L’Erasmus aiuta a trovare lavoro. Il 72% dei giovani europei che hanno deciso di partire afferma di aver ottenuto il primo impiego anche grazie all’esperienza di studio all’estero. Non solo, sette studenti su dieci, al ritorno, hanno le idee più chiare sulla carriera da intraprendere. Sono questi i risultati di due studi della Commissione europea realizzati su 500 organizzazioni e 77mila tra studenti e membri del personale universitario.

Erasmus+ è il progetto finanziato dall’Unione europea che permette agli studenti universitari di fare un periodo di studio, di massimo un anno, in un paese europeo diverso da quello di origine. Secondo il portavoce della Commissione europea è “un successo per cinque milioni di studenti” che dal 1987 hanno partecipato agli scambi universitari. Un’esperienza che, secondo l’indagine, affina le competenze individuali. Il 90% dei ragazzi dichiara di utilizzare nel lavoro quotidiano le capacità acquisite oltreconfine. In particolare, vengono rafforzate le abilità digitali e quelle linguistiche.

Positivo anche l’effetto sui temi di inclusione sociale e identità europea: due università partecipanti su tre hanno dichiarato che i progetti europei contribuiscono a evitare la discriminazione, e più di nove giovani su dieci afferma di aver migliorato la capacità di lavorare con persone di culture diverse. Per quanto riguarda il personale accademico, coloro che hanno preso parte ad Erasmus+ sono più disposti a coinvolgere le aziende nei propri corsi (60%) rispetto agli altri (40%). Infine, l’80% degli accademici ritiene che l’esperienza all’estero abbia portato allo sviluppo di programmi di studio più innovativi.

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