La Lega deposita un disegno di legge che vuole abbassare l’età imputabile dai 14 ai 12 anni. I 5stelle sono inclini a firmarla, in linea con il loro programma. Se oggi sotto ai 14 anni non si risponde penalmente delle proprie azioni, qualora la legge passasse si potrebbe andare in carcere a 12 anni. Quando si dice raschiare il fondo del barile. Dopo aver mandato in galera i poveri, i senzatetto, gli immigrati; dopo averci mandato tutti i disperati per i quali lo Stato ha scelto di abdicare al proprio ruolo di gestore del welfare, adesso vuole mandarci anche i bambini.

“Gli Stati devono astenersi dal castigare penalmente i bambini, che ancora non hanno completato il loro sviluppo verso la maturità e per tale motivo non possono essere imputabili”, diceva Papa Francesco nell’ottobre del 2014 di fronte a una delegazione internazionale di penalisti. E continuava: “essi invece devono essere i destinatari di tutti i privilegi che lo Stato è in grado di offrire, tanto per quanto riguarda politiche di inclusione quanto per pratiche orientate a far crescere in loro il rispetto per la vita e per i diritti degli altri”.

Bergoglio è sempre rivoluzionario. Non si limita a chiedere che i bambini siano destinatari di attenzioni particolari ma, andando oltre la stessa Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, chiede che i minori autori di reato siano destinatari addirittura di privilegi da parte degli Stati.

I minorenni hanno personalità ancora in evoluzione. Nessuno può permettersi di etichettarli come criminali. Gli adulti siamo noi. E siamo noi che dobbiamo mettere in campo politiche educative per “far crescere in loro il rispetto per la vita e per i diritti degli altri”. La repressione penale non educa. La sola punizione non educa. La minaccia di un castigo non fa introiettare in maniera vera e profonda i valori da insegnare. Il sistema della giustizia penale minorile italiano – improntato su un modello educativo e non repressivo dai tempi della riforma del processo penale minorile del 1988 – ha dato risultati straordinari. Tutta Europa ce lo studia e ce lo copia. Non abbiamo davvero bisogno di cambiarlo. Se non per mostrare la solita faccia truce volta a raccattare un po’ di consensi sulla pelle dei più deboli.

Il disegno di legge viene difeso con l’argomento che i bambini di oggi crescono prima di quelli di un tempo. Un argomento privo di ogni ragionevolezza pedagogica. Crescere è una cosa seria. Non significa usare i social network o farsi i tatuaggi. Mio suocero, nella Bari degli anni Trenta, a cinque anni andava a lavorare per far mangiare i fratelli. Faceva il fioraio e l’ascensorista in una pensione. Il padre antifascista, ammalato da tempo, non veniva curato a dovere così da potersi far carico della famiglia. Ma mio suocero non fumava le sigarette e si vestiva con i calzoni corti. Era più o meno cresciuto dei ragazzini 2.0 di oggi?

Periodicamente, da 30 anni in qua, qualcuno prova ad attaccare il sistema della giustizia penale per i minorenni nel nostro Paese. Ma i magistrati minorili, gli assistenti sociali, gli operatori penitenziari e delle comunità – che quel sistema lo “agiscono” ogni giorno e che non hanno alcuna intenzione di veder buttare via vite umane, vite di ragazzini, per un pugno di voti – fanno muro culturale e lo impediscono. Che accada anche oggi, con la scellerata proposta di legge delle forze governative.

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