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Genny la carogna, l’ex capo ultras del Napoli diventa collaboratore di giustizia

De Tommaso, in carcere da tre anni, fu l'uomo che nel prepartita di Fiorentina-Napoli provò a "trattare" il rinvio della finale di Coppa Italia dopo il ferimento del tifoso partenopeo Ciro Esposito (poi morto dopo un mese) con un colpo di pistola esploso da un ultras della Roma, Daniele De Santis
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Genny la carogna ha deciso di collaborare con lo Stato e da alcune settimane ha iniziato a raccontare le dinamiche dei clan camorristici della zona di piazza Bellini ai magistrati della Dda di Napoli. Gennaro De Tommaso, ex capo ultrà del Napoli divenuto famoso per il 3 maggio 2014 per le tensioni durante la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, sta scontando una condanna a 10 anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti. Da quando è iniziata la sua collaborazione, i famigliari hanno rifiutato di entrare nel programma di protezione.

De Tommaso, in carcere da tre anni, fu l’uomo che nel prepartita di Fiorentina-Napoli provò a “trattare” il rinvio della finale di Coppa Italia dopo il ferimento del tifoso partenopeo Ciro Esposito (poi morto dopo un mese) con un colpo di pistola esploso da un ultras della Roma, Daniele De Santis, arrestato e condannato a giugno scorso a 16 anni con sentenza definitiva per omicidio volontario. Quel giorno De Tommaso salì sulla balaustra dello stadio Olimpico e con una maglietta nera che inneggiava alla scarcerazione di Antonio Speziale, il giovane catanese condannato per la morte del poliziotto Filippo Raciti, dettò i tempi della trattativa tra forze dell’ordine, calciatori e responsabili della Figc.

La partita iniziò con un’ora di ritardo e non ci furono scontri, ma da quel giorno ‘Genny la carogna’, leader dei Mastiffs, diventò ‘simbolo’ nel mondo dei tifosi sino poi al Daspo di 8 anni, all’arresto per associazione a delinquere, resistenza a pubblico ufficiale, all’indagine per traffico internazionale, quella per camorra e di recente anche per la detenzione di un telefono cellulare in carcere, nel padiglione Avellino del reparto di ‘alta sorveglianza’ di Poggioreale, con il quale seguiva le partite del Napoli e chiamava a casa.

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