Trieste, non mi stancherò mai di ripeterlo, è una città meravigliosa: un luogo dove si può davvero mettere in pratica il motto di René Dubos “pensa globalmente, agisci localmente”. Da qualche tempo, però, noi triestini, sia autentici sia di complemento, dobbiamo limitarci a pensare globalmente, perché agire localmente è diventato terribilmente complicato. La ragione è presto detta: gli amministratori triestini hanno capito il motto al contrario, sicché pensano localmente e agiscono globalmente. Detto altrimenti, compaiono stabilmente sui media nazionali e internazionali per le loro ciclopiche gaffe. Qui di seguito ne racconto qualcuna, per poi avanzare una modesta proposta.

A ben vedere la gaffe originaria (la Urgaffe, in franco-tedesco), sesquipedale e definitiva, fu di Benito Mussolini, questo “amico dell’umanità” oggi da più parti rivalutato. Nel 1938 venne infatti a Trieste a porre la prima pietra dell’Università e, già che c’era, annunciò di fronte a una folla festante l’emanazione delle leggi razziali. Dove sta la gaffe, direte voi? Semplice: guardando alla Germania nazista, proprio come i populisti di oggi guardano alla Brexit, a Trump o all’Ungheria, pensava di andare nella direzione della storia, e si portava avanti con il lavoro.

Rispetto a questo modello, lo ammetto, le gaffe di oggi sono solo pallidi tentativi d’imitazione: però rimediano alla qualità con la quantità. A Trieste si fa la più grande regata al mondo, la Barcolana? E il vicesindaco leghista trova il modo di pubblicizzarla prendendosela con la locandina, “siamo tutti sulla stessa barca”, immaginandoci dietro chissà quale complotto pro-migranti. A Trieste, a gennaio, fa freddo? Bene, il vicesindaco, sempre lui, pensa bene di reclamizzare il turismo in bassa stagione buttando in un cassonetto le coperte di un clochard. “Clochard” è francese, avrà pensato, dunque si tratterà di un emissario di Macron. A Trieste sono molti gli istriani, che spesso votano a destra? Magnifico, un politicante locale fa appena in tempo a dichiarare che Rosso Istria, il film-polpettone che specula sulla tragedia delle foibe, è “una lezione di storia“, che subito lo sospendono dal Consiglio Regionale perché condannato a seguito di spese pazze. Infine, c’è a Trieste una mezza-maratona che percorre scenari mozzafiato? E gli organizzatori della mezza-maratona di Trieste la reclamizzano con un mezza-puttanata (demi-merde in francese; in italiano, figura di merda), prima escludendo gli atleti africani, poi riammettendoli perché si sarebbe trattato di una “provocazione”, nella vecchia tradizione del pezo el tacon del buso (dove “tacon” alcuni lo traducono “topa”, ma questa poi ve la spiego a parte).

E qui, inevitabilmente, viene la proposta: sempre nell’ottica dell’agisci localmente e pensa globalmente, oppure il contrario, a questo punto sono andato in confusione anch’io. Domanda retorica: si può lasciare inutilizzato questo enorme giacimento gaffistico? No, vivaddio: bisogna sfruttarlo. Propongo allora che si celebri a Trieste, possibilmente nei mesi invernali, il Festival mondiale della gaffe. Un’ideona non solo turistica, ma anche ecologica, se ci pensate. Infatti, si potrebbe fare a km zero e, se è per questo, pure a costo zero: attingendo soltanto agli amministratori locali.

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