“La lotta alla mafia è una battaglia di libertà contro chi soffoca le coscienze, contro chi vuole confondere la verità con la menzogna, il bene con il male”. Giuseppe Conte, alle celebrazioni per la strage di Capaci a Palermo, ha parlato della lotta che deve portare avanti lo Stato anche oggi. “Con questo spirito e con questo convincimento, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno combattuto per restituire la libertà alla loro terra”, ha detto. “Sappiamo bene, infatti, che la lotta alla mafia è una battaglia contro la prepotenza e i soprusi, contro la giustizia sommaria e il controllo violento del territorio, contro la politica deviata, che si piega a interessi particolari e a torbidi accordi, della trasparenza contro l’opacità delle attività economiche”.

Quindi il presidente del Consiglio, intervenendo nell’aula bunker dell’Ucciardone, ha continuato parlando dei compiti delle istituzioni: “Palermo chiama Italia! E’ un appello a cui, però, deve rispondere anche lo Stato. Il governo che rappresento si ricorda di questa chiamata e vi risponde con tutti gli strumenti che può mettere in campo. Il nostro obiettivo è chiaro: fare terra bruciata alla mafia. Il mezzo che abbiamo a disposizione è quello di impegnarci a garantire una maggiore giustizia sociale. Sappiamo che le organizzazioni criminali hanno buon gioco a instaurarsi come sistema alternativo sul territorio, là dove mancano diritti e opportunità”.

“Nel 1992”, ha detto ancora Conte, “come d’altra parte in altre, troppe occasioni, la mafia non aveva colpito solamente alcune persone, ma aveva voluto colpire lo Stato nella sua interezza, nella sua integrità, uccidendo chi, con competenza e determinazione, stava dedicando la propria vita a combattere un fenomeno criminale di assoluta gravità, il più grave che l’Italia abbia mai conosciuto, anche perché il più pervicace e resistente”.

Per il presidente della Camera Roberto Fico serve invece un “piano Marshall” per “sconfiggerla definitivamente” e che coinvolga tutti. “Le mafie e la criminalità sono il primo problema di sicurezza del Paese”, è il messaggio del capo della Polizia, Franco Gabrielli.

La polemica per la presenza di Salvini: disertano Claudio Fava, il sindaco Leoluca Orlando e il presidente della Sicilia Musumeci
Hanno invece disertato la cerimonia alcuni rappresentanti delle istituzioni, in segno di polemica per la presenza del ministro dell’Interno del Carroccio. Non c’erano infatti Claudio Fava, presidente della commissione Antimafia della Regione Siciliana, il governatore Nello Musumeci e il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. A loro ha replicato il leader della Lega Matteo Salvini:”Sbaglia chi si divide sulla lotta alla mafia“, ha detto. “Chiunque usi questa giornata per attacchi politici sbaglia, non fa torto a me ma fa torto all’Italia e alla memoria di Falcone e agli uomini della scorta e a quanti sono morti”. Quindi ha rivendicato: “Alla mafia stiamo portando via tutto”, ha dichiarato. Dopo la cerimonia, è tornato a criticare gli assenti: “Sono incomprensibili le polemiche e le assenze di certa sinistra, che non sono un’offesa a me, ma alla memoria di Giovanni Falcone e di tutte le eroiche vittime della mafia”.

Anche Maria Falcone, sorella del giudice antimafia, ha criticato la scelta di prendere le distanze dalla cerimonia: “Le polemiche non devono esistere perché dividono e creano isolamento. La cosa bella di cui parlare sono questi giovani che vengono a Palermo per ricordare Giovanni, Paolo e per parlare di legalità e lotta alla mafia, che come ha detto il presidente della Repubblica: ce la faremo, sconfiggeremo Cosa nostra. Non devono esserci distinzioni nel fronte antimafia, perché le polemiche creano grossissimi problemi all’antimafia e sono un premio alla mafia“. “Le polemiche oggi sono inutili, proprio in quest’aula che rappresenta la prima vittoria dello Stato”, ha detto Maria Falcone aprendo le cerimonie. La sorella del magistrato ha ricordato il senso di rispetto per istituzioni che Falcone aveva sempre testimoniato. “Giovanni – ha aggiunto – era la personificazione del senso dello Stato“.

