Quattro premi da 750mila franchi svizzeri (circa 680mila eruo) ciascuno, di cui metà viene destinato a progetti di ricerca. È il valore dei riconoscimenti assegnati anche quest’anno dalla Fondazione Internazionale Balzan, che opera dal 1956 per la promozione della cultura e delle scienze grazie al lascito del giornalista e imprenditore italiano Eugenio Balzan. I vincitori dell’edizione 2109, annunciati il 9 settembre nella sede milanese della Fondazione Internazionale Balzan dai membri del Comitato Generale, sono Jaques Aumont per la Filmologia, Michael Cook per gli Studi sull’Islam, Luigi Ambrosio per la Teoria delle equazioni differenziali alle derivate parziali e il Forschegruppe per studi sulla Patofisiologia della respirazione.

La vera novità è arrivata però alla fine della cerimonia e riguarda le materie premiande del prossimo anno: “Nel 2020 – ha annunciato Maiani – due dei quattro premi verranno racchiusi in un unico tema affrontato in ottica multidisciplinare: quello delle sfide ambientali“. Su iniziativa del Presidente della Balzan “Premio”, Enrico Declava, il filone unico dell’ambiente, verrà declinato in Sfide ambientali: risposte delle scienze sociali e umane e Sfide ambientali: scienza dei materiali per le energie rinnovabili. Per molti non sarà sorprendente. L’interesse per le questioni ambientali, cresciuto sempre di più negli anni, ha toccato il suo apice negli ultimi mesi, anche a fronte di eventi che hanno allarmato sia le istituzioni che l’opinione pubblica internazionale, come gli incendi in Siberia, Amazzonia e foreste pluviali di tutto il mondo.

Tra i criteri di selezione delle materie premiande del Premio Balzan però c’è quello di privilegiare “filoni di studio particolarmente specifici, innovativi, o trascurati da altri premi internazionali“. Il fatto che quest’anno il Comitato generale abbia deciso di prevedere per il 2020 non uno, ma ben due premi dedicati a un tema caldo come l’ambiente, non può che essere letto come la risposta dell’ente alla necessità di attenzione per la principale emergenza che sta investendo questo periodo storico e che non può essere approcciata da solo versante disciplinare, ma soprattutto per “dare un’occasione per aprire un dibattito sul tema tra studiosi provenienti da diversi settori”.

FINANZIARE LA RICERCA – I riconoscimenti in denaro servono “soprattutto per introdurre giovani ricercatori”, ha specificato Luciano Maiani, il presidente del Comitato generale premi, che fa parte della Balzan “Premio” con sede a Milano. I quattro premi assegnati dalla Fondazione, si dividono tradizionalmente in due filoni: quelli destinati a scienze umanistiche (lettere, scienza morali e arte) e quelli destinati alle scienze “esatte” (fisica, matematica, scienze naturali e medicina), ai quali si aggiunge il premio assegnato a cadenza quadriennale per l’umanità, la pace e la fratellanza tra i popoli. La destinazione di metà del riconoscimento in denaro al finanziamento della ricerca, alla quale i vincitori sono tenuti dal 2001, ha permesso in questi anni di avviare 72 progetti. Anche i premiati di quest’anno presenteranno quindi quattro programmi di ricerca nelle loro materie, che conterranno indicazioni sulle metodologie di lavoro e sugli istituti e le sedi coinvolte per quali, una volta ottenuta l’approvazione dal Comitato generale, verranno avviati i finanziamenti di 350mila euro ciascuno dalla Balzan “Fondo”, la sede di Zurigo, che amministra il lascito di Eugenio Balzan. La fondazione ha erogato fino a oggi un totale di 30 milioni di euro che hanno portato a centinaia di importati pubblicazioni, una ventina di volumi e una serie di conferenze.

I PREMIATI DEL 2019 – Per la prima volta quest’anno è stato conferito il riconoscimento a uno studioso che si è concentrato sul cinema facendolo uscire dall’ambito mediatico e facendolo entrare a pieno titolo in quello dello artistico: “L’opera cinematografica diventa opera d’arte” e si “fonda la filmologia come disciplina”. Come hanno spiegato i membri del Comitato Generale Peter Kuon e Victor Stoichita, infatti, il premio è motivato dal fatto che lo studio del francese Aumont “ha contribuito alla definizione del concetto di estetica del cinema e di figurazione filmica”. Un punto di vista condensato nella sua opera L’occhio interminabile.

Allo storico britannico Cook, premiato per i suoi studi sull’Islam, è stato riconosciuto l’approfondimento sullo “studio dell’origine e della storia primordiale del pensiero islamico” attraverso un metodo comparativo, supportato da “un’analisi filologica delle fonti in arabo, turco ottomano, persiano, ebraico, siriano, lingua sudarabica e sanscrito”. La particolarità del lavoro di Cook, ha spiegato presentandolo Elswa El-Shawan Castelo-Branco, è il fatto che i suoi studi siano riconosciti in tutto il mondo, sia nei paesi occidentali, che in quelli orientali, compresi quelli islamici. Questa materia, che “nasce dall’integrazione degli studi orientali con quelli religiosi”, si divide, ha spiegato ancora Castelo-Branco, “in studi sulle opere delle tradizioni, quindi prevalentemente filologici, e in studi sociali“. Mentre i secondi sono più propensi a includere anche un approccio politico, i secondi sono sono prettamente scientifici e quindi, “anche se c’è un punto di vista, resta subordinato alla ricerca etica dei contenuto degli scritti”.

Per quanto riguarda le scienze “esatte”, il piemontese Luigi Ambrosio, che dal 2019 è Direttore della Normale di Pisa, si è aggiudicato il premio per la sua “capacità di sintesi”, che ha permesso di gettare ponti inattesi tra equazioni alle derivate parziali e il calcolo delle variazioni, un settore della matematica diretto alla ricerca di forme ottimali“. Il ruolo di Ambrosio nel panorama della ricerca matematica internazionale è stato lodato Etienne Ghyse durante la proclamazione: “Ha portato nel mondo lo studio Italian Style“.

Erika von Mutius, Klaus F. Rabe, Werner Seeger e e Tobias Welte sono invece i componenti del Forschegruppe tedesco, la cui ricerca (Patofisilogia della respirazione: dalla scienza di base al letto del paziente), ha spiegato Peter Suter, ha il merito di “tradurre i risultati delle ultime più innovative ricerche in nuovi trattamenti e miglior qualità della vita per i pazienti“. L’annuncio ufficiale dei vincitori dei Premi Balzan 2019, alla Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera, è stato accompagnato da una lezione magistrale di Paolo de Bernardis, vincitore del Premio per l’Astrofisica nel 2006, dal titolo Infinitamente grande e infinitamente piccolo: la fisica dell’universo. Il 15 novembre è invece fissata a Berna la consegna dei premi da parte della Presidente del Consiglio Nazionale della Confederazione svizzera, Marina Carrobio.

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