. Dopo il passo falso in casa con lo Slavia Praga e la sconfitta bruciante di Barcellona i nerazzurri potevano solo vincere per sperare di riaprire il discorso qualificazione. Lo sapeva l’Inter alla vigilia, evidentemente caricata di tensione. Lo sapeva però pure il Borussia, che si è presentata a San Siro con una difesa a tre, quasi a specchio, per contenere meglio la coppia Lukaku-Lautaro. E soprattutto ha rinunciato a qualsiasi tipo di pressing alto, lasciando impostare tranquillamente i centrali interisti, togliendo però così spazi e ritmo, armi fondamentali di Conte.

L’Inter è sembrata quasi spiazzata dalla tattica all’inizio, girava palla un po’ imbarazzata senza saper bene che fare per venti minuti. Ma la difesa schierata non è certo la qualità migliore dei tedeschi, che si sono lasciati trovare impreparati da un lancio tutto sommato prevedibile di De Vrij: Lautaro scatta sul filo del fuorigioco, la posizione è buona per un paio di millimetri e dopo qualche secondo di suspence di controllo Var l’Inter è in vantaggio. Casuale, anche immeritato. Ma prezioso.

Lì il match è completamente cambiato. L’Inter può aspettare per poi ripartire. In realtà aspetta e basta, e non succede assolutamente nulla fino agli ultimi secondi del primo tempo, quando Handanovic respinge con la punta delle dita il primo, pericolosissimo tiro in porta degli ospiti con Sancho. Sarà praticamente anche l’unico tiro in porta dei tedeschi di tutta la partita, insieme ad un’altra conclusione deviata e di nuovo respinta da Handanovic a metà ripresa.

Quando il tempo passa, l’Inter è più stanca, il Borussia ha più fretta, la partita è più bella. Occasioni, però, sempre pochissime. A mezz’ora dalla fine però l’Inter è già in trincea, difende in 9 quasi dentro l’area. Troppo basso, troppo presto. Conte lo capisce e ha un’intuizione: butta dentro il baby Esposito (classe 2002, all’esordio in Champions) al posto del totem Lukaku. L’ingresso del ragazzino restituisce entusiasmo a San Siro. E non solo quello: Esposito si fa trenta metri palla al piede fra i due centrali avversari, resiste alla carica e si procura il rigore che potrebbe chiudere il match. Lautaro dal dischetto spara addosso a Burki, tanto per regalarsi dieci minuti di sofferenza, ma l’inerzia del match è cambiata.

Nel finale l’Inter non trema, gestisce, orchestra addirittura il contropiede con la regia di Brozovic e stavolta trova il raddoppio con Candreva in campo aperto. L’Inter vince 2-0, alla fine anche meritatamente, perché è riuscita a fare la partita che le era più congeniale. Ed è la stessa partita che potrà giocare anche al ritorno, fra tre settimane a Dortmund, quando stavolta saranno i tedeschi a dover attaccare e vincere a tutti i costi. E i nerazzurri potranno colpire in contropiede. Conte sa come si fa: l’ha dimostrato stasera.

Twitter: @lVendemiale

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