Sono le 23 e 10 quando nell’aula 212 del Tribunale di Salerno il presidente Vincenzo Siani legge il verdetto di proscioglimento. Ventidue imputati tutti assolti nel merito e prescrizione per un capo di imputazione, ma non ha importanza. Vincenzo De Luca esce indenne dal processo Crescent, si dissolve l’incubo della sospensione dalla carica prevista dalla legge Severino in caso di condanna, si aprono per il governatore dem della Campania quasi due anni di relativa serenità fino alla fine del mandato. La sentenza positiva gli consente, persino, di ipotizzare una ricandidatura quasi impossibile fino a ieri.

De Luca è stato assolto dal reato di abuso d’ufficio che poteva costargli la sospensione dalla carica di presidente della Campania. Nessuna condanna nemmeno per i reati di falso e di lottizzazione abusiva contestati al termine dell’inchiesta sulla realizzazione del maxi edificio a mezza luna di piazza della Libertà che ha stravolto la linea del lungomare di Santa Teresa a Salerno. Per il solo De Luca è scattata la prescrizione per il falso contestato al capo A del decreto di rinvio a giudizio: aver attestato falsamente la completa urbanizzazione delle aree sdemanializzate per consentire l’opera (non tutte le particelle lo erano), i magistrati hanno eliminato l’aggravante dell’ “atto che faccia fede fino a querela di falso” e quindi hanno ridotto i termini.Così ha deciso la seconda sezione penale del Tribunale di Salerno – presidente Vincenzo Siani, giudici a latere Antonio Cantillo ed Ennio Trivelli – al termine di circa sette ore e mezza di camera di consiglio. I pm avevano chiesto per De Luca una condanna a 2 anni e 10 mesi. Scongiurata anche la confisca del Crescent.

De Luca era il principale tra i 22 imputati di un processo ad uno dei simboli della sua stagione di sindaco della città campana. Una stagione che dura dal 1993 e che di fatto non si è mai interrotta, nemmeno quando per raggiunto limite di mandati ha lasciato la guida di Salerno ai suoi più stretti collaboratori: al segretario Mario De Biase nel quinquennio 2001-2006, all’ex vice sindaco Vincenzo Napoli l’amministrazione tuttora in carica.

Alla sbarra, con De Luca, c’erano ex assessori della giunta cittadina, dirigenti comunali, tecnici e l’imprenditore Eugenio Rainone, amministratore unico dell’impresa Crescent srl che ha realizzato l’edificio progettato da Ricardo Bofill e poi messo sul mercato, ad oggi risultano già effettuati otto rogiti per altrettanti appartamenti. Gli acquirenti hanno comprato nonostante fosse noto che tra le imputazioni c’era anche il reato di lottizzazione abusiva, che in caso di condanna prevedeva la confisca dell’immobile, peraltro chiesta dai pm nella loro requisitoria. Alcuni degli ex assessori, imputati anche loro per il Crescent, hanno accompagnato De Luca nella campagna elettorale verso Palazzo Santa Lucia ed ora siedono in consiglio regionale: Francesco Picarone, Nello Fiore, Luca Cascone e Vincenzo Maraio. Tutti assolti anche loro. Secondo l’accusa formulata dai pm Rocco Alfano e Guglielmo Valenti, De Luca rispondeva di abuso d’ufficio per le delibere relativa alla procedura di rilascio dei permessi, e di falso in relazione alle delibere approvate per avviare l’iter della ‘sdemanializzazione’ dell’area. Solo il primo reato era a rischio legge Severino.

C’è stata battaglia anche nel corso dell’ultima udienza di ieri, la cinquantasettesima di un processo iniziato il 23 dicembre 2014. Stamane i pm hanno voluto replicare alle arringhe difensive e alle dichiarazioni spontanee di luglio di De Luca, che aveva accennato a una sorta di “processo politico” e di procura che aveva “forzato i dati della realtà per farli entrare nello schema dell’impianto accusatorio”. “Non è stato un processo politico, ma sui fatti” ha detto il pm Alfano “ma c’è stata commistione tra parte politica e amministrativa”. “Non è stato un processo politico, ma di legalità” secondo l’avvocato Oreste Agosto, legale del comitato No Crescent, costituitosi parte civile insieme a Italia Nostra. Di tutt’altro parere, ovviamente, le controrepliche dei difensori degli imputati.

Per l’avvocato Agostino De Caro, legale di Rainone, “la confisca chiesta dalla Procura è un provvedimento eccentrico ed in violazione delle norme europee in materia”. Mentre gli avvocati di De Luca, Palo Carbone ed Andrea Castaldo, avevano ribadito l’estraneità alle accuse del loro assistito. Che non era in aula ed ha atteso la sentenza lavorando a Palazzo Santa Lucia e poi partecipando ad una cena di lavoro e una iniziativa dell’ospedale Pascale. In aula, ad ascoltare la sentenza per lui, c’erano i fedelissimi di una vita: il sindaco Napoli, il vicepresidente della Campania Fulvio Bonavitacola. Hanno esultato con moderazione insieme agli avvocati.

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