di Lorenzo Giannotti

Dopo le elezioni europee e la conseguente vittoria schiacciante di Salvini, il mantra galoppante dei giorni successivi è caratterizzato dal dileggio sprezzante dell’elettorato leghista, considerato alla stregua di un somaro in pensione che fatica a sviluppare un ragionamento corretto. Da tutti gli ambienti degli sconfitti, in particolar modo dai loro rimanenti “fans”, le invettive abbondano. I tifosi Pd si scagliano contro l’ignoranza dei sostenitori del Capitano, accompagnati anche da molti proseliti a cinque stelle, che erano sempre stati tacciati della medesima accusa, così formando un incredibile paradosso. Praticamente se si perde, la colpa della sconfitta ricade solo e soltanto sugli elettori che non hanno capito una beata cippa.

La situazione per i partiti antagonisti del ministro dell’Interno, non è delle migliori: le loro proposte, i loro programmi, e le loro idee possono essere capite solo dalla parte più istruita e acculturata della società (almeno questo è quello che ci hanno detto i risultati delle europee secondo loro), che dall’altro lato è anche la meno estesa. “Gli elettori della Lega sono tutti ignoranti”; “I leghisti sono delle analfacapre immonde”; “Gli adepti del Capitano non sanno nemmeno scrivere in italiano”. Va da sé che, il nobile istituto del suffragio universale viene messo in discussione da chi, quel diritto di voto, lo vorrebbe solo per una ristretta cerchia di meritevoli: le élites.

Ovviamente una soluzione che non sarebbe praticabile, e che rischierebbe di creare solo inutili tensioni. Ma una “terza via” esiste.

È John Stuart Mill, attraverso la sua teoria del voto plurimo, a consegnarcela. Per porre rimedio alla mediocrità indotta dalla democrazia, Mill teorizza la possibilità di esprimere più di un voto (due o tre), per tutti coloro che dimostrino un intelletto superiore: “Un datore di lavoro è più intelligente di un operaio, in quanto è necessario che egli lavori con il cervello e non solamente con i muscoli”. Voi direte: “Ma la sinistra una volta non era proprio dalla parte degli operai?”, lo so anche a me sembrava fosse così, ma non facciamoci troppi quesiti inutili su!

Un’idea vecchia più di un secolo e mezzo, ma che con una bella tirata a lucido farebbe sicuramente comodo anche oggi. Insomma, con questa teoria da applicare ai requisiti dell’elettorato attivo la sinistra, potrebbe cercare di ridurre il gap che la separa dalla odiosa marmaglia delle teste disabitate salviniane, sempre che il problema risieda solamente in questa miope e superficiale analisi.

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