Mi incontro con Roberta Canetto, una mia ex stagista che si è appena laureata. Fin qui, niente di strano – a parte sentirmi come la maestrina dalla penna rossa. La cosa interessante è l’argomento della tesi: lo shipping legato soprattutto al mondo omosessuale.

Per chi, come me, ignora cosa significhi la parola shipping (da non confondere con fishing), ecco una sintesi scopiazzata da Wikipedia: deriva dal termine relationship ed esprime il coinvolgimento emotivo dei fan nello sviluppo di una relazione tra personaggi di un’opera fittizia. Traduzione pop: i ragazzi – tra 15 e 26 anni – guardando film, fiction o programmi televisivi sperano che due personaggi si innamorino: Uomini e Donne docet. Ve lo ricordate Beautiful ai tempi di Brooke e Taylor? Ecco, una cosa del genere con due notevoli differenze:

1. Nel mondo 2.0 i ragazzi fanno il tifo a colpi di tweet su quale coppia si debba formare (ai tempi nostri manco lo smartphone);
2. Nel mondo contemporaneo, questi fanciulli ambiscono che si formino coppie gay.

Praticamente, appena si palesano due gay in una fiction – anche se abitano agli emisferi opposti – iniziano cinguettii su come si incontreranno e dove finiranno a letto. Insomma, mentre molti adulti ancora non si rassegnano all’amore tra lo stesso sesso (altrimenti detti omofobi), tra ragazzi non solo è accettato ma proprio auspicato. Quanto sono avanti i giovani d’oggi.

Tutto bellissimo. Però attenzione, perché come ogni fenomeno anche lo shipping, se portato all’estremo, fa dei danni. Capita, ad esempio che, presi dalla foga della coppia virtuale, non accettano che i due non stiano insieme anche nella vita reale e cominciano a insultare il partner augurandogli le peggio cose, tra cui il meno peggio è di essere lasciato. Oppure, lo scorso anno a Sanremo, quando si sono esibiti Fabrizio Moro e Ermal Meta, sui social sono cominciate a girare voci su una loro relazione, tanto che i due hanno dovuto smentire e ribadire la loro sessualità old style: non sono gay ma noiosamente etero.

Photo Credit: Nbc
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