In questi giorni di festa, di concordia, di amore e di bontà (anche se a volte solo apparente) in famiglia, migliaia di persone non hanno festeggiato affatto. Sono i cosiddetti genitori separati, ossia quelli che provengono da storie di dissoluzione di un rapporto di coppia con figli. Genitori che se hanno deciso di sciogliersi dall’unione sentimentale, dalle proprie funzioni genitoriali hanno deciso di non sciogliersi affatto. Eppure genitori separati dai figli – contro ogni loro volere, contro ogni logica, contro ogni principio (spesso fondamentale) di diritto, oltre che umanitario – le cui funzioni genitoriali sono state negate, ostacolate, impedite per vari motivi. Motivi che sono riconducibili a varie categorie:

1. condotte omissive o commissive di uno dei due genitori cosiddetti malevoli, spesso ben supportati dal nucleo familiare altrettanto malevole;

2. condotte negligenti dei tribunali che preferiscono non decidere per anni;

3. condotte non deontologiche dei difensori, che non perseguono affatto l’interesse del minore;

4. condotte negligenti o superficiali dei servizi sociali, che si mostrano superficiali o negligenti o di parte, o addirittura abusano dei poteri delegati dal tribunale.

In questo marasma si consuma, come gli stoppini delle candele accese, il destino di migliaia di vite umane. I minori crescono disagiati, senza la fondamentale figura di uno dei due genitori o con la falsa rappresentazione di una figura genitoriale non corrispondente alla realtà (descrittogli dal genitore malevole come assente o cattivo o abusante) per anni, anche maturando disturbi della personalità importanti. Contribuendo così, con altre migliaia di casi ogni anno in Italia, a costruire una società fragile, incerta, pericolosa per sé e per gli altri.

I genitori negati e i nonni negati vivranno una vita d’inferno, dedita a cercare di riprendere un rapporto sereno con i figli negati, con i quali sino al momento della “separazione” avevano un rapporto normale, abituale, continuativo, amorevole, complice, a volte struggente ed esemplare. L’inferno lo attraverseranno per anni, in un girone dantesco fatto di denunce, cause civili, raccomandate, email, telefonate, silenzi, notti insonni, pianti disperati, rabbia, disperazione, chiamate delle forze dell’Ordine, umiliazioni, sindrome di Kafka (di che cosa sono accusato se non ho commesso nulla?), nei casi più gravi anche pensieri che richiamano a gesti disperati che a volte (e non poche) si materializzano con il suicidio.

Un dramma esistenziale – credetemi – che è pure difficile rappresentare. Non ci sono aggettivi. Non ci sono lacrime. Bisogna viverlo. Un lutto in sonno, ancora più grave del lutto autentico. Perché destinato a convivere con la presenza autentica del figlio. Un senso d’impotenza che è un tarlo capace di devastare la quercia più forte.

Al genitore che ama il figlio – e a cui viene negato di poterlo fare per anni, a volte per una vita intera – spesso viene negato di poterci avere addirittura un contatto. E magari lo vede crescere di fronte alla finestra o a qualche decina di metri. Senza che abbia alcuna responsabilità. Una crudeltà senza eguali. Basta una denuncia falsa (per abuso, per violenza) e sul genitore cala la scure dell’allontanamento per anni che diventano per sempre, come il cemento a presa rapida. Nel mentre la giustizia, sorda ai tempi di evoluzione del figlio, sorda ai diritti fondamentali bigenitoriali (del figlio) e genitoriali, fa il suo corso. Dopo anni si accerta che la denuncia era falsa. Ma puta caso si dimentica di riabilitare immediatamente il genitore falsamente denunciato, restituendogli la responsabilità genitoriale congelata (a volte anche sospesa) ma di fatto soppressa, accertando che l’altro genitore è dunque inidoneo. Puta caso si dimentica di condannare il genitore falsamente denunciante, così donandogli l’aureola dell’impunità. Puta caso.

Una mostruosità che si consuma ogni giorno. Et voilà: les jeux sont fait rien ne va plus! La roulette ha fatto sparire un genitore. Cosa vuoi che sia. Lo stigma rimane. L’ologramma è completo e definitivo.

Ne avrei storie da raccontare, di una crudeltà che neanche la cinematografia ha mai saputo (o voluto) rappresentare. Il genitore che attende per anni che il tribunale decida dinnanzi a una situazione abnorme e chiarissima (alienazione genitoriale con evidenti disturbi della personalità). Il genitore che nega i figli durante le feste all’altro perché semplicemente sparisce in vacanza e non dà più notizie. Il genitore che glieli fa vedere in tutte le feste solo per un’ora e all’ipermercato. Il genitore che se ne fotte di quanto ha statuito il tribunale e di quanto impongono i servizi sociali.

Figli come ostaggi. Figli e genitori vittime. L’orrore tutto italiano. Un mix tra sciatteria, ideologia, impunità. Sui vostri schermi silenziosi. Buone feste.

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