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Salario minimo, Istat: “Per le imprese aggravio di costi di 4,3 miliardi”. Di Maio: “In manovra riduzione cuneo fiscale”

Il vicepremier intende portare avanti in parallelo la proposta sul salario minimo orario a 9 euro lordi e quella per ridurre tasse e contributi che appesantiscono le buste paga lorde
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Un salario orario minimo fissato a 9 euro lordi sarebbe al momento “il più elevato tra i Paesi Ocse” e “anche della maggioranza dei contratti collettivi esistenti”. E comporterebbe per le imprese “un aggravio di costo pari a circa 4,3 miliardi complessivi“. Che, se non trasferito sui prezzi, porterebbe a una compressione di circa l’1,2% del margine operativo lordo ed allo 0,5% del valore aggiunto. Lo hanno ricordato in audizione alla Camera sul ddl del Movimento 5 Stelle i rappresentanti dell’Istat e dell’Ocse, ripetendo le cifre già rese note durante le audizioni in Senato. Il vicepremier Luigi Di Maio, durante la riunione convocata a palazzo Chigi sul salario minimo, ha ribadito che intende andare avanti perché “bisogna restituire dignità a milioni di lavoratori sottopagati”, aggiungendo però che “al contempo occorre aiutare anche le imprese uccise dalle tasse“. Dunque le due proposte, quella sul salario e quella sulla riduzione del cuneo fiscale (la somma di tasse e contributi), saranno parallele e la seconda, ha detto, verrà inserita nella prossima legge di Bilancio. Assecondando le richieste di Confindustria e della Lega.

Il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo ha stimato in 2,9 milioni le persone coinvolte dal salario minimo per “un incremento medio annuo di 1000-1073 euro pro-capite con un incremento del monte salari di 3,2 miliardi”. La platea degli interessati al netto degli apprendisti scende a 2,4 milioni. Per la pubblica amministrazione l’impatto del salario minimo si tradurrebbe in maggiori costi di beni e servizi per 472 milioni di euro e di beni intermedi per 226 milioni, ha quantificato. Un aggravio che ammonterebbe a circa 700 milioni anche se “considerato che il monte salario sarà in parte assoggettato a Irpef e Irap in qualche modo questa cifra sarà ridimensionata”.

Andrea Garnero, economista del dipartimento lavoro e affari sociali dell’Ocse, ha sottolineato che 9 euro lordi è una cifra “molto elevata”. “Credo che dovrebbe essere definita successivamente”, ha aggiunto. “In Inghilterra ci hanno messo un anno mezzo con una Commissione. E’ consigliabile una certa prudenza sul livello iniziale e monitorare gli impatti”. Peraltro “il salario minimo non è la soluzione alla questione salariale italiana e ai problemi del mercato del lavoro, è solo mediamente efficace contro la povertà anche lavorativa”, ha spiegato. Più “legittima e condivisibile”, invece, l’ipotesi alternativa di estendere erga omnes i contratti collettivi. Con un suggerimento: “Garantire dei margini di flessibilità per adeguare il contratto collettivo nazionale alle esigenze aziendali e rispondere all’eterogeneità del paese e delle regioni evitando che i contratti pirata siano di fatto rimpiazzati da altre forme di non rispetto”. In Italia oggi “non c’è il Far West, visto che i quasi 900 accordi a livello di settore coprono pressoché la totalità”. Tuttavia, dice Garnero, “i contratti collettivi non sono sempre rispettati: stimo che il 12% dei lavoratori sia sottopagato, più al Sud che al Nord del Paese”.

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