Brutti tempi in vista per la “famiglia naturale”: in difesa di essa, infatti, il ministro Matteo Salvini ha approvato l’urgentissimo provvedimento per cui toglierà la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” dai moduli per richiedere la carta d’identità dei minori, sostituendo a quelle diciture “padre” e “madre”. Evidentemente la fragilità della famiglia tradizionale – chiamiamola col suo vero nome – è tale che servono atti specifici, quanto inutili, che rimarchino la presunta eterosessualità dei coniugi o dei partner.

Scherzi a parte, tale misura appare largamente inefficace rispetto a una serie di problemi veri che angosciano le famiglie italiane – tutte “naturali”, eterosessuali e arcobaleno, in quanto presenti “in natura” (anche nel mondo animale) – e contro le quali il governo non sembra altrettanto sollecito. Ne indico alcune, sia mai che qualche solerte ministro non legga questo post e ne tragga ispirazione: maggiore presenza di asili nido, congedi parentali equamente redistribuiti tra i genitori, politiche per lo sviluppo e lotta alla disoccupazione. Se hai i soldi per pagare affitto e bollette, infatti, magari ti viene voglia di fare un figlio. Se non sai come arrivare a fine mese, invece, no.

Salvini, che forse non conosce le difficoltà in cui si imbatte chi svolge un lavoro o lo cerca, sembra ignorare tutto questo. Probabilmente folgorato sulla via che da Damasco portava al Congresso di Verona – dove è stata guest star indiscussa – il “capitano” ha finalmente capito cosa può rendere felici i bizzarri personaggi che abbiamo visto nei servizi in tv. A cominciare da chi portava a passeggio statue della Madonna col bambin Gesù, novella coperta di Linus contro i gay brutti e cattivi – c’è citazione – e anche un po’ troppo nudi ai pride. Peccato che per il resto della società civile, le urgenze siano altre.

di Simone Bauducco

Insomma, sarebbe opportuno che il governo intervenisse su questioni più concrete e meno ideologiche. Perché aver cancellato “genitore 1” e “genitore 2” ha come unico effetto concreto quello di far dispetto a quelle famiglie in cui abbiamo due padri o due madri. E basterà il primo pronunciamento del Tar per abbattere una norma già per altro considerata discriminatoria e non solo a danno dei papà gay e delle mamme lesbiche. Il Garante della Privacy infatti ha riscontrato diverse criticità “nei casi in cui la richiesta della carta di identità, per un soggetto minore, venisse presentata da figure esercenti la responsabilità genitoriale che non fossero esattamente riconducibili alla specificazione terminologica ‘padre’ o ‘madre'”.

Si conviene, in conclusione, che per difendere (da chi?) la famiglia naturale (quale tra le varie realizzazioni che la natura umana, e non solo, prevede?) occorre attuare politiche discrimatorie. L’unica cosa in cui sembra abilissimo questo governo, tra mancata accoglienza ai migranti e niet ai diritti delle famiglie omogenitoriali. Così come si prende atto che se non ci fosse la specificazione “padre” e “madre” sui moduli, il signor Mario Rossi e sua moglie Luisa Bianchi non saprebbero come definirsi, all’interno del loro nucleo familiare. Ma che sono brutti tempi per le famiglie, è già stato detto. Soprattutto se per ribadire l’ovvio, senza far nulla per abbattere i problemi reali, bisogna ricorrere a misure tanto inadeguate quanto inutili e ridicole.

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