Continua il duello a distanza tra le due anime del governo gialloverde sulla cannabis legale. “Da oggi comincia una guerra via per via, negozio per negozio, quartiere per quartiere, città per città. Gli spacciatori non li voglio, la droga fa male. Meglio un uovo sbattuto”. In conferenza stampa a Pesaro Matteo Salvini spinge sull’acceleratore sulla nuova battaglia scelta dalla Lega in vista delle elezioni europee: “Ringrazio le forze dell’ordine e la magistratura perché è in corso la chiusura di tre cannabis shop a Macerata, Porto Recanati e Civitanova Marche” su decisione della Questura.

“Sono sicuro che il ‘modello Macerata’ può essere replicato con successo in tutta Italia, oggi stesso manderò una direttiva con questa indicazione”, ha proseguito il vicepremier leghista presentando l’operazione. “La droga fa male, se bisogna legalizzare o liberalizzare qualcosa, parliamo invece della prostituzione, visto che far l’amore fa bene sempre e farlo in maniera protetta e controllata medicalmente e sanitariamente”, ha ribadito in serata durante un comizio a Montegranaro, nelle Marche. 

La campagna contro i canapa shop era iniziata mercoledì e sul tema si era consumato un primo scontro con la ministra della Salute, la grillina Giulia Grillo: “Sono un incentivo all’uso e allo spaccio“, aveva detto il ministro dell’Interno annunciando la volontà di chiuderli “tutti, uno per uno. “Dire di essere contro la droga è come dire di essere per la pace nel mondo – ha commentato questa mattina Luigi Di Maio intervenendo a Radio anch’io su Radio Uno – siamo tutti d’accordo: più controlli fa meglio è, nessuna volontà di non sostenere il ministro dell’Interno nella lotta alla droga. Controlli, per carità, e immagino anche lotta alla mafia“.

La risposta dell’alleato leghista è arrivata da Pesaro: “Combattere la droga significa anche combattere la mafia come dimostrano gli arresti delle ultime ore contro il clan Casamonica“, ha affermato il segretario della Lega, chiedendo che “il senatore dei 5 Stelle Mantero ritiri la proposta sulla droga libera“. “Non è nel contratto di governo – ha aggiunto – e non voglio lo Stato spacciatore”.

Immediata la controreplica: “Evidentemente nella Lega dopo aver visto gli ultimi sondaggi che davano in ripresa il MoVimento sono andati in paranoia – scrive Di Maio su Facebook – Non a caso hanno ricominciato a parlare di grembiulini, armi, province e ora arrivano persino ad inventarsi che siamo a favore della droga (che è folle solo pensarlo). E vedrete che fra poco inizieranno a buttare in mezzo altre provocazioni“. “Dispiace davvero che si arrivi a questo, ovvero a sparlare di tutto pur di riprendere qualche voto in più“, ha aggiunto. Al vicepremier fa eco il sottosegretario al ministero dell’Interno, Carlo Sibilia: che torna sui canapa shop: “Non vedo per quale motivo vadano chiusi. Lo Stato deve star vicino alle piccole medie imprese. È un tema che per me non esiste”. “Se ci sono business illegali vanno chiusi tutti. Non è che uno si alza la mattina e chiude esercizi commerciali. Noi i negozi dobbiamo occuparci di farli aprire”, ha aggiunto Sibilia.

Nel pomeriggio arrivano le parole nette di Giuseppe Conte: “Ho un’agenda con un’ordine del giorno molto fitto, questo non è all’ordine del giorno“, ha detto il presidente del Consiglio, sempre meno arbitro e sempre più protagonista del dibattito, a chi gli domandava un parere sulla questione della cannabis legale.

