Erano diversi anni che mi ripromettevo di visitare i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. Ci sono riuscito lo scorso gennaio, accompagnato da un gruppo di amici con cui ho fatto tappa anche a Cracovia e Varsavia.

Al termine del tour ne ho approfittato per buttare giù una breve lista di considerazioni di tipo logistico e organizzativo, che potranno essere d’aiuto a chi decide di recarsi per la prima volta nei luoghi dello sterminio nazista.

1. Se siete insofferenti alle folle umane e desiderate che la vostra visita sia la più intima possibile, evitate di recarvi ad Auschwitz in estate e a ridosso della Giornata della Memoria, celebrata ogni anno il 27 gennaio per commemorare le vittime dell’Olocausto. I serpentoni di persone scorrono abbastanza agevolmente grazie alla solerzia delle guide; i bambini sono pochi e non si vedono né blogger né influencer vari. Nonostante il silenzio e il raccoglimento, la calca di visitatori difficilmente vi permetterà di entrare in profonda sintonia con lo spirito cupo di questi luoghi;

2. Attenzione agli zaini: sono ammessi all’interno solo zainetti 20×30 o custodie per macchine fotografiche. Se avete borse o zaini di dimensioni maggiore lasciateli nel mezzo con cui siete arrivati, altrimenti vi sarà chiesto di depositarli in un magazzino e di pagare un obolo non rimborsabile di 13 Zloty (tre euro). Anche la toilette è a pagamento: costa 1,50 Zloty ad Auschwitz e 2 Zloty a Birkenau;

3. Di solito, le visite ai campi di concentramento occupano tra le quattro e le cinque ore, di cui due terzi del tempo ad Auschwitz e un terzo a Birkenau. Se scegliete tour più lunghi, e come me decidete di venire in loco durante i giorni della merla polacchi (in pieno gennaio), ricordate di bardarvi da testa ai piedi altrimenti arriverete a sera intirizziti. Se invece il pomeriggio volete recarvi alle miniere di sale di Wieliczka (tour offerto in combinazione con quello di Auschwitz), dovrete scandire bene le tempistiche sia della levata mattutina che del pick up pomeridiano. Il pacchetto combo si aggira sui 60 euro a testa comprensivi di trasporti e guida ma non di cibo e bevande. A proposito: se siete schizzinosi e non volete mangiare delle pizzette semifredde evitate di comprare cibo allo spaccio collocato all’ingresso del campo di Auschwitz I.

4. Ogni tour operator si appoggia a guide diverse. Se non comprendete alla perfezione l’inglese (c’è il rischio, sperimentato in prima persona, di trovarsi con una guida che parla inglese stretto o inglese polacco, che forse è anche peggio) optate per una guida in italiano. Visitare i block che oggi ospitano il Memoriale e il Museo senza capire tutto quello che viene spiegato è un vero peccato. Le guide sono spesso accoppiate ai tour: se avete scelto un tour in inglese difficilmente riuscirete a ottenere una guida in italiano, anche pagando degli extra. Esistono anche tour operator che offrono solo i transfer per/da Auschwitz e tour senza guida ma sono soluzioni che sconsiglio, a meno che non siate profondi conoscitori della storia di questi luoghi;

5. Ultima riflessione. Nonostante la musealizzazione abbia vagamente sterilizzato la ferocia di questi luoghi in ottica di fruizione turistica e sebbene molti degli orrori appresi dai libri o visti in tv non siano più fisicamente presenti (a Birkenau sono rimaste in piedi solo un pugno di baracche, i tedeschi le abbatterono a partire dal ’44 per distruggere le prove della loro esistenza), Auschwitz è un luogo che lascia segni profondi a chi lo visita. Il momento più raggelante, insieme alla visione delle camere a gas e dei forni, è stato per me la visione delle foto del Sonderkommando. Si tratta di quattro istantanee scattate clandestinamente nell’agosto del ’44 da un deportato (probabilmente il fotografo ebreo greco Alberto Errera) costretto con altri gruppi di prigionieri a collaborare con le SS nelle operazioni di sterminio degli ebrei. Le immagini documentano le terribili fasi immediatamente precedenti e successive l’uccisione di gruppi di reclusi a Birkenau. Si tratta delle uniche testimonianze visive esistenti di quello che succedeva ai corpi senza vita portati all’esterno delle camere a gas.

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