di Andrea Taffi

Matteo Renzi non vuole più stare nel Pd e riprende a corteggiare Silvio Berlusconi. I due vogliono fondare un nuovo partito? Sembrerebbe proprio di sì. Naturalmente Renzi non lascerà il Pd da solo, ma lo farà in compagnia del suo folto gruppo di fedelissimi. E la cosa pare talmente sul punto di essere realizzata, che Marco Minniti, uno dei candidati (renziano?) alla segreteria del partito democratico, chiede chiarimenti e pensa di ritirare la sua candidatura.

Poco male, anzi bene. Infatti, che Renzi decida di dichiarare il suo amore politico per Berlusconi portandogli in dote tutta la sua corte, e che forti candidati alla segreteria del Pd prendano di fatto le distanze dal Partito democratico e diano così sfogo a quella che è la loro vera natura politica, è (secondo me) solo un bene per Pd e per la sinistra tutta. Magari queste scelte riporteranno nel Partito democratico tutti coloro che, a diverse riprese, ne erano usciti. Magari questa è  la vera occasione per il Pd di riformarsi per davvero e diventare di nuovo il partito faro della sinistra in Italia. Certo, l’uscita di Renzi non sarà indolore in termini di voti, al contrario di quello che avevano prodotto gli addii di Civati e di Bersani; eppure io credo sia salvifica per il Pd.

La sensazione, infatti (almeno la mia), è che Renzi, in tutti questi anni, abbia semplicemente usato il Pd per la sua ascesa politica: non sarebbe mai diventato presidente del Consiglio (senza passare dal voto) se non fosse diventato segretario del Partito democratico, e il Pd non sarebbe arrivato allo stato attuale se lo stesso Renzi, divenuto premier, non si fosse di fatto disinteressato (soprattutto a livello locale) del partito del quale ha continuato a essere segretario. E le cose non sono migliorate dopo il devastante risultato delle elezioni dello scorso 4 marzo, anzi: Renzi si è dimesso da segretario, è vero, ma, nella sostanza, ha continuato a comandare nel Pd. Adesso che i futuri voti di Forza Italia fanno gola, per evitare che se li prenda tutti Salvini, Matteo Renzi getta la maschera e si dichiara apertamente pro Berlusconi.

Bene: il Partito democratico può fare a meno di Renzi e dei suoi (compresi i futuri candidati di rappresentanza) e, spinto da un nuovo orgoglio, ha la vera possibilità di compattarsi intorno a un segretario nuovo, un segretario moderno, che parli alla gente, aperto a nuove alleanze, quelle, cioè, necessarie a un futuro governo che non sia ostaggio di una parte, della sue politiche, dei suoi desiderata, ma che faccia sul serio il bene dell’Italia.

Il Partito democratico non è morto, è semplicemente malato, e non ha perso i valori di sinistra, li ha solo allontanati da sé in questi ultimi anni. Ecco allora che intorno al Pd può tornare a concentrarsi non solo tutta la galassia di sinistra, ma anche e soprattutto quei partiti che al loro interno hanno molta più sinistra di quanto si pensi (leggi Movimento 5 stelle).

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