Le regine della Serie A rispondono (quasi) tutte presente. Con la vittoria dell’Inter in casa del Sassuolo per 3 a 4, la fine del lunch match dell’ottava giornata del campionato consegna una classifica con Juventus ancora in testa, nonostante la sofferta vittoria in casa contro un Bologna gagliardo, i nerazzurri che seguono a un solo punto e l’Atalanta, che getta tra le polemiche la possibilità di strappare tre punti a Roma con la Lazio, al terzo. A un punto dalla Dea, il Napoli che, invece, ha avuto vita più semplice in casa con l’Hellas Verona.

Ad aprire la nuova settimana calcistica, dopo gli impegni con le nazionali che hanno riportato in Italia giocatori con problemi fisici (vedi alla voce Alexis Sanchez), è l’anticipo delle 18 del sabato tra Lazio e Atalanta. E con il bel calcio (sei gol a fine match) tornano anche le polemiche. Perché i bergamaschi, dopo un primo tempo durante il quale, per stessa ammissione di Simone Inzaghi, hanno schiacciato i biancocelesti, sono spariti nel secondo tempo. Ma a rilanciare la squadra di casa è stato un rigore molto dubbio su Ciro Immobile che Gasperini, in conferenza stampa, ha definito inesistente. Da quel momento, è iniziata la remuntada laziale, con Correa che raddoppia dopo un minuto e Immobile, ancora su rigore, che completa la risalita al ’92, vanificando la doppietta iniziale di Luis Muriel e del Papu Gomez. La Lazio si è dimostrata capace di rialzare la testa in quella che poteva diventare una carneficina davanti al proprio pubblico. L’Atalanta, al di là degli episodi, si rimprovera di non essere praticamente scesa in campo nei secondi 45 minuti.

Molti meno problemi per il Napoli che in casa con l’Hellas Verona è dovuto ricorrere a delle belle parate di Meret all’inizio della gara per poter poi prendere il gioco in mano e conquistare la vittoria con una doppietta di Arkadiusz Milik che li tiene agganciati alle prime tre guidate dalla Juventus che, nel match del sabato sera, batte un Bologna che non si è mai arreso, come il suo allenatore, Siniša Mihajlović, ancora in panchina nella trasferta dello Stadium.

La partita dei bianconeri sembra iniziare in discesa, con il solito Cristiano Ronaldo che, dopo aver festeggiato il 700esimo gol in carriera con tanto di maglia celebrativa, porta in vantaggio la squadra al ’19. Ma l’incantesimo finisce sette minuti dopo, con il bel gol di Danilo. Da lì, la Juve prende il controllo della gara, soprattutto nel secondo tempo, ma non riesce mai a chiuderla veramente. Al ’54 Pjanic riporta i bianconeri in vantaggio, ma a cinque minuti dalla fine esce, di nuovo, l’orgoglio degli 11 di Mihajlović: la Juve perde il palleggio a centrocampo e i rossoblu si buttano in avanti. Prima recriminano per un fallo di mano dubbio di De Ligt in area juventina e proprio allo scadere del recupero centrano la traversa con un colpo di testa di Santander che, nel proseguo dell’azione, costringe Buffon al miracolo con una rovesciata ravvicinata.

Nel giorno della prima partita dalla scomparsa del patron Giorgio Squinzi, i neroverdi del Sassuolo si trovano davanti l’Inter. Che parte subito forte, con il gol al ‘2 di Lautaro Martinez. Ma Domenico Berardi, al suo sesto centro stagionale, riporta la squadra in parità 14 minuti dopo: dita al cielo a dare il suo personale addio al presidente che tanto ha fatto per trattenerlo in Emilia quando i top club lo avevano messo nel mirino, anche nell’ultima sessione di mercato estivo. Poi, però, si sveglia Romelu Lukaku, che in sette minuti, al ’38 e al ’45 su rigore, porta la squadra sul 3 a 1. Unico episodio da segnalare nel finale della prima frazione, l’interruzione del match a causa di un paracadutista atterrato direttamente sul campo.

Quando, nella ripresa, anche Lautaro segna la sua personale doppietta, il match sembra avviarsi alla conclusione. Inizia la girandola di cambi anche per Antonio Conte, che inizia a pensare alla partita di mercoledì col Borussia Dortmund. Ma il Sassuolo è ancora vivo e in pochi minuti, con Đuričić e Boga, si rifà sotto portando il risultato sul 3 a 4. Così, anche i nerazzurri hanno dovuto sudarsi i tre punti fino all’ultimo minuto.

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