Fabrizio Corona deve restare in carcere. Non solo. Sconterà nuovamente i 5 mesi trascorsi in affidamento terapeutico per curarsi dalla dipendenza dalla cocaina che gli erano stati concessi nel febbraio 2018 e che ora non sono stati ritenuti validi. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano revocando l’affidamento terapeutico per l’ex agente fotografico, tornato in carcere il 25 marzo scorso, e accogliendo la richiesta dell’ avvocato generale Nunzia Gatto, numero due della Procura generale milanese, che aveva chiesto la revoca della misura e l’annullamento del periodo di pena scontato in affidamento. La “ripresa” del “percorso” in carcere è la “soluzione non solo necessitata ma anche adeguata” al “livello di consapevolezza” di Fabrizio Corona, hanno scritto i giudici spiegando che un programma terapeutico fuori sarebbe per lui “inadeguato”, date le continue violazioni delle regole.

Durante l’udienza in tribunale di martedì scorso, Corona aveva ammesso di “avere fatto qualcosa di sbagliato“, ma aveva chiesto ai giudici “un’altra possibilità.  La difesa aveva proposto infatti l’affidamento con criteri più restrittivi rispetto a quelli di cui ha beneficiato finora l’ex re dei paparazzi, con la frequentazione di una struttura terapeutica. In quell’occasione, l’Avvocato generale Nunzia Gatto aveva parlato di un “delirio di onnipotenza” da parte dell’ex re dei paparazzi. Tenuto conto del curriculum giudiziario, l’ex re dei paparazzi potrebbe tornare in libertà non prima del 2022. Più che i vari rientri a casa oltre l’orario stabilito dalla prescrizioni, a pesare maggiormente contro Corona sarebbero state le sue stesse dichiarazioni rese in tv.

L’Avvocato generale Nunzia Gatto, “numero due” della Procura generale, che già nei mesi scorsi più volte aveva chiesto che l’ex fotografo dei vip tornasse in carcere, ha chiesto che il tempo trascorso in affidamento da Corona venisse, in sostanza, annullato e non valesse come pena scontata. I giudici col provvedimento, da poco inoltrato ai legali di Corona, hanno calcolato in circa 5 mesi il periodo di affidamento non ritenuto valido, a partire, in pratica, dallo scorso novembre fino a fine marzo. I legali Andrea Marini e Antonella Minieri, assieme al difensore “storico” di Corona, Ivano Chiesa, puntavano sulla concessione di un nuovo affidamento terapeutico, stavolta con una serie di restrizioni, tra cui la frequentazione costante di una comunità. In particolare, la difesa di Corona voleva ottenere un affidamento cosiddetto “semi-residenziale”, ossia con la possibilità per lui di dormire a casa, ma con l’obbligo di frequentare costantemente, almeno tre giorni a settimana, una comunità terapeutica.

L’affidamento era stato sospeso a fine marzo su decisione del giudice Simone Luerti per una lunga serie di violazioni delle prescrizioni. In particolare, per la sua “insofferenza” alle regole e per la “incomprensione” da parte sua della misura dell’ affidamento, manifestata dall’ex re dei paparazzi sia in un video su Instagram sia in un’intervista di fine febbraio. Il giudice aveva anche segnalato che il comportamento di Corona nei confronti di Riccardo Fogli, ossia l’aver parlato di un presunto tradimento della moglie dell’ex componente dei Pooh durante la trasmissione L’isola dei famosi, non era strato “congruo”.

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