Ho cominciato questa campagna elettorale all’apice del salvinismo. Come una moda, il culto del “Capitano” sembrava avesse irrimediabilmente contagiato i più. Da me, a Prato, funziona così per i locali della movida, siccome una città di duecentomila abitanti non ha abbastanza viveur per riempire sempre tutti i locali, allora si gira come gira la moda. Per qualche mese alcuni locali sono completamente pieni ed altri completamente vuoti, poi quelli che erano pieni diventano vuoti e quelli che erano vuoti diventano pieni. Più o meno allo stesso modo funziona anche in politica, cinque anni fa tutti renziani, qualche mese fa tutti salviniani (grillini poco, più che altro per inadeguatezza della classe dirigente locale: del resto siamo la città dei “Consigleri”). Non più di qualche mese fa, se ti capitava di parlare con qualche dirigente nazionale del Pd e gli dicevi che avevi le Amministrative a maggio, questo ti guardava con lo sguardo compassionevole, ti dava una pacca sulla spalla e ti diceva: “Dura, eh?”.

Insomma c’è stato un momento in cui la Lega sembrava John Travolta in Grease e il Pd Olivia Newton-John, prima della trasformazione, con tanto di frangetta e maglioncino.

Poi che è successo? Che abbiamo smesso di piangerci addosso e abbiamo cominciato a fare campagna elettorale. Uscendo dalla bolla dei social e parlando con le persone, ti accorgi che la gente è molto più riflessiva di quello che normalmente si pensa. Analizza, parla, si informa, studia e, vinta la timidezza o la diffidenza del primo impatto, è disponibile a condividere la propria visione con te. Per fortuna del Pd si può dire quello che si vuole ma non che, almeno nella mie zone, non sia ancora un partito profondamente radicato nel territorio. In ogni frazione, in ogni periferia, c’è un “vecchio saggio”, qualcuno che ti apre tutte le porte. In genere è qualcuno di molto conosciuto perché, negli anni, alla militanza ha unito impegno nel volontariato e, in generale, è stato un punto di riferimento per il proprio quartiere ogni volta che c’è stato un problema. Grazie ai saggi, in questi anni ho potuto incontrare tante persone, e capire fino in fondo il posto in cui vivo.

A questo si unisce la nuova percezione che c’è in giro del fenomeno salviniano. La moda non perdona, i pantaloni a zampa di elefante possono essere una cosa fighissima ma, se li indossi fuori moda, sono solo terribilmente ridicoli. Il vinci-Salvini, il fatto di stare sempre in giro a far campagna elettorale e mai a fare il ministro, la mania dei selfie, credo semplicemente che siano forme grottesche di egolatria che stiano cominciando a stancare.

Un capitolo a parte lo meritano le fake news, prodotte ad arte per creare il terreno perfetto per far crescere il seme salviniano. Non solo le persone tendono a cascarci sempre di meno, ma adesso cominciano a produrre l’effetto contrario. Ultimo esempio stamattina, proprio nella mia città. Prato, come tutti sanno, ha un delicato rapporto con la sua numerosissima comunità cinese. Oggi una pagina Facebook che attacca quotidianamente il sindaco in carica, diffonde la notizia che una candidata in consiglio comunale, italiana di origine cinese, stia diffondendo un materiale elettorale in ideogrammi cinesi, la cui traduzione suonerebbe così: Insieme a Biffoni (il candidato sindaco del Pd, ndr), riusciremo a fermare i controlli nelle aziende cinesi, proteggiamo il nostro modo di fare affari!.

Ovviamente tutto falso e, in pochissime ore, la notizia del taroccamento del materiale e della denuncia della pagina responsabile alla polizia postale si è rivelato un grandissimo strumento di propaganda per le stesse vittime dell’attacco.

In questo clima, che si potrebbe definire di transizione, ho deciso di smettere di pensare a quanto prenderà Salvini e concentrarmi solo sulla campagna elettorale, puntando soprattutto su due proposte, una nazionale e una locale, che il Pd si è finalmente deciso a mettere in campo: l’istruzione totalmente gratuita dall’asilo all’università e il rammendo delle periferie.

Al netto di qualche porta chiusa in faccia, il fatto è che fare campagna elettorale strada per strada mi sta riconciliando con la politica e mi sta facendo conoscere esperienze bellissime.

Il fotogramma più emozionante della campagna: venerdì sono stato ospite dei volontari di Slow Food, che, ogni fine settimana, organizzano un pranzo solidale per combattere la solitudine di alcuni anziani. Un signore dalla voce debolissima si alza e, nel silenzio della sala, legge e commenta un articolo di giornale, e poi un film. Parlando con un lessico ricercato ma fluido fa un ragionamento che arriva chiarissimo, inattaccabile da ogni punto di vista. Alla fine chiede a tutti di fargli avere un’opinione entro il pasto della settimana successiva, altrimenti – dice – questa è davvero l’ultima volta che lo fa.

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