Un  emendamento ‘blocca-trivelle‘ al Dl Semplificazioni che prevede, per un “termine massimo di tre anni”, la sospensione dei permessi. Lo ha annunciato il ministero per lo Sviluppo economico, specificando che grazie alle modifiche “sarà impedito il rilascio di circa 36 autorizzazioni, compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio“. Ovvero quelli al centro delle polemiche nei giorni scorsi, quando Verdi, comitati e associazioni ambientalisti, con a capo il Movimento No Triv, avevano accusato Luigi Di Maio e il suo dicastero di aver dato il via libera alle tre nuove esplorazioni petrolifere nello Ionio. Il vicepremier si era giustificato parlando di eredità del “governo precedente”, ma dopo lo scontro tra i No Triv e il M5s che pure li aveva appoggiati in diverse battaglie, l’esecutivo aveva promesso di intervenire proprio con un emendamento, rimediando così all’immobilismo dei mesi precedenti giustificato con un decreto non approvato per un problema di comunicazione tra gli uffici.

“La resa incondizionata del Governo – dichiara il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano –  mi riempie di gioia“. Il governatore aveva annunciato che avrebbe impugnato i permessi e ora rilancia chiedendo che “la norma blocca trivelle sia definitiva e riguardi tutte le ricerche petrolifere nel nostro mare, entro e oltre le 12 miglia”. Emiliano auspica anche “altre due botte di coraggio da parte dei Ministri: un decreto legge urgente che abroghi i 12 decreti incostituzionali Ilva” e “un altro decreto legge che sposti l’approdo del gasdotto Tap“. Esprime soddisfazione per l’emendamento anche Wwf: “Può essere un primo chiaro segnale sulla strada della decarbonizzazione e per la tutela del Mediterraneo, sottoposto all’inquinamento da petrolio”, si legge in una nota. “I tre anni di sospensione – aggiunge però Wwf – devono servire a smontare l’apparato normativo del decreto Sblocca Italia che favorisce le trivellazioni”.

Tecnicamente, l’emendamento sulle trivelle prevede la sospensione dei “permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi”, scrive il Mise in una nota. L’annuncio è arrivato dal sottosegretario con delega all’Energia, Davide Crippa. Nella proposta di modifica, informa la nota, si afferma che “le attività upstream non rivestono carattere strategico e di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità” e si prevede “l’introduzione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Ptesai), strumento già in programma da tempo, e la rideterminazione di alcuni canoni concessori“.

“Il Piano – spiega il Mise – andrà definito e pienamente condiviso con Regioni, Province ed Enti Locali e individuerà le aree idonee alla pianificazione e allo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale e quelle non idonee a tali attività. Questo per assicurare la piena sostenibilità ambientale, sociale ed economica del territorio nazionale e per accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale alla decarbonizzazione”.

Infine l’emendamento prevede, ed è la parte più attesa, che “a tutela di tutte le parti in causa che, fino all’approvazione del Ptesai, con un termine massimo di tre anni, saranno sospesi i permessi di prospezione e di ricerca già rilasciati, nonché i procedimenti per il rilascio di nuovi permessi di prospezione o di ricerca o di coltivazione di idrocarburi. Grazie a tale moratoria, sarà impedito il rilascio di circa 36 titoli attualmente pendenti compresi i tre permessi rilasciati nel mar Ionio”. L’emendamento verrà discusso nei prossimi giorni in Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori Pubblici.

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