Clima, dialogo con l’Iran, tasse ai giganti del web e guerra dei dazi con la Cina. Sono questi i temi che hanno occupato meeting ufficiali e incontri bilaterali tra i sette grandi del mondo nella tre giorni di Biarritz. Un G7, quello ospitato dalla cittadina francese, che si è svolto in un clima di tensione inusualmente elevato, prima con l’arrivo a sorpresa del ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, che ha tenuto un bilaterale con il presidente francese, Emmanuel Macron, e nell’ultimo giorno a causa delle dichiarazioni del presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, che ha preso in giro su Twitter la Première Dame per il suo aspetto in una fotografia, provocando così il capo dell’Eliseo che più di tutti ha spinto per combattere la deforestazione dell’Amazzonia e trovare una soluzione agli incendi che stanno distruggendo il polmone verde del mondo.

Amazzonia, G7 sbloccherà 20 milioni di euro per l’invio di Canadair
Il tema in testa all’agenda, sul quale i leader avevano iniziato a discutere già prima del vertice, è quello degli incendi in Amazzonia. Dal presidente brasiliano era arrivata, alla vigilia, la richiesta di non politicizzare la questione e di “non usare i roghi per imporre sanzioni”.

La novità è che il G7 ha deciso di sbloccare “appena possibile” aiuti economici urgenti per l’invio di aerei antincendio Canadair nella foresta amazzonica, secondo quanto si apprende da fonti dell’Eliseo. Successivamente, a questo primo finanziamento se ne aggiungerà un secondo “a medio termine per il piano di rimboschimento“, aggiungono.

Da parte sua, il nuovo primo ministro britannico, Boris Johnson, ha fatto sapere con una nota che il Regno Unito stanzierà 10 milioni di sterline, circa 11 milioni di euro, per il piano di riforestazione. “Nel corso di una settimana in cui abbiamo visto tutti, inorriditi, la foresta amazzonica bruciare sotto i nostri occhi, noi non possiamo sfuggire alla realtà delle devastazioni che infliggiamo alla natura”, ha dichiarato Johnson, confermando tra l’altro la disponibilità della Gran Bretagna a ospitare l’anno prossimo la conferenza sul clima Cop26.

Iran: si cerca la via diplomatica, ma posizioni distanti. Trump: “Siamo uniti”. Merkel: “Ancora tanto da fare”
La discussione sul rapporto con l’Iran, dopo la rottura unilaterale statunitense voluta dal presidente Donald Trump, aveva conosciuto subito un colpo di scena con l’arrivo in Francia del ministro degli Esteri Zarif. Una ‘sorpresa’, quella del capo della diplomazia di Teheran, che aveva spiazzato il tycoon americano, anche se l’Eliseo aveva poi fatto sapere di aver informato l’amministrazione di Washington. Versione confermata, successivamente, anche dall’inquilino della Casa Bianca: “Sapevo che sarebbe venuto, ho pensato che fosse troppo presto per incontrarlo. Al momento non voglio incontrarlo“, ha spiegato Trump.

Poi è andato più nel dettaglio: “Me lo ha chiesto, non lo considero affatto irrispettoso“, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se fosse rimasto sorpreso dall’arrivo del ministro degli Esteri iraniano. “Mi ha chiesto l’approvazione”, ha detto Trump, secondo cui i media “sbagliano” nel sostenere che sia rimasto spiazzato. “Ho parlato con Macron ieri – ha continuato il presidente, che ha parlato prima di un incontro con il suo omologo egiziano, Abdel Fatah al-Sisi, a margine del G7 – Con lui ho un grande rapporto, sapevo quello che faceva”.

Zarif è già ripartito alla volta di Pechino per colloqui con gli interlocutori cinesi, non prima però di far sapere che l’obiettivo di Teheran è quello di “proseguire” sulla strada della “diplomazia attiva”.

Anche il presidente americano parla come chi cerca un punto d’incontro con la Repubblica degli ayatollah, assicurando di non volere un cambio di regime nel Paese. “Stiamo cercando di far tornare ricco l’Iran, facciamolo, se lo vogliono – ha detto – O possono restare poveri così come sono. Non penso sia accettabile il modo in cui sono costretti a vivere”. Alla domanda su cosa ci si debba aspettare, Trump risponde: “Vediamo cosa succede, è tutto nuovo”, anche se ha assicurato che sul tema c’è “unità totale” da parte dei leader del G7. Interpretazione che, però, non convince la Cancelliera tedesca, Angela Merkel, che, al suo fianco, non si dice così ottimista: “Comunque resta ancora molto da fare” per ritrovare un’unità sulla questione, ha dichiarato.

“Spero che nelle prossime settimane ci sia un incontro tra il presidente iraniano Hassan Rohani ed il presidente degli Stati Uniti Donald Trump”, ha dichiarato Macron durante il discorso di chiusura del summit. E il magnate americano conferma: “Se si creano le circostanze giuste sarei d’accordo – ha detto -, ma nel frattempo devono giocare bene le loro carte e non possono fare ciò che hanno detto di voler fare, altrimenti ci sarà una reazione piuttosto violenta, quindi credo faranno i bravi”.

Anche da Teheran arrivano, nel frattempo, segnali di apertura. Il presidente della Repubblica Islamica, Hassan Rohani, durante un discorso alla tv ha dichiarato: “Credo che per l’interesse nazionale del nostro Paese dobbiamo usare ogni strumento – ha detto – Se sapessi di avere un incontro con qualcuno che potrebbe portare prosperità al mio Paese e risolvere i problemi del mio popolo, non esiterei”.

