“Abbiamo la statistica delle patenti ritirate, non esiste un albo aggiornato dei conducenti di mezzi di trasporto attivi: gli autisti vanno e vengono, esercitano oppure no, magari si fermano per un periodo e poi riprendono”. Dal Viminale si intravede in parte la natura del problema. Tutta l’Italia si chiede come sia stato possibile che un conducente con precedenti penali e patente sospesa nel 2007 per guida in stato di ebbrezza abbia potuto essere al volante del pullman bloccato ieri sulla Paullese, mentre dirottava il mezzo con 51 bambini a bordo. Un vuoto normativo, si ripete in queste ore, che non consente alle banche dati di comunicare e alle aziende di trasporto di avere informazioni puntuali e continue che vadano oltre le abilitazioni formali del possesso della patente per i mezzi adibiti a trasporto di persone e della carta di qualificazione per conducenti professionali, valida 5 anni e rilasciata dalla Motorizzazione. Al momento dell’assunzione, l’azienda verifica lo stato di idoneità psicofisica alla mansione, le visite mediche accompagneranno poi tutta la vita lavorativa dell’autista, con controlli anche tossicologici periodici, sia programmati che a campione. L’episodio di ieri, e altri meno eclatanti ma allarmanti, suggeriscono che il sistema deve essere normato diversamente.

Invero dal 2010 le sanzioni per la guida in stato d’ebrezza sono state appesantite con la revoca della patente, ma la norma non è retroattiva e nel caso di Ousseynou Sy, trovato alla guida dell’auto privata tre anni prima dell’entrata in vigore della stretta, nulla ostava al fatto che potesse rimettersi al volante con regolari documenti di autista per trasporto di persone. E qui emerge l’altra anomalia che ha permesso di rimettere nelle mani di un autista fuori controllo la vita dei bambini per 40 minuti di terrore. La società di trasporti ha fatto sapere che non aveva ricevuto comunicazione alcuna dalle autorità competenti, tantomeno dal lavoratore (per di più sta emergendo che durante il periodo di sospensione si era dato malato, per nascondere la sanzione e mantenere il posto). Per Autoguidovie era sufficiente il certificato penale depositato 15 anni fa, al momento dell’assunzione. Da allora, la fedina penale non è più stata verificata. In altre società i controlli sono più stringenti: periodicamente il casellario giudiziario è passato al setaccio. Ma la legge non li impone. Lo stesso silenzio ha affogato la sospensione della patenteAutoguidovie, la società per cui lavorava l’autista, non ne è stata informata da Sy, né dalla motorizzazione civile, che non è tenuta a comunicarlo.

Se ne dovrebbe occupare la politica, dice qualcuno, mentre dai banchi di maggioranza e opposizione è un profluvio di commenti sorpresi e sdegnati per quanto accaduto e di buoni propositi che tornano oggi con la corsa a modificare la legge. Il Pd, ad esempio, ha depositato un’interrogazione per chiedere al governo di colmare la lacuna nell’ordinamento che fa sì che le aziende pubbliche di autotrasporto effettuino il controllo delle pendenze penali e sulla patente degli autisti dipendenti solo al momento dell’assunzione e non lungo tutto il corso del rapporto di lavoro. L’interrogazione, rivolta al ministro dell’Interno Salvini e dei Trasporti Toninelli, è stata presentata da Franco Mirabelli e sottoscritta dai senatori dem Alfieri, Comincini e Malpezzi.

La discussione sul tema potrebbe partire dal nuovo codice della strada all’esame della IX Commissione della Camera. Diego De Lorenzis, vicepresidente, è il relatore (insieme a un collega della Lega) di una proposta che finora si è mossa su temi diversi da questo, avendo come faro la riduzione delle vittime della strada che registra un trend affatto positivo (ancora 3378 morti nel 2017). De Lorenzis però esprime prudenza. “Certamente questo problema sarà affrontato e risolto nel provvedimento in discussione”, dice pur avendo sperimentato sulla propria pelle la difficoltà di normare la materia. E’ stato promotore di una proposta di legge intitolata “Istituzione dei centri per la guida sicura e modifiche al codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, in materia di limitazioni nella guida, di requisiti per la conferma della validità della patente e di pubblicazione di dati dell’anagrafe nazionale degli abilitati alla guida“. Presentata sia nella scorsa che in questa legislatura, la proposta è stata assegnata alla commissione e mai discussa. Idem per quella finalizzata a sollevare gli autisti professionali dagli effetti di sanzioni amministrative troppo penalizzanti, ma consentendone anche il riconoscimento e la tracciabilità, presentata dal deputato Arturo Scotto (Sel) quattro anni fa. Il testo depositato il 19 febbraio 2015 impegnava il governo ad adottare “entro sei mesi”, su proposta del Ministero dei Trasporti, di concerto con gli altri Ministri interessati, un decreto legislativo recante “modifiche al codice della strada (…) al fine di istituire una patente di guida professionale”. L’esame non è mai iniziato. De Lorenzis però è fiducioso: “E’ chiaro che questa vicenda finisce per interessare il lavoro del Parlamento e della commissione che sta valutando gli esiti di due mesi di audizioni che vanno dai sindacati alle forze di polizia, Confindustria e ciclisti. Ci siamo concentrati su aspetti critici a un paio d’anni dall’introduzione dell’omicidio stradale. Ma parleremo anche di quanto accaduto, ne discuteremo. Siamo alla fase del comitato ristretto e vicini a quella emendativa, mi auguro di arrivare in aula ad aprile e ottenere un voto al Senato entro l’anno”.

Non che siano mancati precedenti preoccupanti, se non così drammatici per occuparsene. Solo le ultime cronache hanno regalato motivi per intervenire. Ai primi di marzo un autista ha falciato una famiglia a Marostica, ferendo gravemente un bimbo di 14 anni. Tornerà mai alla guida, anche se tra qualche anno? A maggio dell’anno scorso la gita scolastica diretta a Genova partita da Turano Lodigiano viene interrotta quando la Polstrada ferma un autobus e trova l’autista ubriaco. A bordo c’erano 40 bambini. Il conducente è risultato positivo al test dell’etilometro, con un tasso di 1,79 g/l, il triplo di quello di 0,5 ammesso per condurre autoveicoli. Il controllo è avvenuto alle 8 del mattino. Lo scorso novembre un dipendente della Asf, società di autoguidovie comasca, viene fermato ubriaco. Si scopre a seguito dei controlli che era stato sospeso dal servizio sette anni prima. Il motivo: era ubriaco anche allora. La Provincia di Como, che ha seguito la vicenda, spiegava che “l’uomo dovrà sostenere nuovamente l’esame in Motorizzazione, per riavere la licenza per poter condurre autobus. E lo potrà fare non prima di un anno (ma il giudice potrebbe allungare questo tempo fino a tre anni). Al momento Asf si è limitata a sospendere il proprio dipendente, ma non è escluso che possano essere presi provvedimenti ben più seri”. Tutto qui, la legge non prevede altro.

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