Un progetto bellissimo, lo hanno capitozzato: prevedeva sulla superficie dell’edificio delle cornici, non puoi tagliare una linea rette in superficie. E’ come una camicia senza il collo. Una vergogna dal punto di vista estetico e del rispetto della qualità di un progettista. Questo è il meccanismo utilizzato anche dalla sottocultura grillina”. Vincenzo De Luca interviene al congresso organizzato dall’Ance/Aies e dalla Camera amministrativa. Il governatore Pd della Campania, lo fa parlando del Crescent, il maxi edificio a mezza luna di piazza della Libertà, sul lungomare di Santa Teresa, a Salerno. Opera “mutilata dalla Sovrintendenza e dallo squadrismo mediatico”. Già perché per De Luca la colpa di tutto è della “corporazione mediatico-ambientalista”. Sono loro, “i finti ambientalisti”, ad indirizzare le decisioni sulle grandi opere. Sono loro ad aver ordito perché il Crescent fosse “capitozzato”.

Dopo la sentenza di assoluzione del Tribunale di Salerno, dello scorso 28 settembre, De Luca ritorna sulla sua opera prediletta. Dopo che i magistrati hanno giudicato leciti la trasformazione dell’area da demaniale ad uso comunale, l’aggiudicazione dell’appalto e infine il rilascio dei permessi a costruire, che hanno portato alla costruzione dell’opera, l’ex sindaco della città interviene su una questione che ha coinvolto istituzioni e associazioni. Insomma “i finti ambientalisti” evocati da De Luca. Già perché, a prescindere da quel che ha deciso la Giustizia, la mezzaluna affacciata sul mare continua a far discutere. A novembre Italia Nostra ha presentato una nuova denuncia in Procura. Per l’associazione ambientalista la Regione Campania sarebbe colpevole di “omissione” relativamente alle richieste di intervento sulla vicenda delle realizzazione di un’opera privata sul demanio pubblico e sulla deviazione del “plurivincolato” torrente Fusandola. Richieste sulle quali la Regione si è dichiarata di recente “incompetente”. Il che, evidentemente, non dissipa i dubbi. Non risolve la questione.

Certo è che quell’opera nel progetto originario prevedeva alle estremità due torri, oltre ad un edificio a trapezio, le sole strutture che avrebbero ospitato funzioni pubbliche, cioè la Capitaneria di porto e un museo comunale. Ma dopo le prescrizioni della Soprintendenza nel 2014 e quindi l’eliminazione di quelle parti, è rimasta la funzione abitativa. Case affacciate sul mare, insomma. “Con una vista unica ed esclusiva sull’intero golfo di Salerno, dalla Costiera amalfitana al promontorio del Cilento, il Crescent di Salerno consente, a chi lo sceglie come sua residenza, il privilegio di godere, in ogni ora del giorno, di uno dei panorami più ammirati al mondo”, c’è scritto sul portale dedicato al “complesso immobiliare di prestigio sul lungomare di Salerno”.

Peccato che non siano tutti dello stesso avviso. Non tutti ritengono quella costruzione un “capolavoro”. “L’edificio è frutto di un progetto scellerato, della distruzione del territorio e dell’illegalità”, ha ripetuto più volte Lella Di Leo, presidente della locale sezione di Italia Nostra.

Dopo anni di autorizzazioni e prescrizioni, di sentenze emesse e poi ribaltate, De Luca ha in mano il Crescent. Ha ottenuto quel che voleva. Ma ciononostante non rinuncia ad attacchi mirati. Contro Soprintendenza, come era solito fare il Pd di governo, ed associazioni ambientaliste, secondo la moda del momento. Il governatore ha individuato i colpevoli.

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