Secondo il quotidiano economico Naftemporiki è “il colpo più grave dalla crisi finanziaria”. Il crac dello storico tour operator Thomas Cook sta creando scompiglio in Grecia, dove sono bloccate 50mila persone e il settore del turismo rischia perdite per 500 milioni di euro. Ma anche gli albergatori italiano lamentano che il gruppo britannico non ha ancora saldato il conto per le prenotazioni di agosto e della prima metà di settembre, che pesano molto sul bilancio delle attività ricettive: secondo Federalberghi ci sono strutture che vantano crediti per decine di migliaia e addirittura centinaia di migliaia di euro.

La British Civil Aviation Authority ha fatto sapere che più di centomila turisti britannici bloccati all’estero saranno rimpatriati in aereo nelle prossime due settimane, con l’organizzazione di voli speciali. Solo oggi sono stati organizzati 74 voli charter, per 16.800 persone, dopo che ieri sono state fatte tornare in Gran Bretagna 14.700 turisti. In Grecia – terza destinazione del tour operator che lo scorso anno ha portato nel Paese 2,8 milioni di persone – sono bloccate 50mila persone. Il settore del turismo, che vale il 23 per cento delle entrate di Atene, potrebbe perdere mezzo miliardo di euro. Thomas Cook aveva inoltre quattro alberghi in Grecia per cui lavoravano 640 dipendenti.

Intanto in Italia il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca denuncia un rischio “tsunami”: “Siamo stati contattati da molti alberghi, ciascuno dei quali vanta nei confronti del tour operator inglese crediti per decine di migliaia di euro, a volte centinaia di migliaia”. Thomas Cook paga solitamente a trenta giorni e ha quindi saldato, nella maggior parte dei casi, le prenotazioni di luglio. Mancano però quelle di agosto e della prima metà di settembre. Il problema, secondo Federalberghi, è che “le istruzioni diffuse dalla compagnia si soffermano sulla tutela dei turisti, bloccando la partenza di coloro che stavano per mettersi in viaggio e coordinando il rimpatrio di coloro che sono attualmente in vacanza”, ma non tengono conto, appunto, gli alberghi e i partner “che si ritrovano con il cerino acceso in mano”. E la direttiva europea sui pacchetti di viaggio è “lacunosa, non tiene conto del ruolo delle imprese turistico ricettive”. L’auspicio è sia il governo a intervenire, direttamente rivolgendosi alle autorità inglesi.

Per tamponare la situazione, la federazione consiglia di “informare eventuali clienti che hanno prenotato con Thomas Cook e che stanno per arrivare, affinché sappiano che dovranno saldare il conto in albergo, per poi chiedere alle competenti autorità inglesi il rimborso di quanto versato all’operatore”. Sul caso, comunque, ha fatto sapere Bocca, “Federalberghi ha immediatamente contattato Hotrec, l’organizzazione europea degli albergatori, e le consorelle degli altri Paesi, per organizzare il confronto con il liquidatore e coordinare l’azione legale che si renderà probabilmente necessaria presso i tribunali inglesi”. I tempi comunque saranno lunghi con esiti incerti, e “molte aziende italiane patiranno le gravi conseguenze di quanto accaduto”.

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