Con un video ed un post sulla sua pagina Facebook, Roberto De Luca ha comunicato di essere stato archiviato nell’ambito dell’inchiesta ‘Bloody Money’, il fascicolo aperto dalla procura di Napoli dopo i videoreportage di Fanpage su presunti episodi di corruzione intorno al ciclo dei rifiuti, documentati dal giornalista Sasha Biazzo e dalla telecamera nascosta addosso all’ex boss di camorra Nunzio Perrella.

Roberto De Luca è il figlio del governatore Pd della Campania Vincenzo De Luca e all’epoca ricopriva il ruolo di assessore al Bilancio del Comune di Salerno. Incarico dal quale si dimise dopo l’iscrizione nel registro degli indagati e una perquisizione nel suo studio di commercialista a Salerno. Fu messo sotto inchiesta per corruzione in seguito a un incontro avvenuto il 6 febbraio 2018 nel suo studio, alla presenza di Perrella – che si presentò sotto falso nome spacciandosi come imprenditore di una multinazionale del settore rifiuti – e di un commercialista ed ex carabiniere, Francesco Colletta, ‘intermediario’ dell’appuntamento nel quale si discusse di come smaltire i milioni di ecoballe che infestano la Campania.

In quel colloquio, Roberto De Luca ricordò “che c’è già qualche gara in corso” e poi fece riferimento a una telefonata da fare al “professore B. o a un altro tecnico della Regione Campania” per saggiare l’azienda di Perrella “in via sperimentale” dopo avergli chiesto se si occupava solo di ecoballe, sentendosi rispondere da Perrella che la sua azienda nel campo della spazzatura può fare tutto. In un successivo incontro, in assenza di De Luca jr, Perrella e Colletta ebbero un colloquio, anche quello ripreso dalla telecamerina nascosta, nel quale Perrella proponeva a Colletta le percentuali relative a una presunta spartizione di tangenti di un futuro appalto.

Secondo quanto riferisce Roberto De Luca, la richiesta di archiviazione è stata formulata a febbraio scorso ed è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari a luglio. De Luca jr ha letto brani della richiesta di archiviazione, firmata dal pm Sergio Amato, dai quali emerge l’infondatezza della notizia di reato: “È assolutamente esclusa la consapevolezza del De Luca rispetto all’incontro tra Colletta e Perrella. È escluso che Colletta rispondesse a istruzioni ricevute da De Luca”.

Passaggi in base ai quali De Luca afferma che “oggi possiamo ribadire che è stata messa in piedi una vera e propria trappola in mio danno e a mia insaputa”. “È stata accertata – scrive De Luca – la mia totale estraneità alla macchinazione organizzata da persone che, senza che io sapessi nulla, hanno ordito una trama gravemente dannosa per la mia immagine. Complesse indagini hanno consentito di accertare che tutta la vicenda è avvenuta nella mia completa inconsapevolezza”.

“È un giorno positivo per me – prosegue – per la mia famiglia e per tutti coloro che mi sono stati vicini in questi mesi, ma anche per la stessa città di Salerno”, ha detto De Luca jr che ha bollato il lavoro di Fanpage come “inchiesta pseudo-giornalistica”. Ma resta senza risposta una delle domande che nacquero dopo la visione del video dei cronisti di Fanpage: a che titolo il figlio di De Luca riceveva nel suo studio persone interessate ad appalti di competenza della Regione guidata dal padre?

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