Nulla è stato ancora risolto ma abbiamo fatto progressi veri, le discussioni sul piano tecnico sono cominciate. Il presidente Rohani è pronto a incontrare tutti i responsabili politici nell’interesse del suo Paese”, ha detto Macron nella conferenza di chiusura, confermando quindi la volontà reciproca di Usa e Iran di un avvicinamento.

L’intervento di Rohani ha anche motivazioni legate al consenso interno e mira a difendere il suo ministro degli Esteri dalle accuse degli ultraconservatori che denunciano le aperture al dialogo con l’Occidente sull’accordo nucleare. Stamani il quotidiano Kayhan ha criticato duramente la visita di Zarif a Biarritz, accusandolo di aver inviato “un messaggio di debolezza e disperazione” incontrando nuovamente Macron dopo il faccia a faccia di venerdì scorso a Parigi. Di tutt’altro segno la reazione dei giornali riformisti. Per Etemad si tratta del “momento di maggiore speranza” per una risoluzione della crisi dell’accordo sul nucleare dal ritiro unilaterale degli Usa nel maggio 2018.

In arrivo tasse ai giganti del web
Donald Trump, parlando con i giornalisti dopo un bilaterale con la cancelliera tedesca, ha affrontato anche il tema delle tasse ai giganti del web. Francia e Stati Uniti, ha dichiarato, sono “più vicini” a un accordo sulla tassa alle grandi piattaforme Internet. “Abbiamo trovato un ottimo accordo sull’imposta digitale. Nelle nostre economie ci sono situazioni molto ingiuste, alcuni soggetti non pagano le imposte e creano cambiamenti brutali, modificando anche gli equilibri”, ha poi commentato Macron.

Secondo quanto riporta Le Figaro, questo accordo sarebbe già stato raggiunto: “Questo accordo – si legge – prevede un rimborso della differenza tra la tassa francese e il nuovo sistema istituito sotto l’egida dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) da parte di Parigi una volta che questo sistema sarà stato istituito”.

La tassa Gafa era stata adottata dal Parlamento francese l’11 luglio, con valenza retroattiva al 1 gennaio 2019. Ma già al tempo il governo non aveva nascosto la natura temporanea della disposizione fiscale.

Dazi, è l’ora i negoziati Usa-Cina
Il prossimo obiettivo della Casa Bianca è adesso avviare “molto presto” nuovi negoziati con Pechino per mettere fine alla guerra dei dazi che rischia di penalizzare interi settori delle economie americana e cinese. Dopo il botta e risposta di pochi giorni fa, con la Cina che ha annunciato tasse su 75 miliardi di beni americani e Washington che ha promesso di alzare i dazi dal 25% al 30% su 250 miliardi di dollari di prodotti cinesi importati in America, The Donald ha annunciato che “la Cina ha chiamato ieri sera. Inizieremo nuovamente a negoziare molto presto“, promettendo “negoziati seri” dopo che gli Stati Uniti hanno ricevuto “ottime notizie” da Pechino.

“Il mio auspicio è che si trovi un accordo tra le due più grandi potenze economiche”, Stati Uniti e Cina, sui dazi, ha dichiarato Macron nella dichiarazione congiunta con il presidente americano. “Trump ci ha confermato la sua volontà a raggiungerlo”, ha poi concluso.

Libia, auspicio per conferenza internazionale
Nella dichiarazione congiunta del G7 si fa riferimento anche al dossier libico, dopo che negli ultimi mesi la tensione tra le fazioni in campo è tornata alta, con il generale Khalifa Haftar che ha sferrato un’offensiva su Tripoli e il premier del Governo di Accordo Nazionale libico, Fayez al-Sarraj, che invece chiede il sostegno di Italia e Unione europea. “Sosteniamo una tregua in Libia che può portare a un cessate il fuoco duraturo – si legge – Riteniamo che solo una soluzione politica garantirà la stabilità della Libia. Auspichiamo una conferenza internazionale ben preparata che coinvolga tutte le parti interessate e tutti gli attori regionali coinvolti in questo conflitto. A questo proposito, sosteniamo il lavoro svolto dalle Nazioni Unite e dall’Unione Africana“.

Ultima giornata, prossimo appuntamento (forse) a Miami
Il summit si è chiuso con una conferenza stampa congiunta Macron-Trump preceduta da una serie di bilaterali. “Abbiamo fatto questa conferenza stampa insieme perché l’anno prossimo saranno gli Usa ad accogliere il G7 e questo passaggio del testimone fra le due presidenze è un punto a cui tenevamo e poi perché nelle ultime ore abbiamo fatto diverse cose insieme, abbiamo molti punti in comune”, ha spiegato Macron, ringraziando il presidente americano per l’approccio avuto durante il summit. “A me e Trump non piace perdere tempo, ci piace avere accordi e mettere tutto in una dinamica positiva. Dall’arrivo di Trump ci sono state le discussioni più ricche che abbiamo mai avuto insieme”

Il prossimo vertice del G7, con presidenza agli Stati Uniti, l’anno prossimo, si svolgerà “probabilmente a Miami”, aveva già rivelato il magnate americano che, dicono alcune fonti, starebbe pensando di ospitarlo nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. E il tycoon confessa di avere un’idea: invitare anche Vladimir Putin.

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