La Toscana non è piu renziana. Non è più una questione di retroscena né di editoriali pensosi: ci sono i dati delle primarie Pd a non lasciare spazio a interpretazioni. Nella regione più renziana d’Italia il governatore Nicola Zingaretti ha vinto ovunque con il 62% dei consensi e lasciando le briciole agli altri due candidati alla segreteria del partito, Maurizio Martina (20%) e Roberto Giachetti (16%). Adesso, con i risultati di domenica, rischia di essere messa in discussione la segreteria regionale del partito: al congresso di ottobre aveva vinto l’europarlamentare Simona Bonafè ma da allora molti ex renziani hanno già lasciato la casa madre. “Abbiamo scritto una bella pagina di democrazia – ha commentato l’ex deputato renziano Federico Gelli che sosteneva Zingaretti – Bella perché nuova. Ora può finalmente cominciare quel rinnovamento a lungo atteso. Quando Zingaretti mi ha chiesto di guidare la sua lista proprio a Firenze e contro personalità molto competitive (sulla carta) entrambi eravamo consapevoli che si trattava di una partita da giocare in un campo difficile, “fuori casa” come dicono gli esperti di calcio, perché proprio in casa del leader uscente ed ex premier”.

Zingaretti vince ovunque – E invece il neo segretario, secondo i dati città per città, ha vinto ovunque: un plebiscito sulla costa che in questi anni ha subito più la crisi economica (66,7% a Pisa, 66% a Livorno e 61% a Viareggio) e ottimi risultati anche nell’entroterra, da sempre più legato al mondo renziano. Il presidente della Regione Lazio ha vinto in tutti i circoli di Firenze con il 62% dei consensi (dall’Isolotto a Novoli, dal Galluzzo a San Bartolo a Cintoia), compreso quello di vie Nuove dov’è iscritto lo stesso Matteo Renzi. Ma Zingaretti batte gli avversari anche nei collegi legati ai membri dell’ex giglio magico: ha vinto nella Montelupo di Luca Lotti, nella Scandicci di Bonafè e ad Arezzo, feudo storico di Maria Elena Boschi. Per “Zinga” è un plebiscito anche a Siena (67%) mentre più bassi i risultati a Empoli (54%) e Pistoia (58%). Risultato politicamente rilevante è anche quello di Rignano sull’Arno, feudo della famiglia Renzi (i genitori si trovano ai domiciliari): Zingaretti ha raccolto il 40% delle preferenze (242 voti), contro il 38,5 di Giachetti (234) e il 21,6% di Martina (131). Va detto che, rispetto ai dati nazionali, il candidato renziano Giachetti in Toscana è andato meglio che in altre regioni d’Italia: alla fine della giornata dovrebbe attestarsi intorno al 16%, tre punti in più rispetto al 13% a livello nazionale.

Crolla l’affluenza – Se l’affluenza a livello nazionale (1,7 milioni) ha fatto esultare gli esponenti dem, in Toscana sono andati a votare in 160.000, ovvero 50mila in meno rispetto ai 210mila delle primarie 2017 che incoronarono Renzi per la seconda volta. Un elettore toscano su quattro ha abbandonato il partito negli ultimi due anni. Il dato diventa ancora più impietoso se paragonato con le primarie del dicembre 2013 quando in Toscana andarono a votare 394mila persone, più del doppio.

“Adesso voltare pagina” – La netta vittoria di Zingaretti ha fatto esultare quegli ex esponenti renziani che avevano abbandonato il giglio magico dopo il congresso regionale: “Questo risultato segna l’inizio di una nuova stagione, di forte discontinuità rispetto ad un passato recente in cui il Partito Democratico era parso allontanarsi dal Paese reale – ha commentato l’ex vicepresidente del Senato, Rosa Maria Di Giorgi – arroccandosi su posizioni spesso incomprensibili, e perseguendo la logica della divisione rispetto al resto del centrosinistra. Zingaretti anche in Toscana ha avuto un risultato eccezionale ribaltando equilibri che sembravano consolidati ed inamovibili”. La parola d’ordine adesso è “voltare pagina rispetto al passato” come spiega anche la consigliera regionale, Alessandra Nardini. E la sconfitta viene ammessa dalla stessa segretaria regionale Simona Bonafè che, a quanto risulta al Ilfatto.it, ora rischia anche la ricandidatura a Bruxelles: “È stato un voto di opinione – ha detto – il popolo renziano non si è mobilitato, quello di Zingaretti invece s’è messo in moto anche ben oltre i confini del partito”. Adesso la prima sfida del nuovo segretario sarà quella di riconquistare Livorno e tenere Firenze e Prato alle amministrative di maggio. E non sarà un’impresa facile.

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