“Chi sono i ‘pagliacci’ nel mio libro? Sono quei politici che ci hanno tolto la voglia di amare la politica. Io nel mio libro ne individuo tre: Berlusconi, Renzi e Salvini“. Così, a L’Aria che Tira (La7), il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, spiega il titolo del suo ultimo lavoro, “La politica è una cosa seria. Da Berlinguer a Salvini, dieci motivi per cacciare i pagliacci” (ed. Rizzoli).
E aggiunge: “Nel sottotitolo quel passare ‘Da Berlinguer e a Salvini’ è un po’ come passare dai Pink Floydd a Povia. C’è stato proprio un crollo verticale. Nel libro mi sono divertito a passare da esempi altissimi, come Berlinguer, Pertini, Parri, figure meravigliose che generavano appartenenza e che era bello che rappresentassero noi italiani, a figure francamente molto più respingenti e molto più deludenti”.

Scanzi chiosa poi sulla figura del leader della Lega: “Sarebbe bello che Salvini, il quale a volte ammette di aver sbagliato, facesse qualche passo indietro, chiedesse scusa e dicesse in maniera molto netta e chiara che lui con certe forze politiche, come Casapound e Forza Nuova, non c’entra niente. Ma non lo può dire, perché se lo dicesse, non lo voterebbero. Questo suo stare né di qua, né di là mi dà profondamente fastidio. Qualche giorno fa Salvini ha commentato la vicenda di Mimmo Lucano, vicenda sulla quale ci possono essere tutte le perplessità del mondo – conclude – Non credo che Lucano sia il nuovo Gandhi, ma quando hai di fronte una decisione della Cassazione, non è reato ammettere di aver sbagliato o chiedere scusa. Salvini è come Fonzie e Renzi: non ce la fa a chiedere scusa fino in fondo. Ed è un peccato, perché, se imparasse, farebbe giovamento a se stesso e a noi”.

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