Accordo salvo intese? Significa ‘accordo salvo accordo’, cioè un insulto alla logica, l’esternazione plastica della contraddittorietà di questo governo, una contraddizione interna che si manifesta anche nelle parole”. Così, ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, il deputato di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto, commenta il ddl Bonafede, esaminato e approvato salvo intese dal Consiglio dei ministri.
Il penalista spiega: “Ho dato uno sguardo al documento e ho notato il modo atecnico con cui è scritto e un linguaggio in politichese che con la riforma dei processi non ha nulla da spartire. C’è innanzitutto un problema di metodo, perché una delega così ampia all’esecutivo esclude il Parlamento da qualsivoglia partecipazione effettiva al percorso legislativo, ripetendo un po’ gli errori e l’arroganza del governo Renzi. Quello che si avverte in questa legislatura è proprio la cancellazione dell’importanza del Parlamento. E cancellare il Parlamento sulla riforma dei processi mi sembra davvero paradossale, è un’altra mortificazione pesantissima della democrazia rappresentativa”.

E aggiunge: “Sul piano del merito, invece, da un pacchetto così pretenzioso ci si sarebbe aspettati un dettaglio sui percorsi, cioè soluzioni molto meno generiche. L’importanza dell’informatica e delle notifiche digitali, per carità, sono una cosa ovvia, non mi sembrano una grande evoluzione culturale. Quindi, si parte male, con uno strumento che mortifica la democrazia parlamentare e si arriva peggio, perché il vero problema è che non c’è una riforma strutturale della logistica giudiziaria. Il nostro Paese – continua – ha bisogno di più magistrati, di più personale, di più strutture, di più investimenti su chi deve fare cosa. Non basta l’innovazione tecnologica, né basta la riforma entro-procedimentale, che è quella tecnico-normativa. E’ evidente che noi abbiamo innanzitutto una crisi logistica. E in questa riforma mancano invece i fondamentali investimenti strutturali sul personale e sulla logistica giudiziaria“.

Sisto si pronuncia anche sulla durata dei processi e sulla prescrizione: “La nostra Costituzione, con l’art.111, stabilisce che il processo deve avere una durata ragionevole. La prescrizione, anche sulla base di norme europee, è la garanzia che il processo non duri in eterno. Cosa si vorrebbe fare con questa riforma sciagurata e incostituzionale? Si vuole sostituire la prescrizione con un processo compresso prima in nove anni, adesso, con l’intervento della Lega, in sei anni. L’unica sanzione della violazione di questi termini è la responsabilità disciplinare del magistrato. Ma io cittadino che me ne faccio della responsabilità disciplinare del magistrato? E’ davvero paradossale – prosegue – perché questo significa ignorare cosa sia un processo penale e il dramma di essere messo sotto cottura per tanto tempo, per poi magari essere assolti, come capita abbastanza spesso. La vera punizione per il cittadino non è la sentenza ma il processo. Spesso si dice che gli avvocati fanno melina per far passare il tempo. Finiamola con questa balla. È notorio che quando un avvocato chiede un rinvio il termine prescrizionale è sospeso. I processi si prescrivono per i ritardi nelle indagini ed è un dato del ministero che incide sull’80% dei processi prescritti. Bisogna intervenire sui termini delle indagini”.

Il parlamentare puntualizza: “Se la prescrizione venisse abolita, un processo potrebbe durare anche 20 anni. L’unica conseguenza è la responsabilità del giudice, ma chi se ne frega! Tra l’altro, potrebbe anche non succedergli nulla, come si evince dal pacchetto “finto” del governo Renzi: le responsabilità dei giudici sono di impensabile rarità. Ma io non sono appassionato al tema delle sanzioni ai giudici. Io tengo ai diritti dei cittadini, perché un cittadino ha diritto a un processo rapido. La norma sulla prescrizione che vuole questo governo è dolosamente incostituzionale. È questo il vero populismo giustizialista. Si somma la voglia di sangue con la prospettiva del consenso e questo non è da Paese democratico, non mi piace”.

Sisto conclude: “Questo è un governo che, pur di mantenere il sederino incollato alla poltrona, si scambia favori molto spesso clamorosamente incostituzionali: dalla prescrizione cancellata da questa sciagurata riforma grillina, avallata dalla Lega, fino alla ‘pena accessoria eterna’. Meno male che almeno su questo tema della giustizia c’è stato l’altolà di Salvini, perché altrimenti veramente c’era da strapparsi i capelli. Ma io me li sarei strappati lo stesso. Questo è un Paese sotto zero per l’economia e sotto sotto zero per la giustizia. Sono comunque credente e ho fiducia nel fatto che la Provvidenza ci manderà un segnale e restituirà questo Paese alla civiltà che merita. Ne sono convinto”.

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