“Mio padre è morto quando avevo quattro anni, io ho perso la vista un anno dopo. Sono fuggito dall’Eritrea verso il Sudan, poi in Etiopia perché ero perseguitato per la mia fede e per il conflitto. Ho vissuto per quattro anni nel campo di Shimelba. Un luogo di disperazione, mi sentivo impotente. Non voglio ricordarlo“. È la storia raccontata, nel corso di un convegno alla Camera dei deputati sul tema immigrazione, da Habte Abrhaley Tesfagergs, un rifugiato eritreo che ha potuto beneficiare di un corridoio umanitario dall’Etiopia. Habte si commuove mentre parla alla platea: “L’immagine che vedo nella mia mente è come quella di un ritratto di un uomo insignificante, presentato alla vista dei grandi…”. Ma, di fronte alle lacrime del rifugiato, scatta l’applauso della sala. “Non sei insignificante, davvero. Grazie per aver scelto l’Italia, sei un valore aggiunto per questo Paese”, lo ha rincuorato la viceministra per gli Affari esteri, Emanuela Del Re. Alla fine, anche l’abbraccio del presidente Roberto Fico, presente in platea, che poco prima aveva avvertito sul tema immigrazione: “La soluzione non è costruire muri
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Sea Watch, nella vicenda mi ha colpito una figura minore ma rumorosa

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A New York il World Gay Pride ci ricorda che non si può né si deve tornare indietro

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