Hanno manifestato con le tute gialle e le maschere, portando in piazza anche i figli, vestiti da ape. A Firenze, gli apicoltori e le apicoltrici sono scesi in piazza per unirsi allo sciopero del clima. “Siamo i testimoni dei cambiamenti climatici con il nostro lavoro”, spiega Lorenzo Lander, 39 anni, apicoltore da quasi una decade. “Le api sono un campanello di allarme fondamentale, se stanno male tutto l’ecosistema soffre”.

“Bee the change” e “Agiamo adesso uniti per le api” gli slogan degli striscioni. Lorenzo ha coinvolto gli apicoltori della zona a partecipare allo sciopero, dopo aver letto di un’iniziativa simile promossa in Germania. Hanno deciso di unirsi alla manifestazione per far sentire la voce di un comparto produttivo fortemente colpito dai cambiamenti climatici. Lorenzo è in piazza con suo figlio Gabriele, di 13 mesi, che porta sulle spalle vestito da piccola ape. “Chiedo di agire adesso, perché non c’è più tempo e i nostri figli non possono permettersi indifferenza da parte delle istituzioni”.

La richiesta è quella di un cambio di rotta a favore della tutela dell’ambiente. “Le api sono in grande crisi a causa del cambiamento climatico che sta modificando totalmente le fioriture e la disponibilità d’acqua“, spiega Alberto Fatticcioni, apicoltore, “Nel 2017 siamo stati costretti a dare da bere alle api perché nel raggio di un chilometro non si trovavano risorse idriche”. Problematiche condivise anche da chi ha iniziato da poco questo lavoro, come Simona Pappalardo, apicoltrice di 36 anni. “Ho iniziato nel 2016 con 20 alveari. È stato un avvio di attività molto difficile: un anno molto piovoso seguito da un altro estremamente siccitoso”, racconta Simona che è responsabile dell’attività di monitoraggio dell’Osservatorio Nazionale Miele, “nel 2017 sono andati persi dal 20 al 40% degli alveari, quando la normale mortalità invernale è del 10%”.

Siccità, eventi estremi e gelate questo significano i cambiamenti climatici, accelerati da un’agricoltura basata su monocolture e uso di sostanze chimiche . “Ho visto le api in stress alimentare che non trovavano polline e nettare in giro per siccità troppo prolungate”, racconta Paolo Piazza, apicoltore da 15 anni, “Inverni caldi che facevano muovere le api quando dovevano stare stare ferme quindi uno stress continuo”.

I cambiamenti climatici portano le api a morire di fame, non trovando il nutrimento necessario per la loro sopravvivenza e la produzione di miele ne risente. “Le api ci stanno dicendo che c’è qualcosa che non va. Ho perso tra il 50-60 percento della mia produzione del miele di acacia, erica e castagno negli ultimi anni”, racconta Michele Valleri, apicoltore da oltre 15 anni “mio padre e mio nonno erano apicoltori e produco 1/5 di quanto producevano“.

Gli apicoltori e le apicoltrici hanno sfilato come un’onda gialla che ha percorso con l’affollato corteo che è partito da Piazza Santa Croce. Studenti e manifestanti li hanno salutati con cori e applausi fino ad arrivare a Piazza della Santissima Annunziata, dove si sono riuniti sotto il monumento dedicato a Fernando I de’ Medici, decorato con una scultura che rappresenta uno sciame di api. “Le api fanno un lavoro grandissimo nel contrastare il cambiamento climatico perché con l’impollinazione generano nuove piante che captano CO2”, conclude Alberto Fatticcioni, “Aiutando le api e gli apicoltori si contrasta il cambiamento climatico“.

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