Annullato il Festival Internazionale della Canapa di Torino – “Sono felice – ha proseguito il capo del Viminale a Pesaro – perché qui nelle Marche verranno chiusi tre cannabis shop. Ringrazio le forze dell’ordine, la magistratura, l’ordine dei medici e l’università che si stanno muovendo per salvare la vita a nostri ragazzi. Quello che dico faccio – ha concluso – chiuderemo uno per uno, strada per strada, via per via tutti i negozi che vendono illegalmente sostanze che danneggiano la vita dei nostri ragazzi e vieteremo tutte le feste, iniziative, esposizioni di droghe che distruggono il cervello dei nostri ragazzi”.

Le parole del ministro causano una prima conseguenza: il Festival Internazionale della Canapa, in programma dal 17 al 19 maggio al Pala Alpitour di Torino, è stato annullato. “Il ministro Salvini ieri – si legge in una nota dell’organizzazione di Sativa Torino Expo – ha divulgato un’intervista dove cita il festival della canapa e lo definisce uno scempio, oltre a giurare di far chiudere qualunque punto vendita commercializzi la canapa sativa”. “Difficile a questo punto – prosegue la nota – far comprendere che sativa Torino Expo non è una festa che punta alla promozione delle droghe leggere ma un progetto culturale e divulgativo che come obiettivo principale ha l’informazione sugli usi e la storia della canapa sativa, sul cbd e cerca di fare chiarezza su argomenti, qui in Italia, ancora molto controversi”.

Parole, quelle di Salvini, dopo le quali “molti standisti hanno abbandonato l’idea di partecipare e per questo – spiegano gli organizzatori – siamo costretti ad annullare l’evento in primo luogo per tutelare chi essendo presente rischierebbe la propria attività direttamente al festival vedendosela chiudere. Ci auguriamo che presto – concludono – la possibilità di divulgare un pensiero attraverso un evento culturale torni ad essere una libertà non soggetta a repressione”. Il ministro esulta: “Annullato il Festival della Canapa di Torino. Ottima notizia! E che si aggiunge alle due chiusure di negozi di cannabis in provincia di Macerata, oggi. Dalle parole ai fatti!”.

Torino dà ok alla coltivazione sui terreni del comune – A dare un ulteriore contributo ad allargare il solco che esiste tra la Lega e i 5 Stelle sul tema è il consiglio comunale di Torino, che ha dato l’ok alla sua coltivazione della cannabis a scopo terapeutico su proprietà comunali. La mozione presentata dal consigliere Federico Mensio (M5S) è stata approvata in Sala Rossa da tutti i 25 consiglieri presenti. Assente il centrodestra. “Spero si arrivi presto ad associare la cannabis – ha detto – non a abuso e dipendenza ma a speranza per i malati”.  Per la consigliera M5S Maura Paoli “siamo in un periodo in cui più del solito lo sciacallaggio politico cerca di diffondere ignoranza criminalizzando una pianta. E questo da parte di chi parla senza sapere né studiare, come fa il ministro dell’Interno che ogni giorno ci regala qualche perla di stoltezza. Spero che il consiglio di oggi aiuti a superare l’ottuso proibizionismo del nostro Paese”.

In materia la normativa è confusaAlla fine di aprile a Roma due commercianti erano stati arrestati e un terzo era stato indagato per spaccio. Sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine erano finite le resine, ottenute dal compattamento delle infiorescenze: nei negozi sono strati trovati panetti di hashish e macchine per il sottovuoto. La normativa in materia è confusa. Tutto nasce da una sentenza della Cassazione dello scorso febbraio, che ha annullato il sequestro disposto dal Riesame di Macerata delle infiorescenze messe in commercio da un 28enne di Civitanova.

La corte ha stabilito la liceità della vendita con una percentuale di thc inferiore allo 0,6%, ovvero la soglia che definisce la cannabis legale. Una decisione in contrasto con altre precedenti sentenze sempre per fatti avvenuti nel Maceratese, dove una serie di canapa shop erano stati sequestrati nel giugno scorso per sospetto spaccio. Ora la Corte di Cassazione a sezioni unite dovrà pronunciarsi il 31 maggio proprio sulla commerciabilità o meno delle infiorescenze per dare un orientamento definitivo in materia.

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