Sono accusati di appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio. E adesso i fratelli Alessandro, Luca e Andrea Conticini rischiano il processo. Ai tre, infatti, la procura di Firenze ha notificato le informazioni di garanzia e l’avviso di conclusione delle indagini: un atto, quest’ultimo, che è spesso propedeutico alla richiesta di rinvio a giudizio. Andrea Conticini è cognato di Matteo Renzi avendone sposato la sorella. Ai tre è stata contestata l’appropriazione indebita, perché nel frattempo il reato è tornato ad essere perseguibile senza la querela di parte. 

L’inchiesta è relativa a 6,6 milioni di dollari che, secondo i pm Luca Turco e Giuseppina Mione, sono stati sottratti ai 10 milioni di dollari di fondi donati da enti benefici internazionali alle organizzazioni di cooperazione ‘Play Therapy Africa limited’, ‘International Development Association limited’e ‘International Development Association Sa’, per assistere i bambini del continente africano con progetti speciali. Le donazioni provenivano da Fondazione Pulitzer, tramite Operation Usa, Unicef e altri enti umanitari internazionali. Ma sarebbero state usate per operazioni immobiliari in Portogallo e acquisto di partecipazioni societarie, anziché nella cooperazione.

Secondo gli inquirenti fiorentini almeno 6,6 milioni, anziché prendere la via dell’Africa, sono finiti in conti correnti accesi presso la Cassa di Risparmio di Rimini, la Barclays Bank alle Seychelles e il Banco Caboverdiano De Nego Capo Verde. Quindi, il denaro, finito nei conti riferibili alla famiglia Conticini, sarebbe stato poi impiegato dagli stessi indagati in operazioni mobiliari e immobiliari, restando così per gli scopi umanitari una cifra residua di appena 2,8 milioni di dollari.

Le indagini di procura e della Guardia di finanza di Firenze, contestando il reato di riciclaggio dei fondi distratti dalla beneficenza, accusano Andrea Conticini di aver usato i soldi per acquisire partecipazioni societarie e finanziamenti in conto soci a favore della società Eventi 6 di Rignano sull’Arno dei familiari dell’ex premier Matteo Renzi (con 187.900 euro nel 2011), della srl Quality Press Italia di Firenze con 158.000 euro nel 2011, e di Dot Media srl di Firenze con 4.000 euro.  Sempre per l’accusa di reimpiego di somme ricavate dai fondi per l’Africa, la procura accusa Luca Conticini e Alessandro Conticini di aver sottoscritto nel settembre 2015 un prestito obbligazionario per 798.000 euro emesso dalla società Red Friar Private Equity Limited Guernsey e per aver fatto un investimento immobiliare in Portogallo da 1.965.000 euro tra il novembre 2015 e l’aprile 2017.

I 10 miliani di dollari conteggiati nell’inchiesta provengono, nel dettaglio, per 5,5 milioni (periodo 2009-2016) dalla Fondazione statunitense ‘Ceil and Michael E. Pulitzer’ tramite l’ente no profit Operation Usa. Per altri circa 3,9 milioni di dollari dall’Unicef internazionale (periodo delle erogazioni 2008-2013). Una ulteriore somma di 891.000 dollari era stata erogata complessivamente alle ong riferibili ai Conticini dalle organizzazioni umanitarie internazionali Australia High Commission, Avsi, Fxb, Mobility without barriers fondation, Oak Fondation, Undp e France Volontaires. I fondi erogati dall’Unicef erano destinati a fornire servizi all’infanzia. Le altre donazioni, invece, erano state fatte con i criteri della beneficenza all’infanzia.

Durante l’inchiesta la procura di Firenze ha convocato i tre fratelli per essere interrogati dai pm ma tramite i loro difensori gli stessi indagati fecero sapere che non sarebbero andati poiché comunque si sarebbero avvalsi della facoltà di non rispondere. Inoltre la procura ha chiuso le indagini dopo aver ricevuto risposta dalle rogatorie negli Usa presso gli enti benefici parti offese. Nei mesi scorsi la modifica della disciplina sul reato di appropriazione indebita – che, diversamente dalla ‘riforma Orlando’, è tornato di nuovo procedibile di ufficio, senza bisogno di querela di parte – ha permesso agli inquirenti di contestarlo ai Conticini.

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