Per il vicepremier Luigi Di Maio “dobbiamo rendere giustizia ogni giorno a chi ha lottato e lotta contro la criminalità per la libertà degli italiani. Ma dobbiamo anche ricordarci che le commemorazioni servono solo se seguite da azioni coerenti – ha aggiunto – Il nostro impegno è difendere sempre i valori e la cultura della trasparenza e della legalità“. “I ministri passano, i ragazzi restano”, si è limitato a dire commentando le polemiche l’ex presidente del Senato Piero Grasso. “Ogni anno c’è sempre una polemica innescata. La scuola fa un grande lavoro tutto l’anno, non vorrei che qualcuno si volesse distinguere non partecipando….”.

Nessun riferimento alle polemiche nelle parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella : “A ventisette anni dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, legate dalla medesima, orrenda strategia criminale, la Repubblica si inchina nel ricordo delle vittime e si stringe ai familiari. Vanno ringraziati quanti da una ferita così profonda hanno tratto ragione di un maggior impegno civico per combattere la mafia, le sue connivenze, ma anche la rassegnazione e l’indifferenza che le sono complici. I nomi di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina sono indimenticabili. Nella loro disumanità gli assassini li hanno colpiti anche come simboli – a loro avversi – delle istituzioni democratiche e della legalità. Il loro sacrificio è divenuto motore di una riscossa di civiltà, che ha dato forza allo Stato nell’azione di contrasto e ha reso ancor più esigente il dovere dei cittadini e delle comunità di fare la propria parte per prosciugare i bacini in cui vivono le mafie”. “Questa riscossa – aggiunge – ha già prodotto risultati importanti. Ma deve proseguire. Fino alla sconfitta definitiva della mafia, che Falcone e Borsellino hanno cominciato a battere con il loro lavoro coraggioso, con innovativi metodi di indagine, con l’azione nei processi, con il dialogo nella società, nelle scuole, soprattutto con una speciale attenzione all’educazione dei giovani”.

“Giovanni Falcone avrebbe da pochi giorni festeggiato i suoi 80 anni“, ha concluso il capo dello Stato. “La mafia sanguinaria ha spezzato la sua vita, ma non il suo esempio di magistrato, il suo insegnamento di uomo delle istituzioni, la sua testimonianza civile. Falcone, come Cesare Terranova, Gaetano Costa, Rocco Chinnici, non era mai arretrato davanti alla minaccia criminale. Anzi, è stato determinante nel costruire strumenti più idonei di contrasto alla mafia, istruendo il primo maxi-processo, svelando aspetti non conosciuti dell’organizzazione criminale, contribuendo a far nascere la Procura nazionale e le Direzioni distrettuali antimafia. L’eredità costituita dalle sue conoscenze, dalla sua tenacia, dal suo rigore etico, è un patrimonio preziosissimo”.

Il presidente della Camera Fico: “Serve piano Marshall per sconfiggere la mafia”. Gabrielli: “Mafia primo problema del Paese”
Secondo il presidente della Camera, Roberto Fico, serve invece “un piano Marshall contro le mafie, il risultato deve essere sconfiggerle definitivamente, chiudere con questa storia”, ha detto nell’aula bunker dell’Ucciardone. “Dobbiamo avere la capacità di farlo, ci vuole un’azione congiunta di tutti i ministeri”, ha spiegato. “Vengo da Napoli conosco bene la situazione dei clan – ha proseguito Fico – dobbiamo esserci con una presenza forte e culturale nei territori dove la criminalità organizzata arruola i giovani come manovalanza. Dobbiamo andarci a prendere i figli dei camorristi e spezzare quella catena”.

“Prenderemo Matteo Messina Denaro ma la partita resta aperta“, ha detto il capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli, intervenendo alla commemorazione di Giovanni Falcone. “E’ ovvio che per noi la cattura è una priorità – ha aggiunto – ma la priorità è il contrasto delle mafie“. “Non vorrei che però passasse il messaggio di simboli che assumono dimensioni superiori all’effettiva capacità”, ha sottolineato.

“Le mafie e la criminalità sono il primo problema di sicurezza del Paese”. È la convinzione del capo della polizia di Stato. “Credo che” la scuola “sia fondamentale”, ha aggiunto nell’aula bunker di Palermo. “È ovvio che la repressione, il momento chirurgico, quando il male è così incistito nella società, è fondamentale. Noi non vogliamo cittadini che si sostituiscano al contrasto, vogliamo cittadini consapevoli“. Sono importanti “i piccoli gesti, i piccoli comportamenti. A volte c’è il rischio che si pretenda dagli altri le grandi cose e nei comportamenti c’è una sorta di giustificazione“, ha concluso Gabrielli.

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