La Regione Veneto va alla guerra, contro il governo, contro i ministri dell’Ambiente degli ultimi quattro anni e lancia segnali di pericolo alle altre regioni del Nord. La causa sono i Pfas, le sostanze perfluoro-alchiliche, frutto di lavorazioni industriali, che inquinano pesantemente l’ambiente e creano danni alle persone. Perchè Arpav, l’Agenzia per l’ambiente della Regione Veneto, ne ha trovato tracce nel fiume Po. La notizia è stata diffusa da Palazzo Balbi due giorni dopo la pubblicazione del nono Rapporto sullo stato di salute degli abitanti nelle zone interessate all’inquinamento da Pfas, nelle province di Vicenza, Padova e Verona, verosimilmente causato dalla Miteni di Trissino. Secondo quei dati, 16.400 cittadini, su un totale di circa 25mila sottoposti ad esami, quindi il 65%, hanno “livelli elevati” di Pfas nel sangue, tali da richiedere esami di secondo livello, un percorso di monitoraggio e in molti casi anche la cura di patologie che si sono manifestate.

Adesso Arpav apre un altro fronte, in un’altra parte del Veneto, con un dossier inviato a Nicola Dell’Acqua, commissario delegato per i primi interventi urgenti di Protezione Civile in conseguenza della contaminazione da Pfas. I tecnici hanno controllato tre punti nel fiume Po, “estendendo la ricerca di un nuovo composto C6O4 ad alcuni punti di acqua superficiali collocati in punti di attingimento idropotabile”. Perché hanno cercato il C604? “L’inquinante emergente era in passato stato ritrovato nelle acque contaminate nei pressi dello stabilimento della Miteni, che lo utilizzava nel processo produttivo a sostituzione dei Pfas tradizionali. A marzo è stata riscontrata una positività presso la stazione di acque superficiali sul fiume Po in località Corbola con la determinazione di un quantitativo di alcune decine di nanogrammi/litro. Il campionamento è stato ripetuto il 2 aprile scorso, confermando il ritrovamento sia nella stazione già campionata che a monte e a valle della stessa”.

È così scattato un nuovo allarme, che coinvolge il Bacino del Po. “Considerato che, data l’ubicazione dei punti di campionamento, risulti pressoché impossibile che derivi dal sito inquinato nell’area Miteni, il composto quasi sicuramente deriva dalle regioni del bacino padano a monte idraulico delle prese in cui è stata ritrovata la sostanza con una concentrazione di circa 80 nanogrammi/litro. Ricordiamo, infatti, che la stazione è ubicata in prossimità di Castelmassa, al confine con Lombardia ed Emilia”.

Arpav accusa: “Una sostanza così poco utilizzata e di nuova generazione per essere riscontrata in queste quantità nel fiume più grande d’Italia fa supporre che si possano trovare a monte fonti di inquinamento importanti. Per questa sostanza gli standard analitici commerciali non sono disponibili e le analisi, ad oggi, sono sperimentali”. La Regione Veneto (che ha ordinato nuove batterie di filtri per evitare la diffusione nelle acque potabili) ha predisposto lettere informative che saranno spedite alle regioni Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. Un avvertimento e un ultimatum a voler intervenire.

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, è sceso in campo: “Questa è la conferma che la questione Pfas è un tema che interessa tutto il Paese, è una primaria questione ambientale nazionale – ha dichiarato – Il Governo, come ha già fatto il Veneto, deve intervenire fermamente, ponendo limiti zero. Invitiamo, quindi, il ministero dell’Ambiente a muoversi il più rapidamente possibile sulla linea già tracciata dalla nostra Regione, a tutela della popolazione non solo delle aree interessate da questo tipo di inquinamento in Veneto, ma di tutti i cittadini del nostro Paese”.

A Zaia ha risposto, con sarcasmo, l’onorevole Alessia Rotta, vicecaprogruppo del Pd alla Camera. “Finalmente anche il governatore del Veneto si accorge che l’inquinamento da Pfas è una questione nazionale”. E ha aggiunto: “I governi a guida Pd hanno decretato lo stato di emergenza, previsto il commissariamento dell’area colpita e investito 80 milioni. Attraverso una legge di civiltà, abbiamo lavorato per risolvere l’inquinamento da Pfas e per eliminare alla radice i reati legati all’inquinamento. Ora Zaia chiede al suo governo di intervenire, ma dimentica che sono ancora da spiegare le responsabilità della provincia di Vicenza a cui, a quanto emerge, era nota già al 2006 la tossicità di Pfas e la presenza nelle acque”.

A Venezia non hanno gradito. L’assessore regionale all’ambiente Gianpaolo Bottacin ha replicato: “L’onorevole Rotta dovrebbe sapere che per il Veneto i Pfas sono un’emergenza dal 2014, quando inviammo una prima lettera al governo Renzi. Nel 2015 scrissi al ministro Galletti, ma tutto è rimasto lettera morta, salvo un invito alle regioni a segnalare la presenza di Pfas. È il Ministero che deve porre i limiti alla presenza di Pfas nelle acque, ma non lo ha fatto. A farlo è stato il Veneto”.

IL DISOBBEDIENTE

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