A 35 giorni dal giorno in cui ArcelorMittal non sarà più coperta dall’immunità penale riparte lo scontro tra l’azienda e il governo. Perché i gestori dell’ex Ilva hanno comunicato in via ufficiale agli analisti finanziari, durante la presentazione dei conti, che il governo “sta lavorando a una nuova legge che ripristini” lo scudo su Taranto, eliminato dall’esecutivo a partire dal 6 settembre con una norma inserita nel decreto Crescita.

Le parole del direttore finanziario Aditya Mittal hanno provocato l’immediata reazione del ministero dello Sviluppo Economico. Dal dicastero guidato da Luigi Di Maio è arrivata una smentita “categorica”: “Come più volte ribadito – rilevano fonti del Mise – si vuole intervenire esclusivamente sull’attuazione del piano ambientale nel più breve tempo possibile. Non esisterà mai più alcun scudo penale per morti sul lavoro e disastri ambientali. Ogni altra dichiarazione non corrisponde al vero”.

Eppure Arcelor sembra certa di quale sia la strada seguita dall’esecutivo Lega-M5s: “Devo dire che (il governo, ndr) è stato molto costruttivo con noi e sta lavorando a una nuova legge. Sono al lavoro – ha spiegato Mittal – Non sappiamo esattamente quando il provvedimento sarà legge ma ci hanno dato indicazione che sarà prima” della scadenza dell’attuale scudo, ‘attivo’ fino al 6 settembre.

Da quel momento, aveva fatto sapere il gigante della siderurgica che gestisce l’impianto di Taranto, sarebbe stato impossibile lavorare nel siderurgico. L’eliminazione tout court della norma introdotta dal governo Renzi – secondo l’azienda – complicherebbe la produzione e mettere a rischio la permanenza in Italia. “Chiediamo il rispetto di norme concordate”, ha detto più volte il ceo per l’Italia, Matthieu Jehl. E ancora dopo la replica del Mise, Arcelor – con una nota ufficiale – ha insistito: “Chiediamo la necessaria tutela giuridica per poter continuare ad
attuare il piano ambientale e restiamo fiduciosi che si troverà una soluzione”.

Di Maio ha più volte dentro che non sarebbe tornato indietro sull’abolizione dello scudo che garantiva a chi gestisce l’acciaieria di Taranto di non dover affrontare processi per problemi legati agli impianti fino alla completa attuazione del piano ambientale, fissata entro l’agosto 2023. E nello smentire la comunicazione di Mittal agli analisti, il concetto viene ribadito: “Si vuole intervenire esclusivamente sull’attuazione del piano ambientale”, dicono fonti del Mise. Sotto il profilo pratico, bisognerà comprendere cosa questo vorrà dire.

È possibile, come aveva spiegato Ilfattoquotidiano.it ad aprile, che si proceda con una sorta di immunità penale a ‘step’ facendo coincidere con le scadenze imposte dal piano ambientale: in sostanza, se ArcelorMittal è tenuta a completare i lavori di ambientalizzazione su un impianto entro una certa data sarà coperta fino a quel momento. Si procederebbe così, impianto per impianto. A scaglioni, insomma, e non con una copertura totale – anche per morti sul lavoro e disastro ambientale – assicurata fino al 2023 come garantito dal decreto varato dal governo Renzi, a prescindere dalla scadenza dei singoli lavori di ammodernamento.

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