Quasi mezzo miliardo in meno di incentivi alle imprese, 300 milioni in meno per il diritto alla mobilità e i sistemi di trasporto, tagli per 150 milioni alle “politiche di sviluppo, competitività, responsabilità sociale d’impresa e movimento cooperativo” e una sforbiciata della stessa entità per la pianificazione generale delle Forze armate. Ma anche una riduzione di 70 milioni delle risorse a disposizione per “istruzione universitaria e post-universitaria” e di 40 milioni che sarebbero andati al finanziamento della spesa sociale e all’Inps. È una parte degli stanziamenti – per un totale di 2 miliardi di eurocongelati con la legge di Bilancio dello scorso dicembre a garanzia dell’andamento dei conti di quest’anno. Ora, in vista del Documento di economia e finanza che il governo gialloverde si prepara ad approvare martedì pomeriggio, la Commissione Ue chiede che quelle uscite siano definitivamente bloccate per contribuire a rimettere in carreggiata il deficit. E le bozze del Def confermano che quei soldi restano congelati.

“Quando abbiamo discusso il bilancio con le autorità italiane c’erano le cosiddette clausole di salvaguardia per 2 miliardi, che congelavano alcune spese, che nelle circostanze attuali dovrebbero essere attivate“, ha ricordato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis sabato scorso, a margine dell’Ecofin a Bucarest. Il riferimento è al comma 1118 della manovra, aggiunto nei giorni del testa a testa con Bruxelles sul deficit/pil finito con la scelta di ridurlo al 2% dal 2,4% annunciato inizialmente. “Per l’anno 2019, le dotazioni del bilancio dello Stato, in termini di competenza e cassa, sono accantonate e rese indisponibili per la gestione, per un importo complessivo pari a 2 miliardi di euro, secondo quanto indicato nell’allegato 3 annesso alla presente legge”, prevede il comma. “Con decreti del Ministro dell’economia e delle finanze, da comunicare alle Camere, gli accantonamenti di spesa, su richiesta dei Ministri interessati, possono essere rimodulati nell’ambito degli stati di previsione della spesa, ferma restando la neutralità degli effetti sui saldi di finanza pubblica”. Poi si dispone che a luglio, a valle del monitoraggio sugli andamenti tendenziali dei conti pubblici, si deciderà se rendere disponibili le cifre accantonate o confermare il congelamento.

La tabella allegata elenca i tagli potenziali: 1,18 miliardi sono a carico di missioni del Tesoro e sotto questo cappello ci sono anche 481 milioni destinati a incentivi alle imprese. Altri 159 milioni di sforbiciate riguardano il ministero dello Sviluppo, che dovrebbe sacrificare 150 milioni per il programma “Promozione e attuazione di politiche di sviluppo, competitività e innovazione, di responsabilità sociale di impresa e movimento cooperativo”. Ci sono poi 300 milioni di riduzioni di spesa a danno del ministero delle Infrastrutture, 150 milioni in meno per pianificazione generale delle Forze armate e approvvigionamenti militari e 100 milioni di tagli al ministero dell’Istruzione: 70 a valere sul capitolo destinato a quella universitaria e post-universitaria, 30 a ricerca e innovazione. Altri 40 milioni saranno tagliati alla cooperazione allo sviluppo. Piccole sforbiciate per gli altri dicasteri: 2,8 milioni lo sforzo richiesto alla Giustizia, 5,4 milioni alle Politiche agricole, 2,1 alla Salute.

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