Un “nuovo acquisto” per la commissione Antimafia. L’organo parlamentare presieduto da Nicola Morra potrà avvalersi della consulenza di Roberto Tartaglia, sostituto procuratore in servizio a Palermo, che ha indagato sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Giovedì 18 aprile il pm ha incassato il via libera all’unanimità da parte del Consiglio superiore della magistratura per la collocazione fuori ruolo, su proposta dello stesso presidente della commissione Antimafia. Prenderà possesso del nuovo incarico a maggio.

Napoletano di 37 anni, Tartaglia era arrivato a Palermo nel 2011, facendosi subito notare come l’enfant prodige della procura, che all’epoca era guidata da Francesco Messineo. Entrato alla direzione distrettuale antimafia ancora giovanissimo, era stato già applicato al poll che indagava sul patto Stato-mafia. Con l’arrivo di Francesco Lo Voi, Tartaglia si è confermato come uno dei migliori pm del capoluogo. Ha seguito le indagini sui clan di San Lorenzo e Brancaccio e la maxi inchiesta Apocalisse, che ha portato all’arresto di quasi cento mafiosi.

Esperto nelle analisi degli archivi storici (anche quelli dei servizi segreti), dotato di una grande capacità di collegamento tra soggetti ed episodi legati a fatti diversi, Tartaglia ha rappresentato l’accusa al processo sulla Trattativa, insieme ai colleghi Vittorio Teresi, Nino Di Matteo e Francesco Del Bene (questi ultimi ora in servizio alla procura nazionale). Un processo importantissimo quello sul patto tra pezzi delle Istituzioni e Cosa nostra, che ha riscritto la recente storia d’Italia. Nell’aprile scorso i giudici hanno infatti inflitto una condanna a 12 anni al fondatore di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, e agli alti ufficiali dei carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni. Esponenti dello Stato giudicati e condannti insieme a boss mafiosi del calibro di Leoluca Bagarella. Fondamentale nelle indagini è stato il contributo di Tartaglia per ricostruire il ruolo e i legami di alcuni imputati con gli ambienti eversivi dell’estrema destra dagli anni ’70 in poi.

Ma non solo. Perché il magistrato è un vero esperto nelle inchieste sui misteri insoluti che sono andati in scena a cavallo tra Cosa nostra e le istituzioni. Recentemente, per esempio, si è occupato dell’omicidio di Piersanti Mattarella, ex presidente della Sicilia e fratello dell’attuale capo dello Stato. Dopo l’assoluzione dell’ex terrorista nero, Giusva Fioravanti, il delitto Mattarella è rimasto senza colpevoli. Come pure senza colpevoli è rimasto l’omicidio del poliziotto Nino Agostino, ucciso in circostanze mai chiarite insieme alla moglie. Quelle di Tartaglia, quindi, saranno competenze utilissime per la commissione di palazzo San Macuto. Che alcune settimane fa ha varato nove comitati specializzati che si occuperanno di settori specifici nella lotta alle associazioni criminali. Tra questi c’è anche un gruppo di lavoro che si occuperà dei rapporti tra mafie e potere politico, la trattativa Stato -mafia, l’attacco alle istituzioni e la stagione delle stragi e dei depistaggi. Temi di cui Tartaglia è tra i massimi esperti del Paese.

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